
Una delle azioni di protesta contro l’utilizzo dei combustibili fossili, promossa dal movimento Break Free negli Usa (foto di Break Free PNW, maggio 2016)
.L’accordo di Parigi sul clima è già dimenticato. È giunta l’ora di promuovere azioni di disobbedienza (sit-in, occupazioni, blocchi ferroviari…) contro le trivellazioni, le centrali a carbone, le raffinerie… E le loro banche. Alex Zanotelli, missionario comboniano, da sempre nelle lotte dei movimenti di base – negli slum di Nairobi come a Scampìa, dove vive ora -, ha scritto questo appello in occasione della Giornata mondiale dell’ambiente e ha scelto di promuoverlo attraverso Comune.
Per adesioni: appelloclima@gmail.com
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di Alex Zanotelli
Sono già trascorsi sei mesi dal vertice sul clima di Parigi (Cop21),
nel quale i potenti del mondo si erano accordati di tenere la
temperatura del pianeta sotto un grado e mezzo per evitare il disastro
ecologico. L’accordo raggiunto era stato osannato come “l’accordo del secolo”.
Il 22 aprile, con una solenne cerimonia al Palazzo di Vetro a New York,
i capi di Stato di 175 nazioni hanno firmato ‘L’accordo di Parigi’ ,
per combattere il surriscaldamento del Pianeta. “Una giornata storica”
l’ha definita Ban Ki Moon.
Anche Renzi a nome dell’Italia ha firmato quell’accordo. Eppure, in questi mesi, abbiamo visto in questo paese ben poco che esprimesse la volontà politica per un cambiamento di rotta. Nessun dibattito politico sul clima in Parlamento.
Nessuna legge in vista per mettere al bando petrolio e carbone. Anzi
abbiamo assistito a un aumento di trivelle per mare e per terra. Renzi
stesso ha invitato i cittadini a non andare a votare per il Referendum
sulle trivelle a mare (17 aprile), che ha rivelato come il popolo
italiano sia lontano dal capire che il petrolio deve rimanere sotto terra. Non solo, ma anche i media non aiutano il popolo a capire la gravità della crisi ecologica.
Ma anche il mondo politico italiano non sembra interessato ad approfondire questo problema. Ne è un segnale chiaro l’assenza quasi totale di questo tema nell’attuale campagna elettorale. Non
ho sentito da nessuna parte l’impegno ad andare verso le emissioni zero
o sganciarsi progressivamente dai combustibili fossili. Bisogna
riconoscere che, a sei mesi dallo ‘storico’ accordo di Parigi, ben poco
si è mosso in Italia. Lo ammette anche Via Campesina:”L’accordo di Parigi è totalmente insufficiente per affrontare la problematica del riscaldamento globale.” Infatti l’accordo non contiene nulla di vincolante per gli stati, non fa nessun riferimento ai fossili (petrolio e carbone) e prevede la revisione nel 2023.
La
speranza quindi non può che venire dal basso , dalla cittadinanza
attiva, da una combinazione di resistenza, resilienza e buone pratiche È
l’indicazione che ci viene da Via Campesina: ”La società civile non può
restare passiva e deve raddoppiare i propri sforzi per andare oltre il
trattato di Parigi e realizzare misure effettive reali, concrete contro
il cambiamento climatico”. In
molti paesi i movimenti per la giustizia climatica stanno proponendo e
rivendicando l’urgenza di un impegno per tenere il petrolio, carbone e
gas naturale sottoterra. Invece ho la netta impressione che, dopo il vertice di Parigi, la società civile italiana sia rimasta silenziosa ‘aspettando Godot…’. Ho la stessa impressione della chiesa italiana, dove ben poco sembra muoversi in questo campo, nonostante la sferzata data da papa Francesco con la sua enciclica Laudato Si’.
È
mai possibile che migliaia di attivisti negli Usa, Inghilterra,
Australia, Sudafrica, Indonesia abbiano partecipato nelle prime due
settimane di maggio alla più grande campagna mondiale di disobbedienza
civile contro i combustibili fossili, chiamata Break Free, mentre in
Italia non si muove foglia? La situazione climatica è
grave. Il 2015 è stato l’anno più caldo della storia. “La porta dei due
gradi centigradi si sta per chiudere – ha detto Fatih Birol di Iea
(Agenzia Internazionale Energia). Nel 2017 si chiuderà per sempre!”.
Solo
un movimento popolare unitario, un’Onda verde, capace di unire le forze
sia religiose che laiche, potrà forzare il governo italiano a prendere
decisioni. È quanto ci suggerisce papa Francesco in
Laudato Si: ”Poiché il diritto si dimostra insufficiente a causa della
corruzione, si richiede una decisione politica sotto la pressione della
popolazione. La società attraverso ong e associazioni intermedie deve
obbligare i governi a sviluppare normative, procedure e controlli
rigorosi. Se i cittadini non controllano il potere politico non è
possibile un contrasto ai danni ambientali” (179).
La
cittadinanza attiva deve forzare il nostro governo e il parlamento a
una legge che ci sganci progressivamente dall’uso dei combustibili
fossili (soprattutto petrolio e carbone) e
punti alle energie rinnovabili, specie il solare, che non deve essere
nelle mani delle multinazionali, ma delle comunità locali. Inoltre deve esigere dal governo un piano nazionale per l’energia.
Per realizzare questo, la cittadinanza attiva deve mettere in campo una serie di azioni non-violente, come fa il movimento internazionale Break Free, contro le trivellazioni, le centrali a carbone, le raffinerie… (sit-in, occupazioni, blocchi ferroviari…).
Infine la cittadinanza attiva deve lanciare una grande campagna di Disinvestimento (Fossil Free) da quelle banche che investono sia sul carbone che sul petrolio.
Se vogliamo ottenere dei risultati dobbiamo colpire le banche (oggi il
vero potere!), togliendo i nostri soldi, non solo a titolo personale, ma
soprattutto a livello istituzionale, come parrocchie o comuni. È una
campagna internazionale già in atto che ha portato negli Usa 180
istituzioni all’impegno di ritirare i propri investimenti, per un valore
di 50 trilioni da banche che investono in combustibili fossili, tra cui
anche il Consiglio Ecumenico delle Chiese (Wcc) e la Federazione
Mondiale Luterana. Perfino i Rockefeller hanno deciso di ritirare i
loro soldi, iniziando da quelle banche che investono nei due elementi
che inquinano di più (carbone e shale). Tra le banche che più investono
in carbone (cito quelle più comuni): Deutsche Bank, BpnParibas, Ubs,
Unicredit , Hsbc e tante altre (vedi il rapporto Bankrolling Climate
Change.
“Le persone coscienziose – dice Desmond
Tutu – devono rompere contro banche che finanziano l’ingiustizia del
cambiamento climatico”.
Se
parrocchie come comuni, diocesi come regioni decideranno di ritirare i
propri soldi da quelle banche che finanziano i combustibili fossili,
otterremo molto in fretta chiare scelte da parte del nostro governo per
salvare la Madre Terra.
Tutto questo lo possiamo ottenere se le realtà di base, sia laiche che religiose, formeranno un forte movimento popolare per salvare e fare pace con la nostra amata Madre Terra.
È un impegno etico fondamentale per tutti noi.
Diamoci da fare perché vinca la Vita!
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Per adesioni: appelloclima@gmail.comfonte: http://comune-info.net/