Come si è arrivati a questo stallo e come la situazione potrebbe evolvere?
In estrema sintesi QualEnergia.it è venuta a conoscenza di una lettera formale della direzione generale “Concorrenza” della Commissione Europea che chiede al nostro Governo chiarimenti sugli incentivi alle biomasse elettriche, ex certificati verdi, presenti nel decreto fonti rinnovabili non FV visto che, si spiega, potrebbero essere la causa di una distorsione nel mercato di approvvigionamento dei combustibili legnosi.
Questo sarebbe probabilmente il motivo scatenante per cui il decreto, rinviato dalla Commissione ai nostri ministeri competenti il 29 aprile, non è stato ancora pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale a distanza di oltre un mese.
Non
siamo a conoscenza dell'identità del ricorrente, cioè di chi ha sporto
reclamo, ma abbiamo fatto delle supposizioni e controllato. In
particolare alcuni ritengono sia stata la Fiper, che ha sempre sostenuto
le argomentazioni presentate in quella lettera della CE. Il suo
presidente nega fermamente di aver fatto un esposto simile.
Il fatto rilevante è però che, anche forse sotto l’input di questa lettera di chiarimenti, il neo ministro Carlo Calenda
abbia voluto vederci chiaro sul tema incentivi, entrando a gamba tesa
su questo provvedimento che non ha apprezzato neanche nel suo complesso.
Dallo stesso MiSE non si ha la percezione su quando questo provvedimento verrà varato e se mai lo sarà.
Qui ci limitiamo a una breve considerazione “politica”.
Il Presidente del Consiglio ha affermato, non più tardi di qualche
settimana fa, di voler raggiungere nel 2018 la quota del 50% di
rinnovabili per la produzione di energia elettrica. E’ possibile allora
che un settore che si considera così strategico venga lasciato in questo
stato di abbandono normativo?
Il
provvedimento, come noto, cesserebbe i suoi effetti a fine anno. Anche
se venisse firmato oggi - cosa poco probabile, come emerge dalla nostra
inchiesta su QualEnergia.it PRO – i tempi sarebbero più che risicati per
consentire di programmare investimenti come quelli in rinnovabili. Ad
esempio, dato che per la consegna di una turbina mini eolica – ci viene
segnalato – ci vogliono almeno 4-5 mesi – l'accesso diretto agli
incentivi è di fatto precluso, mentre i registri, che permettono di
prenotare il diritto all'incentivo sono già in overbooking e chiusi a
tutti nuovi progetti, dato che il criterio di precedenza è l'anteriorità
nei titoli autorizzativi. Immaginate quale banca scommetterebbe in
nuovi progetti nelle rinnovabili elettriche in questo contesto.
Insomma, in Italia le rinnovabili (non FV) sono al palo:
il know-how e i capitali che potrebbero essere valorizzati in Italia si
stanno riversando all'estero, in Paesi che hanno definito un percorso
più chiaro per lo sviluppo delle rinnovabili, come emerge dall'ultimo
Irex Report di Althesys. Tutto questo per il fatto di non essere
riusciti, in oltre due anni di lavoro, a creare un quadro normativo
stabile.
Per questo motivo il
decreto, anche alla luce di quel che emerge dalla nostra indagine,
potrebbe ormai essere difficile da recuperare, ma si spera che gli
stessi errori non si ripetano per il prossimo decreto,
quello che dovrà definire i meccanismi incentivanti dal 2017 e – come
annunciato dal governo – con un orizzonte almeno triennale.
Per rimediare al disastro fatto con il decreto attualmente atteso e “missing in action”,
il Governo potrebbe pubblicare questo subito e accelerare con il
prossimo, affinché gli operatori possano guardare al futuro con qualche
certezza, anziché brancolare nel buio come sta tuttora accadendo.
fonte: www.qualenergia.it