Nella città partenopea ha da poco aperto un
locale arredato completamente con oggetti scartati. Una storia di
riconversione e di rinascita di un quartiere
Aprire un locale in Italia è già di per sé un’impresa. Secondo i dati
Confesercenti,
nei primi due mesi dell’anno il saldo tra chi ha alzato le serrande e
chi le ha chiuse definitivamente segna un “rosso” di quasi 9000
attività. Lo è particolarmente in una città come Napoli, dove la
tendenza è marcata. Qui da febbraio ha aperto
Spuzzulè, un bistrot che pur appena nato ha già fatto notizia, facendo parlare molto – e bene – di sé. Per un motivo innanzitutto: è
arredato quasi interamente con materiali recuperati dalla strada.
VOGLIA DI RICONVERSIONE: Lo spunto per avviare un “localino”, come lo
chiama il titolare Bruno De Crescenzo («non un ristorante», che ha nel
riciclo il suo fiore all’occhiello) è stata una scelta ponderata:
«L’idea alla base della nascita di Spuzzulè è associata alla
rinascita dei Quartieri Spagnoli,
che passa dall’idea di attrarre i turisti a riscoprire una parte della
città quasi del tutto abbandonata». Il primo a “riconvertirsi” è stato
proprio De Crescenzo, che ha deciso di
cambiare vita e di provare questa sfida: «Per dieci anni ho gestito un negozio di informatica. Ma ero sempre più insoddisfatto e

Dall'unione di due porte è stato creato un bancone,
volevo invece …
riciclarmi in una nuova avventura».
Per qualche mese De Crescenzo ha girato nelle strade alla ricerca di
oggetti abbandonati, andando anche a casa di diverse persone, avendo
saputo che intendevano disfarsi di roba vecchia. «Il mio locale nasce
anche come contrasto al modo di fare di molti napoletani:
gettare per strada tutto ciò che non serve più».
Questo malcostume è all’antitesi del pensiero di tanti altri partenopei che come De Crescenzo credono alla
cultura del riciclo e del riuso, a una corretta politica di gestione dei rifiuti. E così
due porte vecchie sono diventati il pezzo forte su cui creare un bancone, ma anche le
catene arrugginite trovate per strada hanno trovato nuova vita come pendenti dal soffitto, un
pezzo di aratro
ha dato l’idea per realizzare un lampadario. «E a breve mi verranno
regalate da un cliente delle botti non più utilizzate e da un altro una
bobina industriale di filo che potrò riutilizzare come tavolini. Così
riprendono a rivivere oggetti a fine vita», aggiunge. A curare
l’arredamento ed esaltarne l’aspetto creativo l’ha aiutato un amico di
vecchia data,
l’artista Antonio Lucio Correale.
MEET UP ALLA NAPOLETANA: ma torniamo al locale: cosa significa
Spuzzulè? «In
napoletano significa spiluzzicare.
Infatti, propongo degli assaggi, mettendo in tavola prodotti
tipicamente e tradizionalmente campani, che vanno dai salumi e formaggi a
piatti preparati con le melanzane fino al
casatiello e alla pastiera napoletana». Tutti i piatti

Sgabelli e tavolino creati con oggetti di recupero
sono
abbinati a vini rigorosamente campani. Tutto è preparato con passione
genuina e autodidatta del titolare che ha avuto come maestra la
tradizione culinaria familiare. Il lato piacevole raccontato sul profilo
Facebook del locale è quello dei turisti, italiani e tanti stranieri,
che ogni giorno e ogni sera trascorrono momenti piacevoli incontrando e
conoscendo nuove persone. E scoprendo un
quartiere – e una città – che vuole smarcarsi dai soliti luoghi comuni
che parlano solo di delinquenza e malavita e farsi invece conoscere per
quello che si può vedere coi propri occhi. Io stesso faccio da guida ai
miei clienti, facendo loro scoprire ristoranti e altri locali, un modo
per darsi una mano e per far rinascere il quartiere».
fonte: http://wisesociety.it