Il comparto delle costruzioni incalza la
Commissione europea e chiede obiettivi ambiziosi in vista della
discussione autunnale sulla revisione delle direttive sull’efficienza
energetica.
Un gruppo di 42 amministratori delegati
di alcune tra le più importanti imprese di costruzione e di produzione
di materiale per l’edilizia hanno inviato una lettera al presidente
della Commissione Ue Jean-Claude Juncker e al vicepresidente Frans
Timmermans. La lettera mette in guardia i decisori europei sul fatto che
l’obiettivo di avere al 2050 un patrimonio immobiliare "a energia quasi zero" non potrà essere raggiunto senza un "impegno politico di alto livello".
I firmatari della lettera vedono nella prossima revisione della Energy Performance of Building Directive (EPBD) e della Energy Efficiency Directive (EED) un'occasione unica in mano all'Unione europea per poter incidere su grandi temi come occupazione e crescita, mettendo al contempo il vecchio continente sulla giusta strada per rispettare gli accordi di Parigi sul clima.
Lo stock immobiliare europeo è oggi altamente inefficiente e in costante invecchiamento; esso rappresenta il 40% dei consumi totali di energia e il 36% delle emissioni di
anidride carbonica. E se è vero che in media un edificio di nuova
costruzione è almeno 5 volte più efficiente di un vecchio edificio,
d’altra parte però il 3% del patrimonio immobiliare europeo ha più di 50 anni ed è previsto che nel 2050 il 90% di questi edifici sarà ancora al proprio posto.
Nell’ambito degli accordi di Parigi sul clima, l’Ue si è impegnata a ridurre le emissioni di CO2 del 40% entro il 2030 (rispetto ai livelli del 1990) e di diventare "carbon neutral" entro il 2050.
Per raggiungere questo obiettivo è però indispensabile puntare con
maggiore decisione sul miglioramento energetico degli edifici.
L’attuale direttiva EPBD stabilisce che tutti i nuovi edifici entro il 2020 dovranno essere "a energia quasi zero". A tale fine, i vari Paesi Ue devono adottare standard minimi
di rendimento energetico per i nuovi edifici, per le ristrutturazioni e
per la sostituzione di elementi quali le coperture, le pareti, gli
impianti di riscaldamento e raffrescamento.
I dati oggi noti parlano di un tasso annuo di ristrutturazione del patrimonio immobiliare europeo pari all’1%.
Ma la cifra reale potrebbe essere anche inferiore, dal momento che non
esiste uno standard europeo condiviso su cosa si intenda esattamente con
"ristrutturazione".
Secondo i firmatari della lettera, soltanto una leadership europea più forte
potrebbe dare lo stimolo per un vero processo di rinnovamento
energeticamente efficiente del patrimonio immobiliare europeo. E dal
momento che il 90% delle imprese del settore edile è composto di PMI,
ciò avrebbe senza dubbio un impatto positivo sull’economia europea in termini di crescita economica e di occupazione.
La redazione di
Nextville ne approfitta per ricordare che nel mese di ottobre si
svolgeranno due seminari dedicati proprio ai temi dell'efficienza
energetica. Si vedano i link qui in basso per ulteriori informazioni.fonte: http://www.nextville.it/