L’Operazione Pratino è
l’ultima novità espressa dall’amministrazione a cinque stelle del
Comune di Livorno, tenuta «assolutamente segreta all’interno di tutto il
percorso di Giunta» e svelata dal sindaco Filippo Nogarin sulla sua pagina Facebook per poi essere rilanciata direttamente all’interno del blog di Beppe Grillo.
Un’operazione che «prevede lo spegnimento dell’inceneritore di Livorno,
lo smantellamento dello stesso, la bonifica dell’area. Al posto di
tutto questo realizzeremo un pratino all’inglese».
Quando? Il “piano industriale” presentato dalla municipalizzata Aamps lo
scorso luglio e recentemente confermato dal cda prevede di mantenere
ben acceso l’impianto di termovalorizzazione cittadino almeno fino al
2021, ovvero ben oltre l’attuale mandato del sindaco. Ad oggi
rappresenta infatti l’unico asset impiantistico in dote all’azienda in
grado di generare introiti economici; a regime si prevede brucerà 25mila
tonnellate di rifiuti urbani indifferenziati provenienti dalla città, e
altre 53mila dal bacino dell’Ato Costa.
Come?
«L’operazione prato è iniziata nel 2017 accumulando – dichiara
l’assessore al Bilancio del Comune di Livorno, Gianni Lemmetti – le
risorse necessarie affinché quando si deciderà di spengerlo (il
termovalorizzatore, ndr) ci sono i soldi per fare la bonifica di tutta
l’area e ricreare eventualmente un parco pubblico». Secondo quanto
affermato dal sindaco, ad oggi sono stati accantonati allo scopo 650mila
euro, mentre il costo del servizio di igiene urbana, che la legge
impone di coprire integralmente con gli introiti della tariffa, «nel
2017-2021 passerà da 35 milioni di euro a 27 milioni di euro», pur a
fronte di servizi più onerosi (ovvero l’estensione della raccolta porta a
porta dei rifiuti a tutta la città). Quel che è certo è per ora
l’aumento della Tari per la cittadinanza dovuto a quei crediti Tia
dichiarati unilateralmente inesigibili e ribaltati in tariffa per 11,4
milioni di euro; un aumento della tariffa indispensabile alla
sostenibilità finanziaria del piano di concordato portato avanti “senza
mettere le mani in tasca ai cittadini”. Un’operazione che si teme possa
riproporsi in futuro: anche nel 2016, informa l’assessore Lemmetti, «dei
35,7 milioni di euro più Iva» di Tari dovuta, ovvero «circa 39 milioni»
complessivi «sono stati incassati intorno ai 30 milioni». Rimane dunque
un (nuovo) buco di 9 milioni di euro.
A
sollevare dubbi, prima ancora dei flussi finanziari, sono quelli di
materia. «Oggi i livornesi producono circa 50mila tonnellate l’anno di
rifiuti che vanno in inceneritore – scrive il sindaco Nogarin su
Facebook – Grazie al porta a porta nel 2021 scenderemo a 25. Da oggi in
poi azienda e comune lavoreranno per un piano alternativo per capire
dove conferire questi rifiuti nella maniera migliore. Proprio come
accade in tutte le città che non hanno un inceneritore». Ovviamente,
ovunque si portino quei rifiuti si dovranno pagare gli impianti che li
ricevono.
Come
mostra lo stesso “piano industriale” prodotto da Aamps, non ha senso
oggi costruire un termovalorizzatore a servizio di una singola città
come quella di Livorno. Difatti i rifiuti affluiscono da tutto l’Ato
Costa. Le città che non sono sede d’impianto inviano semplicemente i
loro rifiuti indifferenziati altrove: o a termovalorizzazione o ancora
in discarica. E in quelle città dove la percentuale di raccolta
differenziata è elevatissima? Anche arrivasse al 100% e fosse fatta
benissimo – ovvero in chiave puramente teorica – i materiali dovrebbero
poi confluire in impianti adeguati per essere riciclati (l’acciaio in
acciaieria, la carta in cartiera, etc). A valle del riciclo, come dopo
ogni processo industriale, ci sarebbero nuovi rifiuti da gestire: per 1
kg di carta 0,50 kg di rifiuto, per 1 kg di acciaio 0,30 kg di rifiuto,
etc. E limitiamo qui l’analisi ai soli rifiuti urbani, che rappresentano
circa ¼ dei rifiuti tutti (il resto sono rifiuti speciali derivati
dalle attività industriali, commerciali e di servizio). Per non parlare
dei pericolosi, che sono sia urbani sia speciali.
A
meno che non si decida di dotarsi di tutti questi impianti (dalla
discarica alla cartiera, alla acciaieria, ecc) lo scenario per Livorno
sembra avviato verso il “non nel mio pratino”. Con quali bilanci
economici e ambientali sarà tutto da verificare.
fonte: www.greenreport.it