Un team di ricercatori inglesi ha recentemente annunciato di aver
messo a punto una tecnologia per recuperare i rifiuti da prodotti
assorbenti e igienici, trasformandoli in biocarburante e tessuti.
Dove si gettano i pannolini dopo l’uso? Esiste una filiera del
riciclo dei prodotti assorbenti? Se a Vedelago, in provincia di Treviso,
esiste un avanguardistico impianto per il loro trattamento (l’unico in
Italia e nel mondo a riciclare completamente questa tipologia di
rifiuto), l’alternativa è per lo più un viaggio di sola andata verso la
discarica o l’inceneritore.
Consideratane l’enorme diffusione a livello mondiale, il recupero e
la gestione di tali prodotti a fine vita rappresentano, quindi, una
sfida ambientale da non sottovalutare. Ebbene, un team di ricercatori
britannici dell’Aberystwyth University ha recentemente annunciato di aver trovato una soluzione per riutilizzarli e raffinarli fino a farli diventare biocarburante e tessili.
“Ho sempre avuto una passione per temi come la sostenibilità e il cambiamento climatico, così come per l’economia” ha dichiarato Joe Freemantle, biologo e ricercatore che ha messo a punto il processo ecologico in grado di operare la trasformazione. “Il mio obiettivo è unirli per creare qualcosa di vantaggioso”.
“La nostra intenzione è quella di intercettare questo tipo di
rifiuti e, utilizzando tecnologie di separazione e di raffinazione,
consentire il riciclaggio di componenti di valore, riducendo la quantità
di scarti che finiscono nelle discariche o negli inceneritori e, di
conseguenza, riducendo la domanda e le emissioni associate alla
produzione di questi materiali”.
Nello specifico, si tratta di separare le fibre di cellulosa dai
componenti plastici e dai rifiuti organici e, in seconda battuta,
sterilizzare questi ultimi prima della fermentazione batterica che li
trasformerà in carburanti liquidi. La tecnologia si inserirebbe
agevolmente all’interno delle direttive inglesi che, dal 2012,
incoraggiano la produzione di biofuel da materiali di scarto piuttosto
che da coltivazioni destinate a uso alimentare. “È possibile anche rigenerare la cellulosa” ha aggiunto Freemantle “e impiegarla per fabbricare polimeri quali il rayon o la viscosa”.
Al momento, il progetto ha dato buoni risultati, ma necessita di
ulteriori passi avanti per poter essere completato e realizzato su larga
scala.
Avviata in seguito alla vittoria di un bando del dicembre 2015, la ricerca è stata finanziata dal programma Greenhouse Climate-KIC,
rete di collaborazione trasversale tra settore pubblico e privato, che
condivide l’intento di contrastare gli effetti del cambiamento climatico
a partire dalle problematiche in grado di accelerarlo. Quanto promette
di fare il team dell’Aberystwyth- ossia risparmiare sulle emissioni di
gas serra generate da 1 milione di tonnellate l’anno di rifiuti da prodotti assorbenti destinati alle discariche inglesi- rientrerebbe perfettamente in questo ambizioso proposito.
fonte: http://nonsoloambiente.it