Cos'è l'economia del riuso (che in Italia vale già 19 miliardi)



















La circular economy, l'economia del riuso che "prolunga la vita dell'oggetto" è in crescita e ha prodotto una ricchezza di 19 miliardi nel 2016, un miliardo in più rispetto al 2015, che corrisponde a quasi 1 punto di Pil. Lo rivela una ricerca Doxa realizzata per Subito.it e presentata a Milano.
Il campione interessato è stato composto da 1001 persone di tutte le età e tutte le provenienze geografiche, ma altre 3mila interviste sono state affiancate per dare maggiore robustezza ai risultati della ricerca. A illustrare i dati l'a.d. del portale Melany Libraro, che ha sottolineato come "sul sito si venda un articolo ogni circa due secondi e un'auto ogni 20".

Oltre un terzo del mercato è online

Sul sito sono sempre di più (38%, più 4 punti rispetto al 2015) i trentenni che "cercano l'oggetto sfizioso, magari superfluo, senza rinunciare al risparmio" ha illustrato Guido Argieri, uno dei ricercatori Doxa che ha collaborato al rilevamento.
Oltre un terzo del mercato (37%) della circular economy si svolge online, generando 7,1 miliardi di ricchezza ogni 365 giorni, con una crescita calcolata in 300 milioni solo nell'ultimo anno. I millennials, invece, tendenzialmente ventenni e studenti universitari, preferiscono comprare oggetti tecnologici e sono il 16% della fetta degli acquirenti. Un dato, per quanto generico, emerge su tutti: almeno 1 intervistato su 2 ha usato una piattaforma web con queste modalità. 

Una filosofia di vita

In cima alla classifica degli oggetti acquistati rimangono le auto: da sole trainano, con 5 miliardi, il giro d'affari. "Non siamo considerati dai grandi dell'automotive come dei competitor, ma come un mercato in crescita che fa girare ancora di piu' il loro brand" ha spiegato Libraro.
Il valore che spinge a vendere e comprare "di seconda mano" rimane il risparmio, fattore più razionale, ma si aggiunge anche una nuova filosofia "antispreco e contro il consumismo", come ha spiegato Luciano Canova, docente all'Universita' di Pavia e alla Scuola Mattei. Infatti, per un 60% (+12% rispetto all'anno scorso) degli intervistati il riuso e la sostenibilità ambientale influiscono nella scelta di spesa. Chi vende lo fa maggiormente online (66%) e per liberarsi del superfluo (60%), mentre per chi compra è ancora importante "vedere e toccare" l'oggetto.
"La soddisfazione e il cambiamento di stile di vita che questo tipo di economia ha introdotto non sono fra gli indicatori del Pil, ma in futuro - come già accade in Cina, dove si stanno integrando nella contabilità nazionale anche valori come l'energia consumata per produrre ricchezza - bisognerà inserirli nella valutazione del benessere di una comunita'" ha illustrato ancora Canova. Sulla proposta di incentivare il riuso tramite sgravi fiscali il modello da seguire è la Svezia, dove si stimola a livello statale il mercato delle riparazioni. Sulla capacità del settore di generare occupazione ci sono ancora solo proiezioni: attualmente, il venditore medio riesce ad avere un introito di 900 euro all'anno, da affiancare ad un precedente reddito. Dal punto di vista fiscale "all'orizzonte c'è uno spostamento della tassazione dal lavoro alle cose". 

fonte: http://www.agi.it