Una pubblicazione di Avanzi e Make a Cube3 che si concentra sul
riuso sociale del patrimonio immobiliare pubblico propone una lettura di
alcune sperimentazioni in atto per restituire alla collettività beni in
disuso, obsoleti e abbandonati. Nel contempo l'Agenzia per il Demanio
ha messo online 323 progetti che hanno l'obiettivo di valorizzare il
valore economico, sociale e culturale di 410 immobili pubblici,
innescando processi di sviluppo nei territori interessati.
"In Italia una quota significativa di immobili, impianti,
attrezzature, infrastrutture - esito di cicli di consistenti
investimenti pubblici e privati - è oggi abbandonata, dismessa o
largamente sottoutilizzata. Nel nostro Paese si è costruito molto,
dedicando a questo scopo risparmio privato e risorse pubbliche ed
esercitando una pervasiva passione per il murare.
È così
per la cospicua quantità di seconde case, che hanno deturpato paesaggi e
sprecato risorse; per la costruzione di capannoni industriali, esito
della distrazione di risorse da usi produttivi verso la rendita; per molte
opere pubbliche, per le quali, solo dopo la loro realizzazione, ci si è
posti il problema degli usi, del modello gestionale, dei costi di
manutenzione. Abbiamo un patrimonio ingentissimo che deriva dalla nostra
storia millenaria. Residenze e teatri, palazzi nobiliari e luoghi di
culto, castelli e ville: rappresentano una risorsa straordinaria, spesso
negletta, quasi sempre con rilevanti problemi di manutenzione.
Assistiamo a processi di dismissione territoriale nelle aree interne,
dove paesi sono stati abbandonati e case, stalle, scuole, uffici
postali, mulini, chiese, rifugi sono oggi vuoti. La modernizzazione ha
lasciato relitti dietro di sé. Disponiamo di cataloghi composti da aree,
attrezzature e impianti che sono diventati obsoleti, avendo perduto la
loro funzione: vi compaiono le piste da sci e i velodromi; i campi da
tennis e gli stadi; i cinema e i bagni pubblici; le fornaci e gli
zuccherifici; le manifatture tabacchi e gli scali; le case cantoniere,
le stazioni e i sedimi ferroviari; le aree portuali e gli interporti; i
forti militari e le caserme."
Questa introduzione nella pubblicazione "Immobili pubblici: strategie di rigenerazione a fini sociali"
chiarisce in modo efficace come ci sia la necessità di riflessione e
discussione di meccanismi e strumenti per la rigenerazione di immobili
pubblici abbandonati o sottoutilizzati .
Il volume è stato pubblicato da Avanzi. Sostenibilità per azioni
che si occupa di innovazione sociale, ambientale e culturale da 20
anni, lavorando con amministrazioni locali, Commissione Europea, grandi
imprese e enti non profit per fornire assistenza tecnica per la
riattivazione di spazi, e nello sviluppo e sperimentazione di soluzioni
innovative, fornendo assistenza tecnica a enti per la riattivazione
sociale e culturale di spazi, e da Make a Cube3, incubatore che
affianca amministrazioni locali, fondazioni e altri abilitatori nel
favorire la nascita di nuove imprese e nel rafforzamento degli
ecosistemi locali, partner di culturability, il progetto di Fondazione Unipolis
che da alcuni anni sostiene i processi di rigenerazione sociale e
culturale degli spazi e che ha contribuito alla pubblicazione.
Molte
amministrazioni, in particolare a livello locale, si trovano, a
sperimentare percorsi in grado di lavorare all'interfaccia tra attore
pubblico e attivismo civico e sociale, per dare risposte a un periodo di
grande fermento e sperimentazione. Spesso, le amministrazioni locali
sono alla ricerca di soluzioni, indirizzi, strumenti in grado, da un
lato, di abilitare attori privati e del terzo settore, garantendo però,
dall'altro, rigorosamente l'interesse pubblico. Una prima biforcazione
nei processi di rigenerazione degli immobili sottoutilizzati si ha nel
momento in cui le amministrazioni devono decidere se alienare il bene
(attraverso uno degli strumenti messi a punto negli ultimi anni) oppure
mantenerlo e costruire percorsi di riuso; a valle di questa decisione vi
è poi una seconda biforcazione, quando le amministrazioni valutano se
gestire interamente tali percorsi, oppure se coinvolgere in alcuni o in
tutti i passaggi (ristrutturazione fisica, identificazione delle
funzioni, gestione operativa) attori privati, di natura profit o non
profit, o loro combinazioni e aggregazioni.
Su quest'ultima
prospettiva si concentra la pubblicazione, provando a identificare i
principali snodi dei percorsi decisionali, con un approccio empirico
cioè, spunti di riflessione a partire da una lettura, necessariamente
parziale e orientata, dei molti casi di sperimentazione in atto nelle
pratiche. In diverse parti del nostro Paese, amministrazioni locali e a
volte amministrazioni regionali costruiscono e sperimentano percorsi
decisionali per restituire alle collettività beni e asset abbandonati,
facendo leva sulle forze stesse delle comunità locali: ci si chiede
perciò se esistano dei punti in comune nelle sperimentazioni, se sia
possibile identificare approcci o modelli ricorrenti, quali siano i più
interessanti, quali abbiano un maggiore potenziale trasformativo e
sappiano garantire i maggiori benefici pubblici. Attraverso questa
rilettura, la pubblicazione individua, quindi, temi chiave e proposte
che devono essere intesi come contributi alla discussione e come piste
di lavoro.
Il documento si rivolge soprattutto ai decisori pubblici proprietari degli immobili e ai soggetti impegnati a sostenere le iniziative di riattivazione a fini sociali
(come le fondazioni e altri abilitatori), ma anche a operatori
culturali, innovatori sociali e city makers in cerca di spazi per
progetti capaci di generare un forte e positivo impatto per la
collettività, e impegnati a individuare forme di partnership
pubblico-privato efficaci e durature.
Oggi, le iniziative di
rigenerazione e riuso del patrimonio immobiliare sono in cima all'agenda
delle politiche urbane, riguardanti le strategie, i modelli
praticabili, i processi da attivare, i soggetti da coinvolgere.
L'Agenzia del Demanio ha messo online il 31 marzo 2017 una nuova sezione della piattaforma digitale Opendemanio, dedicata ai 323 progetti che hanno l'obiettivo di valorizzare il valore economico, sociale e culturale di 410 immobili pubblici, innescando processi di sviluppo nei territori interessati.
Ex
caserme, fabbriche dismesse, palazzi storici, fari e altri edifici
costieri: sono alcuni dei beni che rinasceranno grazie a percorsi
amministrativi, finanziari e urbanistici capaci di ridisegnare il
territorio, arricchendolo di nuovi servizi e opportunità di crescita.
Navigando la cartina dell'Italia, da nord a sud, si scoprono i progetti
in campo che riguardano sia asset di pregio nei grandi centri o in
contesti di interesse paesaggistico, sia strutture minori, ma dalle
grandi potenzialità. Si tratta quindi di immobili pubblici che
attraverso la valorizzazione diventano contenitori di nuove realtà,
funzionali al miglioramento della vita dei cittadini.
fonte: www.regionieambiente.it