“Il futuro delle costruzioni passa per l’innovazione ambientale. Attraverso la chiave dell’economia circolare diventa infatti oggi possibile guardare in modo nuovo al rilancio del settore, riducendo l’impatto degli interventi e spingendo il riciclo di materiali edili”. Inizia così il rapporto dell’osservatorio Recycle, presentato ieri da Legambiente nel corso forum quarta edizione dell’EcoForum Rifiuti. Il documento passa in rassegna ostacoli e barriere che fino ad oggi hanno impedito di chiudere il cerchio nel settore costruzioni. Nodi pratici che non solo bloccano una filiera potenzialmente virtuosa, ma sottraggono profitti al sistema Italia. “Un punto va sottolineato con attenzione, oggi non esistono più motivi tecnici, prestazionali o economici che possano essere utilizzati come scuse per non utilizzare materiali provenienti dal riciclo nelle costruzioni”, spiega l’associazione.
E lo dimostrano, dati alla mano, nove progetti
in cui il riciclo materiali edili ha permesso di realizzare edifici
sostenibili risparmiando sui costi di costruzione. Come nel caso del
nuovo Stadio della Juventus, realizzato recuperando i
materiali dismessi del vecchio Stadio “Delle Alpi”: circa 40.000 metri
cubi di calcestruzzo, 5.000 tonnellate di acciaio, 2.000 metri quadrati
di vetro e 300 tonnellate di alluminio. Un riuso intelligente che ha
permesso di risparmiare circa 2 milioni di euro.
Perché allora l’economia circolare del settore costruzioni italiano non decolla? I problemi sono essenzialmente di tipo burocratico, giuridico e di scarsa informazione. Mancano ad esempio riferimenti chiari e vincoli per l’utilizzo di materiali edili da riciclo nei cantieri e i nuovi Criteri Ambientali Minimi (CAM) –
che valgono solo per gli appalti pubblici – prevedono percentuali
obbligatorie di materiale riciclato davvero ridotte (5% per i
calcestruzzi, 5% per il gesso, 10% per i laterizi per murature e solai).
Complicano il quadro, le lacune normative.
Oggi mancano criteri tecnici e ambientali (molto specifici con regole
sulle caratteristiche geotecniche e ambientali che gli aggregati devono
possedere) per tali materiali, rendendo pertanto difficile stabilire
quando, “a valle di determinate operazioni di recupero, un rifiuto
cessi di essere tale e diventi una materia prima secondaria o un
prodotto, non più soggetto alla normativa sui rifiuti”. Senza tali
criteri e stringenti controlli, rifiuti solo parzialmente trattati
potrebbero essere impiegati al posto dei tradizionali materiali da
costruzione, con ovvie conseguenze sia sul fronte della sicurezza
dell’opera che della legalità.
1) Attuare la Direttiva Europea introducendo obblighi crescenti di utilizzo di aggregati riciclati
2) Cambiare i capitolati fissando obiettivi prestazionali
3) Aumentare controlli e monitoraggio dei rifiuti da demolizione