Walter Facciotto, dg Conai: "L’elenco con le liste degli imballaggi
agevolati è suscettibile di modifiche nel corso del tempo. Permane un
gruppo di lavoro che valuterà eventuali aggiornamenti sulla base di
quelli che saranno gli sviluppi nell’innovazione del trattamento di
questi materiali".
Nell’ambito della sperimentazione del contributo
diversificato, Conai e gli altri attori della filiera stanno promuovendo
una serie di momenti per spiegare e chiarire i diversi aspetti del CAC
differenziato: a livello generale come vi sembra che venga recepita
questa novità da parte degli operatori del settore?
Da quello
che abbiamo notato in questi appuntamenti, gli operatori stanno
recependo in modo positivo la novità e stanno comprendendo la ragione
per cui è stata intrapresa questa iniziativa che, voglio ricordarlo,
rientra nelle nostre attività di prevenzione.
Da più parti, anche a
livello istituzionale, ci era stato chiesto di adeguare il Contributo
Ambientale in funzione della riciclabilità degli imballaggi, soprattutto
nel settore della plastica. Siamo partiti due anni fa con questo
progetto. Si è trattato, forse, di un tempo abbastanza lungo rispetto ad
altre iniziative che abbiamo portato avanti. Ma volevamo definire nel
modo migliore possibile, soprattutto con le imprese, come si poteva
gestire questa nuova modalità che per noi costituisce un’assoluta
innovazione. Per noi era fondamentale evitare “salti”, in modo che le
imprese non avessero difficoltà, soprattutto per l’adeguamento dei
sistemi informatici legati al contributo ambientale.
In riferimento a quanto lamenta Assobioplastiche,
come mai è stato scelto di inserire solo gli shopper compostabili in
fascia B mentre gli altri imballaggi in plastica compostabile rientrano
nella fascia C (non selezionabili/riciclabili)? Le tre fasce sono
suscettibili di modifiche nel corso del tempo?
Nel periodo che
ha preceduto l’attuale sperimentazione, abbiamo coinvolto il massimo
della rappresentatività al nostro interno (sia dei produttori che degli
utilizzatori) e abbiamo inviato circa 4.000 mila questionari a imprese
associate. Abbiamo fatto diversi incontri, anche con Assobioplastiche.
Per quanto riguarda le loro osservazioni, da un certo punto di vista la
cosa mi sorprende. Conai, Corepla, Assobioplastiche e CIC hanno aperto
due tavoli. Il primo riguarda l’informazione e la comunicazione ai
cittadini sulla corretta separazione delle plastiche
biodegradabili-compostabili e le plastiche tradizionali. Il frutto di
questo tavolo sarà una campagna di comunicazione, che partirà a breve,
per spiegare che ci sono due tipologie di plastiche che vanno a finire
in due circuiti diversi. Questa è la base di partenza scelta di comune
accordo. C’è stato poi un secondo tavolo, sull’applicazione del CAC,
dove Assobioplastiche ha segnalato le sue esigenze.
Senza far
differenze dal punto di vista delle plastiche, abbiamo mantenuto per
entrambe lo schema di base secondo i tre criteri guida stabiliti dopo
una ricerca sul campo: selezionabilità, riciclabilità e circuito di
destinazione prevalente dell’imballaggio quando diventa rifiuto. Questi
criteri sono stati mantenuti per tutti senza fare distinzioni,
altrimenti saremmo dovuti entrare in aspetti più particolari per ogni
prodotto. Proprio per evitare che ci fossero interpretazioni diverse,
abbiamo stabilito questi tre criteri e ci siamo mantenuti
scrupolosamente ad essi. Tuttavia, voglio sottolineare che l’elenco con
le liste degli imballaggi agevolati è suscettibile di modifiche nel
corso del tempo. Permane infatti a questo proposito un gruppo di lavoro
che valuterà eventuali aggiornamenti sulla base di quelli che saranno
gli sviluppi nell’innovazione del trattamento di questi materiali.
Il CAC spingerà verso una maggiore riciclabilità degli imballaggi in plastica?
Fin
da subito, nella definizione iniziale del Contributo ambientale abbiamo
scelto un punto preciso della filiera per l’applicazione del CAC: il
primo utilizzatore. Già oggi è lui a pagare il CAC ed è quindi colui che
riempie l’imballaggio a determinarne le caratteristiche. Di
conseguenza, è il marketing di queste aziende che determina come deve
essere fatto questo imballaggio. Siccome questi utilizzatori pagano in
funzione del peso dell’imballaggio e delle sue caratteristiche, hanno
quindi in mano tutte le leve per fare in modo di pagare meno.
fonte: www.ecodallecitta.it