Sistri: la memoria inutile di chi lo subisce














Il 3 luglio 2017 il Tar del Lazio ha rinviato all'udienza del 24 gennaio 2018 la
discussione sul merito della causa relativa alla legittimità dell'aggiudicazione della gara
Consip per l'affidamento del Sistri.
Questa notizia reca già in sé la proroga del Sistri, almeno per una parte del 2018 e
dimostra che, insomma, il Sistri proprio non va. Neanche la gara riesce ad essere
affidata. Un Sistri che si riconferma così l'emblema del disordine sordido e passivo che
pervade l'Italia. Il sistema si somma alle scritture tradizionali (ma non si doveva
semplificare?) e per giunta a pagamento.
Il mancato pagamento è sanzionato a differenza degli errori che, invece, non sono
colpiti. Ancora una volta, nella purezza abbagliante dell'ordine legislativo, la sostanza è
scalzata dalla forma. Come fiaccati da una forza più grande di loro, produttori e gestori
di rifiuti pericolosi tacciono e, come nella “Peste” di Camus, credo provino “la
sofferenza profonda di tutti i prigionieri e di tutti gli esiliati: quella di vivere con una
memoria che non serve a niente”. Di tutti i loro strazi degli anni trascorsi e dei soldi
buttati nessuno ha rispetto né cura.
È un po' lo specchio di questa Europa, dove i Trattati hanno sostituito cultura, memoria
ed equità sociale, trasformandoci da cittadini in consumatori che, nella fila per i saldi
estivi dell'outlet, dimentichiamo che siamo responsabili della nostra civiltà. Un corto
circuito bruciante che, nonostante i toni pacati con i quali la comunicazione istituzionale
lo trasmette, non riesce a nascondere la violenza che lo genera.
Nessuno parla più, ma tutti animano i "social", nessuno legge più ma tutti scrivono
contribuendo al brusio dell'informazione, delle opinioni e delle chiacchiere. Un
chiacchiericcio che confonde i livelli e i valori delle cose capace solo di mettere tutto e
tutti sullo stesso piano. E così le informazioni, i pensieri e le opinioni crescono in un
rumore insopportabile che accresce la confusione. Una confusione generata e alimentata
in larga misura dal nostro "smartphone": il telefono intelligente, il subdolo controllore
della finta libertà.
L'Italia ha perso molto della sua "allure" in sede (non solo) europea, la classe politica
non dimostra di porre argine alle emergenze nazionali, limitandosi a gioire per aver
strappato un po' di (non gratuita) flessibilità dei conti. L'Italia cresce la metà della media
europea. Forse, allora, è per questa situazione da deriva che il Sistri, così come lo
conosciamo, non sarebbe stato accettato mai da nessun paese normale.
L'Italia che dimentica e che, proprio per questo, fa finta di leggere. Infatti, son tutti lì a
chiedere l'ultimo “noir” dell'autore famoso sperando nel prossimo film che ne ricalchi
presto i truculenti contenuti. Intanto, in Italia, le cronache registrano l'uccisione di una
donna ogni due giorni, come se la legge contro il femminicidio, quella contro gli
“stalker” e il Codice penale non ci fossero. Non è un problema di leggi, ma di
educazione creata anche attraverso le giuste letture. Negli (ormai) sparuti e (sempre più)
irrisi e annacquati licei classici italiani (ultimo pallido presidio di civiltà) Ovidio non si

legge, né si traduce, più. Eppure nella sua “Ars amatoria” scriveva che se un uomo
vuole conquistare una donna è bene che sia “gentile e se per caso a lei si posa in grembo
un granello di polvere, tu, pronto, cogli con le tue dita quel granello. E se non c'è nulla,
tu, coglilo lo stesso”.
Gentilezza, un sostantivo oggi dimenticato e sostituito da ben altro. Così un avvenire
sognato si è trasformato in un destino temuto, scandito un coreografico furore.


Paola Ficco

fonte: http://www.reteambiente.it