Dal 1° gennaio 2018 sarà vietata la cessione gratuita dei sacchetti in
plastica, mentre dal 2020 saranno banditi tutti i sacchetti esclusi
quelli compostabili
Ancora
quindici giorni per per
mettere ai cittadini, imprese e associazioni di proporre idee e
osservazioni sulla nuova legge che, dal
1° gennaio 2018, vieterà la distribuzione gratuita negli esercizi
commerciali dei sacchetti in plastica in armonia con la Direttiva
europea 2015/720.
Secondo
i dati diffusi dallo stesso governo, in Spagna ogni anno vengono
utilizzati 8,476
miliardi di sacchetti con una media di 144
a cittadino
(90
è l’obiettivo Ue al 2020, ndr),
in pratica ogni spagnolo consuma due sacchetti in
plastica al
giorno. Il divieto
di cessione gratuita
riguarderà solo i sacchetti di spessore compreso tra i 15 e i 50
micron, mentre dal
1° gennaio 2020 saranno vietati tutti
i sacchetti,
compresi quelli oxo-degradabili. In pratica fino
al 1° gennaio 2020 sarà
permessa la cessione di quelli inferiori a 15 micron per
uso alimentare al costo di 5 centesimi a sacchetto, 10 centesimi per
quelli tra i 15 e 29 micron e 15 centesimi per
quelli superiori
ai 29 micron compresi quelli compostabili.
Mentre
dal 2020 saranno vietati tutti i sacchetti di spessore inferiore ai
50 micron e
quelli di spessore superiore potranno
essere utilizzati
solo se costituiti da una percentuale superiore
al 30% di plastica riciclata.
Ovviamente
le restrizioni non valgono per i sacchetti compostabili di qualsiasi
spessore.
Inoltre,
come prevede la Direttiva
europea 2015/720, dal
gennaio 2020 ogni stato dovrà dotarsi di un registro
pubblico dei produttori di sacchetti
che dovranno comunicare il numero di pezzi immessi sul mercato così
da permettere agli stati membri e alla Ue di sapere con precisione il
volume di sacchetti in circolazione. Secondo il quotidiano La
Razon,
dal punto di vista amministrativo economico il provvedimento costerà
alle aziende 3.400 euro per l’iscrizione al registro nazionale
e
altri 136 euro per il rinnovo annuale. La
creazione di un unico registro nazionale rappresenta di fatto un
risparmio
per le aziende
che, altrimenti, avrebbero dovuto pagare fino a 67 mila euro per
iscriversi ai registri che ognuna delle comunità
e città autonome
spagnole avrebbero
dovuto creare per non incorrere in una infrazione della direttiva
europea.
Va
precisato che in Spagna, come in quasi tutti i paesi europei, la
grande distribuzione fa già pagare ai clienti i sacchetti in
plastica con dei costi per i cittadini che, secondo le ipotesi delle
associazioni di categoria, ammonteranno al 2020 a circa 635 milioni
di euro.
fonte: www.ecodallecitta.it