Impressionato dall’enorme spreco che le scarpe per bambini possono comportare – indossate pochi mesi e poi inesorabilmente sostituite dalla misura successiva, complice il cambio della stagione e la crescita rapida del piede – Thomas Leech, un giovane laureato in product design, ha deciso di porre rimedio creando Shoey Shoes, un sistema che permette ai consumatori di evitare l’acquisto delle calzature, iscrivendosi a un programma che permette loro di “noleggiare” le scarpe, restituirle quando diventano strette e riceverne un altro paio in base alla crescita del piede del bambino.
I piedi dei bambini crescono di circa
una mezza misura ogni tre mesi, con una velocità tale da creare un
inevitabile turn over di scarpe che spesso, dopo qualche mese di
utilizzo, sono ancora nuove. Ad oggi, il modello di business è quello
dell’acquisto, non esistono sistemi per ridistribuire i prodotti che
ancora hanno un valore e possono essere riutilizzati.
Thomas Leech ha ideato un nuovo modello
per il settore delle calzature: i clienti, invece di comprare le scarpe,
si iscrivono a un programma di fornitura di scarpe che crescono assieme
ai piedi dei loro bambini. Il produttore avrà indietro le scarpe che ha
fabbricato e che, essendo state prodotte in base ai principi
dell’ecodesign, potranno essere facilmente smontate e ri-assemblate,
sostituendo le parti consumate e riciclando i pezzi inutilizzabili. Non
solo. Ogni calzatura è prodotto interamente da materiali di scarto e
tecniche di fabbricazione semplificate.
L’idea di Leech non è ancora sul mercato. Per realizzare questo
genere di scarpe, bisognerebbe evitare l’uso di collanti industriali –
che renderebbero difficile la separazione delle diverse componenti – e
l’uso di alternative sembra comporti dei problemi a livello di
impermeabilità.
fonte: www.rinnovabili.it