Allineare i prezzi del gas a quelli europei, contenere la spesa energetica di famiglie e imprese, azzerare l’uso carbone, aumentare l’efficienza energetica nel settore residenziale e dei trasporti. Questi i principali obiettivi della Strategia nazionale energetica SEN 2030 (qui il testo integrale), presentata ufficialmente a Roma dal ministro dello Sviluppo Carlo Calenda e da quello dell’Ambiente Gian Luca Galletti. L’atteso documento di programmazione ha, da oggi la sua forma finale: quella di un decreto interministeriale – firmato in diretta streaming dai due ministri – in cui si dettano i passi italiani da compiere da qui al 2030, con uno sguardo anche all’impegno energetico 2050.
Competitività, sicurezza e ambiente
sono i tre driver su cui si muove il provvedimento che – sottolineano
Calenda e Galletti – contiene unicamente indirizzi d’azione, delegando i
vari strumenti attuativi a successive leggi e norme. “Questo lavoro è punto di partenza, da qui ad allora bisognerà avere altri strumenti”. Uno di questi, forse il più importante, è la strategia clima energia che dovrà essere redatta dal Governo entro il 2018.
Il ruolo del gas naturale
Il grande protagonista, inutile nasconderlo, è il gas naturale: per il Governo si tratta dell’energia di transizione con cui assicurare la decarbonizzazione del sistema mantenendo flessibilità e sicurezza.
Per questo uno degli elementi su cui si lavorerà è il corridoio di liquidità,
ritenuto l’elemento chiave per abbattere il gap di prezzo esistente
tra nord Europa e Italia. L’Italia dovrà lavorare sulla diversificazione
delle fonti e delle rotte di approvvigionamento del gas.
Spazio ovviamente anche al nuovo capacity market italiano su cui si
aspetta l’ultimo passaggio su Bruxelles “Siamo pronti a lanciare il
mercato della capacità – spiega Calenda – […] negli anni scorsi la
dismissione di capacità produttiva nell’elettrico è stata una
dismissione potente e ciò ci mette in una situazione di cautela, non di
rischio ma di cautela”.Le rinnovabili e l’efficienza energetica
Il documento fissa al 2025 il phase out del carbone,
ossia la dismissione graduale, e traccia sommariamente la strada verso
una decarbonizzazione totale del paese: l’Italia dovrà tagliare le sue
emissioni del 39% al 2030, e del 63% al 2050, rispetto ai livelli dl
1990. “Per la prima volta – commenta Galletti – la parte ambientale
entra in uno strumento di programmazione della competitività economica,
l’ambiente è diventato un driver di questo processo”.
Le rinnovabili avranno il loro spazio,
soprattutto eolico e fotovoltaico perché sono le due fonti che “hanno
già raggiunto la grid parity”. Quanto crescerà l’energia pulita? “Noi
abbiamo già raggiunto gli obiettivi UE al 2020 – aggiunge il ministro
dell’ambiente – il tendenziale, in assenza politiche virtuose, ci
permetterebbe di arrivare ad 22% al 2030”, con le nuove policy
arriveremo invece al 28% di energie rinnovabili 30 (FER
elettriche pari al 55% del consumo interno lordo di elettricità). Gli
strumenti chiave per raggiungere il target saranno le aste tecnologicamente neutre e gli interventi di repowering.
Aumenterà anche l’efficienza energetica
puntando ad una riduzione dei consumi finali di energia nel periodo
2021-30 pari all’1,5% annuo dell’energia media consumata nel triennio
2016-2018. L’efficienza, assieme alle FER, sara un elemento fondamentale
per ridurre la dipendenza dall’estero. L’obiettivo,
riportato nella strategia energetica nazionale, è riuscire a portare la
quota di fabbisogno energetico coperta dalle importazioni dal 75%
attuale al 64%.
Gli investimenti della SEN 2030
Per realizzare tutto ciò la SEN 2030
prevede un investimento complessivo di 175 miliardi di euro: di questi
30 miliardi saranno destinati a reti ed infrastrutture, 35 andranno alle
fonti rinnovabili e il resto servirà a sostenere l’efficienza
energetica, in particolar modo nel settore residenziale e in quello dei
trasporti.
Rimane ancora tutto incerto, invece, sulla mobilità elettrica. Calenda ha annunciato la possibilità di incentivi per svecchiare il parco circolante,
possibilità su cui si sta ancora discutendo assieme al Parlamento. “È
un tema delicato perché la fonte finanziaria individuata, che poteva
essere una componente bolletta, è forte, quindi abbiamo chiesto al
Parlamento un’ampia condivisione delle forze politiche”.
fonte: www.rinnovabili.it