Revet Recycling e R3direct hanno siglato un
accordo per l’utilizzo di plastiche riciclate, in un’economia circolare
tutta a km zero
Il plasmix, ovvero quell’insieme di plastiche eterogenee che – una
volta divenuto rifiuto – arriva a comporre circa la metà di tutti gli
imballaggi in plastica raccolti in modo differenziato, rappresenta da
sempre una sfida per il mondo del riciclo: grazie a un’innovazione tutta
toscana si aprono però adesso nuove prospettive in termini di economia
circolare. Un accordo di ricerca siglato tra la pontederese Revet
Recycling e la lucchese R3direct ha infatti permesso di utilizzare per
la prima volta granuli ottenuti dal riciclo del plasmix per la
produzione di oggetti durevoli tramite stampa 3D.
A darne notizia è direttamente Revet Recycling – azienda controllata
al 100% da Revet, da oltre trent’anni leader dell’economia circolare in
Toscana –, che dal 2013 ricicla la componente poliolefinica delle
plastiche miste delle raccolte differenziate toscane producendo profili
per l’arredo urbano e granuli adatti alla produzione di manufatti (anche
di alta gamma) tramite stampa a iniezione, ma adesso pure in 3D. Nuovi
orizzonti resi possibili dalla collaborazione con R3direct, una start-up
con sede in provincia di Lucca che utilizza tecnologie di stampa 3D di
grande formato per la produzione di oggetti durevoli in plastica
riciclata post consumo.
Proprio in questi giorni Revet Recycling e R3direct hanno siglato un
accordo finalizzato ad avviare un percorso di ricerca e sviluppo sulle
potenzialità della stampa 3D con l’utilizzo di plastiche riciclate per
individuare una nuova generazione di semilavorati (filamenti e/o
granuli) e prodotti finiti. Le possibilità che si celano all’interno di
questo nuovo percorso d’innovazione industriale sono però già state
toccate con mano a Ecomondo 2018 – la fiera internazionale dell’economia
circolare, che si è appena conclusa a Rimini –, dove modellini di
barche stampate in 3D sono state consegnate ai protagonisti del progetto
Arcipelato pulito, di cui più volte abbiamo dato conto sulle nostre pagine.
Queste barchette sono il simbolo di una doppia sfida: da una parte
Arcipelago pulito – un progetto tutto toscano, lanciato dalla Regione in
collaborazione con molti soggetti come la stessa Revet, Legambiente,
Unicoop Firenze e i pescatori di Livorno – ha permesso di dimostrare che
è possibile collaborare con i pescatori per rendere più puliti i nostri
mari, dando il là ad iniziative legislative, in Italia e in Europa, per
correggere un’evidente anomalia normativa che impone ai pescatori di
rigettare in mare i rifiuti accidentalmente pescati con le loro reti.
Dall’altra parte la “flotta” stampata in 3D e battente la doppia
bandiera Revet-R3direct costituisce uno dei primi esempi al mondo di
stampa 3D da granulo poliolefinico proveniente da riciclo degli
imballaggi in plastica mista delle raccolte differenziate. Finora
infatti la tecnologia 3D ha sviluppato in particolar modo solo la stampa
da filamenti, quasi sempre a matrice PLA o comunque monopolimeri
vergini.
La scelta di Revet e R3direct va invece in direzione diversa, quella
di provare a nobilitare la frazione plastica delle raccolte
differenziate più difficile da riciclare: il plasmix appunto. Un
percorso che durante la scorsa legislatura sembrava potesse finalmente
ricevere una spinta anche a livello nazionale, grazie a un credito
d’imposta rivolto al riciclo del plasmix, introdotto (per la prima volta
nella storia della legislazione italiana) nella legge di Bilancio 2018. Da allora è passato quasi un anno però, i decreti attuativi non si sono visti e la misura è di fatto ferma. Ma la Toscana va avanti.
fonte: www.greenreport.it