Quei nostri rifiuti elettronici che riempiono le pattumiere del mondo

Greenpeace e l'organizzazione non governativa Basel Action Network hanno tracciato con il Gps 314 apparecchiature elettroniche a fine vita, anche in Italia. Per scoprire che dai 10 paesi europei sono arrivate in nazioni africane e asiatiche. Ecco come funziona lo smaltimento illegale











ROMA - Sulle rotte nascoste dei rifiuti elettronici illegali. Grazie al Gps. Nel maggio 2017 Greenpeace ha collaborato con l'organizzazione non governativa Basel Action Network, che si occupa di vigilare sul traffico internazionale di rifiuti pericolosi verso i paesi in via di sviluppo. L'organizzazione ambientalista ha rottamato in cinque città italiane 50 dispositivi tecnologici e monitorandone poi il percorso successivo verso il fine vita. Greenpeace e Ban hanno depositato in ecocentri, centri di raccolta e isole ecologiche delle province di Bologna, Milano, Roma, Venezia e Napoli stampanti, schermi Lcd, vecchi monitor Crt e computer desktop resi non funzionanti e quindi da considerare a tutti gli effetti rifiuti elettronici non esportabili verso i paesi in via di sviluppo. Alcune apparecchiature, invece, sono state abbandonate per strada.
















All'interno dei dispositivi, poi, era stato posizionato un tracker in grado di trasmettere le coordinate di posizione che ha permesso di scoprire che dei 50 oggetti utilizzati da Greenpeace e Ban per la ricerca, due sono stati esportati fuori dall'Italia per finire sul mercato del "seconda mano": il primo, un computer desktop, ha concluso in Nigeria il viaggio iniziato con il deposito all'Ecocentro di Pianiga in provincia di Venezia. Il secondo, uno schermo Lcd abbandonato in strada a Milano, ha invece inviato il proprio ultimo segnale da Kumasi, seconda città del Ghana, dopo essere transitato dalla Capitale Accra.

















"E' paradossale che, nonostante le normative restrittive vigenti in Italia, la raccolta di rifiuti elettronici sfugga ancora oggi alle filiere legali con spedizioni in Paesi in via di sviluppo - ha commentato Giuseppe Ungherese, responsabile della Campagna Inquinamento di Greenpeace Italia. "Le spedizioni di RAEE in Africa sono spesso frutto di attività illegali che, oltre a non recuperare preziose risorse naturali, quando vengono bruciati (cosa che avviene spesso) possono generare il rilascio di numerose sostanze tossiche come piombo, mercurio e cadmio con forti impatti negativi sull'ambiente e sulla salute". "Certo, la situazione è migliore rispetto a decenni fa, quando non c'erano leggi in proposito. Ma che anche pochi apparecchi sfuggano alla filiera del riciclaggio legale è un problema importante" spiega Ungherese.


















Il rapporto. "Holes in the circular Economy" è stato realizzato da Basel Action Network e ha preso complessivamente in esame dieci paesi (Austria, Belgio, Danimarca, Germania, Ungheria, Irlanda, Italia, Polonia, Spagna e Regno Unito) tracciando grazie al Gps gli spostamenti di 314 apparecchiature elettroniche depositate in centri specializzati o abbandonate in strada. Di queste 19, il 6%, sono state esportate. Il paese dell'Unione Europea da cui sono state esportate il maggior numero di strumentazioni è il Regno Unito (5, tutte dirette verso paesi in via di sviluppo: tre in Nigeria, uno in Tanzania e uno in Pakistan) seguito da Danimarca e Irlanda con 3 strumentazioni esportate ciascuno. In Africa sono arrivate sette delle unità esportate (5 in Nigeria, 1 in Ghana e 1 in Tanzania). Le esportazioni monitorate da questo studio hanno percorso una media di 4.322 chilometri ciascuna e un totale di 77.800 chilometri. Il dato, se proporzionato alla produzione continentale, indica che ogni anno 352.474 tonnellate di rifiuti elettronici si muovono dall'Europa verso paesi in via di sviluppo, una quantità che potrebbe riempire 17.466 container di grandi dimensioni che, caricati su camion, comporrebbero una fila lunga 401 chilometri.


















Come 4500 torri Eiffel. "Su dieci milioni di tonnellate di rifiuti elettronici che vengono prodotti ogni anno dai 28 Stati membri dell'Ue, meno di un terzo viene riciclato. Il resto è inviato in Africa", scriveva nel 2017 la rivista francese l'Express. Una stima confermata anche dal rapporto delle Nazioni Unite "The Global E Waste Monitor 2017" secondo il quale nell'anno precedente la produzione di rifiuti elettronici di tutti i paesi del mondo ha raggiunto i 44,7 milioni di tonnellate, un equivalente di 6,1 chilogrammi per abitante della terra all'anno contro i 5,8 chilogrammi del 2015. Secondo i calcoli dei curatori del rapporto, cumulati, i Raee prodotti nel 2016 sarebbero pari a 4.500 Torri Eiffel. Una quantità che peraltro pare destinata ad aumentare, secondo i curatori del rapporto, raggiungendo i 52,2 milioni di tonnellate annui, pari a 6,8 chilogrammi a persona, entro il 2021. Secondo il rapporto, dei 44,7 milioni di tonnellate di rifiuti elettrici ed elettronici prodotti nel 2016, circa 1,7 milioni di tonnellate non sono stati differenziati correttamente e sono finiti in discarica o inceneriti nei paesi a più alto reddito. Globalmente, soltanto 8,9 milioni di tonnellate sono stati raccolti e riciclati correttamente nel 2017, ossia il 20% di tutti i rifiuti elettronici generati.



















Cosa succede in Italia. "In genere i rifiuti raccolti legalmente vengono smaltiti da consorzi appositi, spesso nel nostro stesso paese", spiega Ungherese. Le apparecchiature elettriche ed elettroniche sono una categoria molto particolare di rifiuti che per la presenza di sostanze tossiche per l'ambiente devono essere correttamente trattati e poi destinati al recupero differenziato dei materiali di cui sono composti. Il servizio "Uno contro Uno" prevede l'obbligo del distributore di ritirare gratuitamente il rifiuto Raee consegnato dal cliente al momento dell'acquisto di una nuova apparecchiatura equivalente. Con il servizio "Uno contro Zero", invece, si possono consegnare tutti i piccoli elettrodomestici (quelli con il lato lungo di massimo 25 centimetri) nelle rivendite con una superficie superiore ai 400 metri quadrati e senza obbligo di acquisto. Ci sono poi i centri di raccolta comunali dove si possono portare gratuitamente tutti i Raee.


















Su tutto il territorio nazionale, secondo dati forniti dal Centro di Coordinamento Raee, sono presenti 4.076 centri di raccolta comunali. Nelle Regioni del Nord sono presenti 2.430 strutture a disposizione dei cittadini mentre il Trentino Alto Adige e la Valle D'Aosta sono le regioni d'Italia con il maggior numero di CdR ogni 100.000 abitanti. Sul territorio delle regioni del centro sono presenti 643 centri di raccolta, mentre nel Meridione e nelle isole sono 1003 per abitante, in linea con il dato nazionale. Da segnalare l'ulteriore aumento dei quantitativi assoluti del 10,03% nel Lazio e dell'8,65% in Abruzzo. La raccolta differenziata di Raee si mostra in crescita anche nell'area Sud e Isole (+2,19%). Tutte le Regioni presentano risultati positivi ad eccezione di Campania e Molise mentre le migliori performance nella raccolta sono attribuibili a Puglia e Calabria, con un aumento rispettivamente del 12,37% e 11,46%. Lievi incrementi si registrano anche per Basilicata e Sicilia.

fonte: www.repubblica.it