Greenpeace: solo un Accordo Globale può proteggere gli Oceani

L’associazione ambientalista pubblica un rapporto, frutto di uno studio con ricercatori delle università di York e Oxford, in cui dimostra che è possibile tutelare oltre un terzo degli oceani entro il 2030. Gli esperti invitano i governi a trovare al più presto misure di tutela al di fuori delle giurisdizioni nazionali
















Per gli scienziati è un obiettivo cruciale per proteggere l’ ecosistema marino e mitigare gli impatti dei cambiamenti climatici : raggiungere un accordo internazionale per la protezione di 230 milioni di chilometri quadrati di mare, al di fuori della giurisdizione degli Stati costieri.
Recentemente Greenpeace ha pubblicato uno studio scientifico all ’ avanguardia che mostra come sia possibile tutelare con una rete di aree protette oltre un terzo degli oceani del Pianeta entro il 2030 . Il rapporto si chiama 30x30: Un piano per la tutela degli oceanied è il risultato di una collaborazione durata un anno tra i ricercatori dell'Università di York, di Oxford e Greenpeace.
OLTRE I CONFINI NAZIONALI
«Purtroppo, gli oceani oltre i confini nazionali sono lasciati in balia dell’interesse di pochi Stati ricchi e potenti. Chiediamo ai Governi di tutto il mondo un Accordo Globale per garantire una adeguata protezione delle aree d’alto mareriformandone le regole di gestione per tutelare un patrimonio comune dell’umanità.Questo rapporto dimostra che abbiamo già tutte le conoscenze scientifiche per farlo», dichiara Giorgia Monti, responsabile Campagna Mare Greenpeace Italia.
I ricercatori hanno scomposto gli oceani in 25 mila quadrati di 100 chilometri di lato e poi hanno mappato la distribuzione di 458 diversi indicatori, tra cui fauna selvaticahabitat e principali caratteristiche oceanografiche, generando centinaia di scenari di quella che potrebbe essere una rete di Santuari marini d’Alto mare su scala planetaria, libera da attività umane dannose, con il minimo impatto socio-economico.
I NEGOZIATI PER L’ACCORDO GLOBALE
I negoziati per un Accordo Globale per stabilire delle misure di tutela della vita marina e degli habitat al di fuori delle giurisdizioni nazionali sono iniziati nel 2018 e si concluderanno nel 2020. Greenpeace lancia l’allarme: se non vogliono condannare all’estinzione numerose specie marine, i governi del mondo devono sbrigarsi e proteggerne almeno un terzo entro il 2030.
«È drammatica la velocità con cui le zone d ’ Alto mare stanno perdendo le loro specie più iconiche », dichiara il professor Callum Roberts biologo marino presso l' Universit à di York . « Perdite eccezionali di uccelli marini, tartarughe, squali e mammiferi sono la conseguenza di un sistema di governance sbagliato, a cui i governi riuniti alle Nazioni Unite devono porre rimedio subito. Questo rapporto mostra come sia possibile progettare una rete di aree protette distribuite nelle acque internazionali di tutto il mondo» .
La dottoressa Sandra Schoettner della campagna Oceani internazionale di Greenpeace dichiara: «Dai cambiamenti climatici, alla pesca eccessiva e all'inquinamento, i nostri oceani sono in pericolo. Abbiamo urgentemente bisogno di proteggerne almeno un terzo entro il 2030. Non si tratta di linee tracciate su una mappa, ma di una catena di protezione coerente e interconnessa che comprende punti chiave per la fauna selvatica, corridoi migratori ed ecosistemi critici. Si tratta di un piano per la protezione degli oceani che salvaguarderebbe l'intero spettro della vita marina».

fonte: www.lastampa.it