SunRazor 01 è la prima imbarcazione italiana nella categoria “Solar”, un trimarano solare ad alta tecnologia “made in Italy” che dopo aver affrontato i primi test in acqua e superato le prove di omologazione in occasione della 6a edizione del Monaco Solar & Energy Boat Challenge di Montecarlo ora si appresta ad affrontare le sfide della Formula 1 elettrica del mare. SunRazor sfiderà altre 18 imbarcazioni solari in Olanda, in occasione della prossima gara di campionato. Sono tutte barche nate da spin-off universitari e da laboratori sperimentali, portate in gara da 8 nazioni diverse.
Un concentrato di alta tecnologia
SunRazor è un trimarano che, rispetto alle altre imbarcazioni in gara concepite per la navigazione nelle calme acque dei canali olandesi, in mare offre maggiore stabilità ed efficienza grazie a un bordo più alto e alla maggiore larghezza dello scafo.
SunRazor 01 nasce grazie al team Blue Matrix che ha aggregato competenze tecniche nei settori più diversi. “Abbiamo unito materiali avanzati e tecnologie aerospaziali, batterie agli ioni di litio di ultima generazione, un propulsore elettrico ad alto rendimento, complessi software di gestione, e sistemi portanti nati da un attento studio fluidodinamico“, spiega il team manager Cristian Pilo, progettista dello scafo.
Grazie al potente motore elettrico e alla sua particolare elica da competizione, SunRazor si solleva sui foil di cui è dotato, vale a dire le superfici portanti, una sorta di ali che gli consentono di raggiungere elevate velocità. Più che una barca, SunRazor è un complesso insieme di sottosistemi elettronici, meccanici e fluidodinamici.
La rete di SunRazor
SunRazor è frutto del lavoro di una rete di professionisti, appassionati, aziende fornitrici, ricercatori e studenti universitari. Fra questi: l’Università di Bologna che ha fornito il battery management system già collaudato con successo sul prototipo di vettura Onda Solare. L’Università di Roma 3 ha testato e messo a punto motore e inverter, ne ha sviluppato scheda di gestione elettronica assieme al suo sofisticato software di gestione.
Sulla base del progetto è stato realizzato il modello in legno da cui sono stati ricavati gli stampi e, infine, in lavorazione sottovuoto, le tre parti dello scafo: la carena del trimarano, divisa in due parti poi unite assieme alla coperta.
Il materiale utilizzato per la costruzione è un sandwich in sottilissima fibra di carbonio, inframezzato da un alveolare in Nomex, una struttura aramadica a nido d’ape. Grazie a questa tecnologia di tipo aerospaziale, lo scafo pesa solo 54 kg nonostante i suoi quasi 8 metri di lunghezza per 2,36 di larghezza. “Eravamo preoccupati per la delicatezza della struttura di coperta” racconta Luca Basciu il costruttore “ma alla fine ci siamo saliti in quattro, tutta la squadra, e ha resistito perfettamente.”
Creative Yachting Solutions si è occupato dell’assemblaggio e della parte elettrica ed elettronica, mentre il sistema dei foil è stato sviluppato dal Politecnico di Bari.
fonte: www.lifegate.it