Il Consorzio nazionale di raccolta e trattamento degli oli e dei grassi vegetali ed animali esausti (CONOE) è formato dai principali soggetti coinvolti nella filiera di produzione e raccolta degli oli stessi presidiando le fasi delle attività di rendicontazione, raccolta e trattamento degli oli vegetali esausti.
Questo mirato ed articolato piano di azione persegue la difesa dell’ecosistema oltre che la tutela della salute dei cittadini nell’ambito di un quadro legislativo definito. Occorre tuttavia sottolineare che il rispetto e la tutela dell’ambiente non possono scaturire solo da obblighi e norme, anche se possono aiutare a dare indicazioni ed indirizzi, ma derivare, principalmente, dalla presa di coscienza che solo i nostri comportamenti determinano le sorti ambientali del nostro territorio.
È in questo scenario che il CONOE intende esortare sempre un maggior numero di soggetti della comunità civile ai vantaggi che una corretta opera di smaltimento è un grado di generare, sotto l’aspetto ambientale ed economico, anche mediante il presidio e la verifica che ogni attore della filiera può attivamente esercitare nelle fasi di raccolta e riciclo per la quota parte e secondo le prerogative che ne caratterizzano il profilo e l’attività.
Obiettivo del CONOE è infatti quello di assicurare su tutto il territorio nazionale il trasporto, lo stoccaggio, il trattamento ed il recupero della filiera di oli e grassi alimentari esausti, riducendone progressivamente la dispersione e l’inquinamento da essi derivanti ed evitarne ogni utilizzo illegale.
Il rapporto CONOE 2018 registra che ogni anno nel nostro paese sono generati 260 mila tonnellate di oli vegetali esausti così ripartiti, industria ristorazione ed artigianato 94 mila tonnellate pari 36% del totale, mentre la parte rimanente, 64% del totale pari a 166 mila tonnellate, deriva da attività domestiche. Il 90% degli oli raccolti nel 2017 è stato avviato al recupero nella filiera della produzione di bio-Diesel. Si stima che per ogni tonnellata di bio-Diesel prodotto da oli vegetali esausti, raccolti dal Consorzio, ed utilizzato come combustibile per autotrazione in sostituzione del gasolio fossile, venga evitata la produzione di 3,13 tonnellate di anidride carbonica facendo registrare una consistente diminuzione di emissioni di gas serra correlati, oltre ad ottenere un risparmio di 1,29 mila m3 di acqua. Questo ha comportato una diminuzione delle importazioni di nuovi prodotti petroliferi consentendo un risparmio sulla bolletta energetica nazionale pari a circa 21 milioni di euro.
Gli oli vegetali esausti rappresentano un agente inquinante il cui controllo e riciclo risulta fondamentale per la salvaguardia dell’ecosistema naturale. Anche se non viene considerato uno scarto pericoloso, a meno che non sia stato contaminato, il rifiuto di olio e grasso commestibile, indicato col codice CER 200125, è frutto di un processo di ossidazione degli oli vegetali, che modificano la propria struttura polimerica originaria a seguito dell’assorbimento delle sostanze inquinanti della carbonizzazione dei residui dei cibi in esso cotti o fritti; da qui il termine “esausto”, ovvero non più utilizzabile a causa della perdita delle sue principali caratteristiche organolettiche.
L’olio vegetale esausto, se viene impropriamente disperso nel terreno, deposita un film sottile attorno alle particelle di terra ed alle radici delle piante rendendole di fatto impermeabili all’acqua e, di conseguenza, impedendo alle stesse l’assunzione delle necessarie sostanze nutritive dal terreno. Inoltre se penetrando nel terreno raggiunge la falda freatica, l’olio esausto forma sopra di essa uno strato lentiforme che, spostandosi con la falda, può raggiungere pozzi di acqua potabile rendendoli inutilizzabili. Se invece l’olio esausto viene sversato in specchi d’acqua superficiali, questo può formare una pellicola impermeabile compromettendo l’esistenza della flora e della fauna sottostanti.
La capillarità del sistema di raccolta della filiera CONOE e l’incrocio con la banca dati interna consentono una valutazione piuttosto precisa delle quantità prodotte di oli usati ogni anno dal settore professionale. La cessione degli oli usati dalle imprese di raccolta alle imprese di recupero e riciclo viene comunicata al CONOE per mezzo di un formulario compilato dalle aziende.
Il Consorzio si occupa anche della raccolta residuale laddove per piccole quantità o per altri motivi i raccoglitori non eseguono il ritiro.
Il riciclo degli oli e dei grassi vegetali usati raccolti nella filiera del Consorzio riguarda principalmente la produzione di bio-Diesel ed è fino ad oggi dal Consorzio valutato come il più efficace e remunerativo in termini ambientali e sociali. Previa decantazione dei residui alimentari eventualmente contenuti, gli oli ed i grassi vegetali esausti possono essere recuperati in molteplici processi ed applicazioni, quali sorgente di energia rinnovabile in impianti di co-gerazione, oppure sottoposti a processi chimico-fisici oppure possono essere trasformati in biolubrificanti da utilizzare in macchine agricole o nautiche, nonché in prodotti della cosmesi, saponi industriali, inchiostri, grassi per la concia e cere per auto.
Ad oggi il principale mercato di sbocco per il recupero di questo rifiuto riguarda la produzione di bio-Diesel, si tratta di un combustibile vegetale non tossico che può essere utilizzato come carburante per autotrazione in sostituzione o miscelato con carburanti di origine fossile, riducendo il contributo di emissioni di anidride carbonica nel settore dei trasporti. Il Consorzio infatti invia il 90% degli oli vegetali esausti alla produzione di bio-Diesel, la Direttiva Europea 2009/28/CE nota anche come RED (Renewable Energy Directive) sulle fonti rinnovabili, prevede infatti l‘obbligo, entro il 2020, di impiegare biocarburanti sostenibili nella misura del 10% del fabbisogno energetico del settore trasporti attraverso fonti rinnovabili.
Nel 2017 Eni e Conoe hanno firmato un accordo per favorire ed incrementare la raccolta degli oli vegetali che alimentano la bioraffineria Eni di Venezia e quella di Gela. Il protocollo sottoscritto tra il Consorzio ed Eni ha reso possibile, primo esempio al mondo, la conversione di una raffineria convenzionale in bioraffineria cioè in grado di trasformare materie prime di origine biologica in biocarburanti di alta qualità. L’accordo consente di mettere in atto buone pratiche di economia circolare realizzando la trasformazione, in impianti industriali nazionali degli oli e dei grassi vegetali esausti.
fonte: http://www.arpat.toscana.it