Mascherine protettive dai filtri di sigaretta. Un brevetto torinese

L’idea è nata per riciclare questo rifiuto inquinante nel settore tessile. Dopo essere stata igienizzata, la fibra di cellulosa subisce trattamento simile alla cardatura della lana



Dai mozziconi alle mascherine. C’è una seconda vita per i filtri delle sigarette, che non nuoce gravemente alla salute. Anzi, la protegge. Si chiama Isabel, il brevetto dell’energy manager torinese Antonio Fischetto realizzato con l’aiuto di tre giovani collaboratori: Alessandro Guastella, Denis Brasola e Nicholas Carbone. Il prototipo è stato depositato alla Camera di Commercio il 16 marzo e messo subito a disposizione «gratuitamente di chi produce mascherine». L’idea, tutta made in Italy, è nata per riciclare questo rifiuto inquinante nel settore tessile. «Siamo partiti con le imbottiture dei giubbotti, al posto della piuma d’oca, e con l’interno delle cucce per animali domestici — racconta Antonio Fischetto — ma vogliamo fare la nostra parte in questa emergenza sanitaria da Coronavirus e così abbiamo lavorato per trasformare il materiale di recupero delle sigarette in dispositivi di protezione individuale».


Dopo essere stata igienizzata, la fibra di cellulosa contenuta nei filtri subisce un secondo trattamento. «Un processo simile alla cardatura della lana, che trasforma questo tessuto rendendolo morbido quasi come il cotone — continuano gli inventori di Isabel — e perfetto per diventare mascherina medica o industriale, o imbottitura di modelli chirurgici già confezionati».

In Piemonte c’è già chi ha deciso di prendere spunto da questo brevetto. E’ la Vercalmodel di Beinasco, nella prima cintura torinese, azienda che «ha riconvertito la produzione interna passando dalla produzione di sedili per auto a quella di dispositivi individuali di protezione — continua l’energy manager — e siamo in contatto con alcuni sindaci delle comunità montane locali per capire se e come aiutarli a produrre mascherine visto l’attuale difficoltà nel recuperarne». Immaginare, trovare e realizzare soluzioni utili «per superare l’emergenza da Covid-19 è una passione che travolge» rivela Fischetto. Che ha scritto e inviato una lettera al Ministero Dello Sviluppo Economico proponendo all’ente pubblico di poter coinvolgere, nella produzione di protezioni ottenute dai mozziconi di sigaretta, «i detenuti delle carceri italiane che hanno settori interni di lavorazione tessile».

fonte: https://torino.corriere.it/


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