È quanto sostengono i ricercatori dell’Università di Reading, sulla base dei risultati preliminari di Cook Clever, un progetto finanziato dall’Istituto europeo per l’innovazione e la tecnologia EIT Food, un organismo indipendente dell’Unione europea. Per questo studio, sono stati intervistati giovani tra i 18 e i 25 anni (i più “grandi” tra gli appartenenti alla Generazione Z) sulle loro abitudini alimentari, scoprendo che molti di essi avevano provato questa forma di ansia sociale, voglie improvvise e la sensazione di dover assaggiare cibi sempre nuovi. A tutto ciò, si aggiungono poi lo scarso interesse per il consumo e il riciclo degli avanzi e per la pianificazione dei pasti. Gli ingredienti perfetti per lo spreco alimentare.

Tra i giovani della Generazione Z, la paura di perdere esperienze e il desiderio di provare piatti sempre nuovi può contribuire allo spreco alimentare
Le iniziative messe in campo finora per ridurre lo spreco di cibo a livello domestico, come frigoriferi comuni e app di food sharing, non hanno infatti tenuto conto delle differenze nel comportamento alimentare delle diverse fasce d’età. “Quello che abbiamo scoperto dai nostri studi con la Generazione Z – spiega Natalie Masento, ricercatrice in Psicologia applicata a capo del progetto – è che hanno specifiche spinte e abitudini per quanto riguarda il cibo. Vogliono piatti nuovi ed eccitanti e si oppongono con forza agli inviti di sfruttare di più gli avanzi. Questo ha delle implicazioni nel momento in cui pensiamo a come coinvolgerli in comportamenti che producono meno sprechi”.
“Tradizionalmente – prosegue Masento – si è posta l’attenzione sulla pianificazione dei pasti e sull’uso di ingredienti e avanzi, ma questo approccio potrebbe non essere il modo migliore per incoraggiare i giovani della Generazione Z a ridurre il proprio spreco di cibo se vogliono qualcosa di impulsivo e nuovo ad ogni pasto.” I partecipanti, infatti, hanno anche sottolineato che il loro stile di vita – cucine in comune con coinquilini, la difficoltà a fare la spesa quando non si possiede un’auto e ritmi frenetici – rende più difficile cucinare e mantenere abitudini alimentari regolari e, dall’altro lato, rende più convenienti e accessibili opzioni come la consegna a domicilio o l’acquisto di cibo d’asporto rientrando a casa.
Attualmente, circa un terzo del cibo prodotto nel mondo viene sprecato. E questo spreco contribuisce all’8% delle emissioni di gas climalteranti prodotte dall’attività umana, addirittura più dei trasporti. “Con la Generazione Z dipinta come la generazione della sostenibilità – afferma Lilly Da Gama, ricercatrice specializzata nello spreco alimentare – ci saremmo aspettati di vedere un maggiore livello di coinvolgimento nell’attivismo domestico, come cercare di ridurre lo spreco alimentare. C’è un certo di livello di consapevolezza verso il problema, tuttavia questi risultati suggeriscono che una miriade di desideri personali, preferenze e problemi quotidiani impediscono un coinvolgimento superiore”
fonte: www.ilfattoalimentare.it
Le iniziative messe in campo finora per ridurre lo spreco di cibo a livello domestico, come frigoriferi comuni e app di food sharing, non hanno infatti tenuto conto delle differenze nel comportamento alimentare delle diverse fasce d’età. “Quello che abbiamo scoperto dai nostri studi con la Generazione Z – spiega Natalie Masento, ricercatrice in Psicologia applicata a capo del progetto – è che hanno specifiche spinte e abitudini per quanto riguarda il cibo. Vogliono piatti nuovi ed eccitanti e si oppongono con forza agli inviti di sfruttare di più gli avanzi. Questo ha delle implicazioni nel momento in cui pensiamo a come coinvolgerli in comportamenti che producono meno sprechi”.
“Tradizionalmente – prosegue Masento – si è posta l’attenzione sulla pianificazione dei pasti e sull’uso di ingredienti e avanzi, ma questo approccio potrebbe non essere il modo migliore per incoraggiare i giovani della Generazione Z a ridurre il proprio spreco di cibo se vogliono qualcosa di impulsivo e nuovo ad ogni pasto.” I partecipanti, infatti, hanno anche sottolineato che il loro stile di vita – cucine in comune con coinquilini, la difficoltà a fare la spesa quando non si possiede un’auto e ritmi frenetici – rende più difficile cucinare e mantenere abitudini alimentari regolari e, dall’altro lato, rende più convenienti e accessibili opzioni come la consegna a domicilio o l’acquisto di cibo d’asporto rientrando a casa.
Attualmente, circa un terzo del cibo prodotto nel mondo viene sprecato. E questo spreco contribuisce all’8% delle emissioni di gas climalteranti prodotte dall’attività umana, addirittura più dei trasporti. “Con la Generazione Z dipinta come la generazione della sostenibilità – afferma Lilly Da Gama, ricercatrice specializzata nello spreco alimentare – ci saremmo aspettati di vedere un maggiore livello di coinvolgimento nell’attivismo domestico, come cercare di ridurre lo spreco alimentare. C’è un certo di livello di consapevolezza verso il problema, tuttavia questi risultati suggeriscono che una miriade di desideri personali, preferenze e problemi quotidiani impediscono un coinvolgimento superiore”
fonte: www.ilfattoalimentare.it
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