Si tratta di sostanze il cui utilizzo è vietato in Europa in prodotti come giocattoli e articoli per l’infanzia data la loro pericolosità, ma che tuttavia possono essere usate per produrre plastiche destinate a entrare in contatto con gli alimenti, secondo l’attuale Regolamento sui polimeri. In altre parole, per quanto strano possa sembrare, l’uso di Dehp e Dbp non è contro la legge. È solo l’eventuale migrazione nell’alimento ad essere regolamentata. Il problema si allarga a macchia d’olio se si considera che molti degli articoli analizzati, al termine della propria vita utile, vengono riciclati: ciò significa che finiscono in questo ciclo di recupero anche le sostanze chimiche tossiche che l’agenzia svedese ha rilevato. Riscontrata anche la presenza di Bisfenolo A, altro importante contaminante e da tempo fonte di discussione tra le agenzie per la sicurezza alimentare dei diversi Stati membri.
La Francia ha da tempo iniziato una campagna contro gli interferenti endocrini
Questi test sono stati effettuati dalle autorità svedesi, ma non c’è motivo di credere che le cose siano diverse negli altri Paesi. La maggior parte dei prodotti oggi sono fabbricati in catene di fornitura globali e distribuiti in tutto il mondo. In questo contesto vi sono Paesi che si stanno muovendo autonomamente per tutelare i propri cittadini. È il caso della Francia che, dopo aver posto un bando nazionale alla presenza di Bpa in tutti i materiali a contatto con alimenti (slegandosi di fatto dalle disposizioni armonizzate europee), ha recentemente proposto un progetto di legge volto a fornire trasparenza sui prodotti chimici che alterano il sistema endocrino (gli interferenti endocrini) nei prodotti di consumo, tra cui i materiali a contatto con alimenti.
Secondo la bozza di decreto, che dovrebbe entrare in vigore il 1° gennaio 2022, chi commercializza prodotti di consumo dovrà dichiarare su apposita piattaforma digitale pubblica, la presenza nei propri prodotti di eventuali interferenti endocrini. L’obbiettivo è fornire ai cittadini informazioni trasparenti sulla presenza di tali composti. Potrebbe tra l’altro essere valutata la possibilità di inserire queste informazioni direttamente in etichetta.
Tuttavia, anche la Commissione Europea non rimarrà solo spettatrice immobile di questa situazione che presenta un quadro legislativo evidentemente carente sotto molteplici aspetti. La Commissione si accinge finalmente a riformare le regole sulla sicurezza dei materiali a contatto con alimenti, e vi è in atto l’ipotesi di revisione del Regolamento quadro 1935/2004.
(*) Il Bisfenolo A (BPA) è prodotto sin dagli anni ’60 dello scorso secolo ed è una sostanza chimica molto utilizzata in tutti i paesi industrializzati. È impiegato nella produzione delle plastiche in policarbonato (molto diffuse per le proprietà di trasparenza, resistenza termica e meccanica), utilizzate nei recipienti per uso alimentare, e nelle resine epossidiche che compongono il rivestimento protettivo interno presente nella maggior parte delle lattine per alimenti e bevande.
(**) Gli ftalati sono sostanze chimiche utilizzate per ammorbidire (o “plastificare”) alcuni materiali usati in una serie di prodotti industriali e di consumo tra cui materiali a contatto con alimenti come il Pvc.
fonte: www.ilfattoalimentare.it
Questi test sono stati effettuati dalle autorità svedesi, ma non c’è motivo di credere che le cose siano diverse negli altri Paesi. La maggior parte dei prodotti oggi sono fabbricati in catene di fornitura globali e distribuiti in tutto il mondo. In questo contesto vi sono Paesi che si stanno muovendo autonomamente per tutelare i propri cittadini. È il caso della Francia che, dopo aver posto un bando nazionale alla presenza di Bpa in tutti i materiali a contatto con alimenti (slegandosi di fatto dalle disposizioni armonizzate europee), ha recentemente proposto un progetto di legge volto a fornire trasparenza sui prodotti chimici che alterano il sistema endocrino (gli interferenti endocrini) nei prodotti di consumo, tra cui i materiali a contatto con alimenti.
Secondo la bozza di decreto, che dovrebbe entrare in vigore il 1° gennaio 2022, chi commercializza prodotti di consumo dovrà dichiarare su apposita piattaforma digitale pubblica, la presenza nei propri prodotti di eventuali interferenti endocrini. L’obbiettivo è fornire ai cittadini informazioni trasparenti sulla presenza di tali composti. Potrebbe tra l’altro essere valutata la possibilità di inserire queste informazioni direttamente in etichetta.
Tuttavia, anche la Commissione Europea non rimarrà solo spettatrice immobile di questa situazione che presenta un quadro legislativo evidentemente carente sotto molteplici aspetti. La Commissione si accinge finalmente a riformare le regole sulla sicurezza dei materiali a contatto con alimenti, e vi è in atto l’ipotesi di revisione del Regolamento quadro 1935/2004.
(*) Il Bisfenolo A (BPA) è prodotto sin dagli anni ’60 dello scorso secolo ed è una sostanza chimica molto utilizzata in tutti i paesi industrializzati. È impiegato nella produzione delle plastiche in policarbonato (molto diffuse per le proprietà di trasparenza, resistenza termica e meccanica), utilizzate nei recipienti per uso alimentare, e nelle resine epossidiche che compongono il rivestimento protettivo interno presente nella maggior parte delle lattine per alimenti e bevande.
(**) Gli ftalati sono sostanze chimiche utilizzate per ammorbidire (o “plastificare”) alcuni materiali usati in una serie di prodotti industriali e di consumo tra cui materiali a contatto con alimenti come il Pvc.
fonte: www.ilfattoalimentare.it
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