Perchè non importa chi sei o da dove vieni, la lotta per un futuro migliore riguarda anche te
Lucie Pinson, 35 anni, militante e attivista per la giustizia climatica dal 2013, è stata insignita del premio Goldman per la regione Europa nel 2020.
Lucie, originaria di Nantes, svolge gli studi di storia e scienze politiche all’Università Rhodes in Sudafrica. Questa esperienza è fondamentale per le sue scelte future. Durante gli anni passati in quel paese ha modo di osservare, rimanendone fortemente colpita, le conseguenze catastrofiche del carbone sull’ambiente e sulla sanità.
Dopo un master in Relazioni Internazionali all’Università di Sorbona, Lucie avvia la sua carriera nella ONG “Amis de la Terre”.
Grazie all’esperienza maturata in seno all’organizzazione come coordinatrice della campagna “finance privée”, Lucie individua il suo bersaglio: la finanza.
Il suo ragionamento parte da una constatazione molto semplice: la transizione ecologica non può diventare realtà finché i grandi investitori continueranno a finanziare l’estrazione di combustibili fossili.
Infatti, contrariamente a quanto si legge sulla finanza sostenibile, la finanza dominante si colloca tuttora agli antipodi degli obiettivi della giustizia sociale e climatica.
Solitamente le ONG trascurano il campo della finanza, perché ritenuto erroneamente un settore troppo distante, ostico e appannaggio di esperti.
Eppure, la lotta per un mondo più giusto non può non passare dal coinvolgimento di questi grandi attori. La finanza impatta su milioni di persone.
Detto fatto.
Lucie fonda “Reclaim Finance”, con l’obiettivo di fare pressione sugli istituti creditizi per limitare i loro investimenti nelle energie fossili, specialmente il carbone, prima fonte di emissione di CO2 al mondo e causa principale del riscaldamento climatico.
Da allora non si è più fermata, raggiungendo obiettivi ambiziosi. E’ riuscita a far sì che alcune banche francesi si impegnassero a limitare i loro investimenti nel carbone. A cedere alle sue pressioni sono state: Crédit Agricole, BNP Paribas, Société générale, AXA, le Fonds de Pension Norvégien e la Banque européenne d’investissement. Non solo, ma ha convinto 29 gruppi finanziari, tra cui assicurazioni, a dotarsi di una strategia coal-exit.
Come riportato in un’intervista, il metodo con cui Lucie opera consiste nel “fissarsi degli obiettivi raggiungibili e gestibili, identificare il bersaglio, trovare il suo punto debole, fare il bilancio delle proprie forze militanti, attendere un’opportunità e colpire”.
Reclaim Finance adotta un approccio molto concreto, che rispecchia le idee della sua fondatrice e direttrice. Non potendo rivoluzionare la finanza dominante, l’obiettivo dell’organizzazione è quello di limitarne gli impatti più nocivi attaccando bersagli mirati finché non si raggiunge un risultato reale e positivo.
Ci sono varie tecniche che Lucie utilizza per ottenere ciò che vuole. Dalle lunghe sessioni di advocacy alle azioni più impattanti. Ad esempio, una pratica ricorrente consiste nell’acquistare azioni di importanti società per poter partecipare alle assemblee degli azionisti e denunciare pubblicamente il loro operato.
Di certo il coraggio e la tenacia non le mancano. Come lei stessa dice “se il sorriso non basta a dissuadere, bisogna instaurare un rapporto di forza, utilizzando strumenti di denuncia plateale del “name and shame”.
Da una parte la lotta, dall’altra la formazione. Lucie passa le giornate davanti al computer a studiare nozioni di finanza, leggere database, fare calcoli e arrivare con soluzioni fattibili e alternative per gli istituti bancari.
Infatti, per convincerli non sempre le minacce alla reputazione sono la migliore strategia. Serve anche mostrare loro i rischi degli investimenti sul lungo termine, proporre un piano alternativo e altrettanto remunerativo.
In sostanza Lucie e la sua ONG fanno anche consulenza alle imprese e alle banche.
Nonostante i riconoscimenti ottenuti, la strada è tutta in salita. L’attivista lo sa bene e ha deciso fin dalle origini che la sua ONG dovesse posizionarsi in una dimensione internazionale, di qui la scelta del nome inglese. Gli obiettivi nel prossimo futuro sono di fare rete, moltiplicare le battaglie, concentrarsi sul disinvestimento da altri tipi di combustili, quali il gas e il petrolio.
fonte: extinctionrebellion.it
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