Ci sono micro-plastiche nella calotta glaciale più grande d’Europa

Trovate in un’area incontaminata del ghiacciaio Vatnajokull in Islanda. Le microplastiche possono influenzare lo scioglimento e il comportamento areologico dei ghiacciai, “contribuendo all’innalzamento del livello dei mari in seguito allo scioglimento dei ghiacci”
















Sono state trovate micro-plastiche in un’area incontaminata del ghiacciaio Vatnajokull in Islanda, la più grande calotta glaciale d’Europa. E’ la prima volta che accade, e il ritrovamento è stato descritto in un articolo pubblicato su ‘Sustainability’, da parte degli scienziati dell’Università di Reykjavik, dell’Università di Goteborg, e dell’Ufficio meteorologico islandese.

Le microplastiche – viene spiegato – possono influenzare lo scioglimento e il comportamento areologico dei ghiacciai, “contribuendo all’innalzamento del livello dei mari in seguito allo scioglimento dei ghiacci”.

Il gruppo di ricerca ha identificato le particelle plastiche classificandole in varie dimensioni, grazie alla microscopia ottica e alla spettroscopia Raman (la spettroscopia Raman o spettroscopia di scattering Raman è una tecnica di analisi dei materiali basata sul fenomeno di diffusione di una radiazione elettromagnetica monocromatica da parte del campione analizzato). Lo studio sulle micro-plastiche si è concentrato principalmente sulla discussione degli effetti della contaminazione in mare; e finora sono state condotte poche ricerche sulla presenza nelle calotte glaciali terrestri. Particelle polimeriche sono state trovate nelle Alpi italiane, nelle Ande ecuadoriane e negli iceberg alle Svalbard.

Secondo Hlynur Stefansson, primo autore dell’articolo, la comprensione della distribuzione della plastica microscopica e dei suoi effetti a breve e lungo termine sulla dinamica del ghiaccio è di “vitale importanza”. “I risultati confermano che le micro-plastiche sono distribuite nell’atmosfera. Non comprendiamo abbastanza bene i percorsi delle particelle nel nostro ambiente. La plastica viene trasportata dalla neve e dalla pioggia. Dobbiamo saperne di più sulle cause. I campioni che abbiamo prelevato provengono da una posizione molto remota e incontaminata nel ghiacciaio Vatnajokull, senza un facile accesso, quindi è improbabile che la causa sia l’inquinamento diretto dall’attività umana”.

Ma in base a quanto emerso con lo studio “abbiamo anche bisogno di sapere molto di più sugli effetti a breve e lungo termine della microplastica sulla dinamica del ghiaccio”, e soprattutto se esiste un “contributo allo scioglimento dei ghiacciai. Perché in questo caso potrebbe giocare un ruolo fondamentale nell’innalzamento del livello dei mari. Le particelle […] si degradano molto lentamente in un ambiente freddo, dove possono accumularsi e persistere per un tempo molto lungo. Alla fine, verranno rilasciati insieme all’acqua disciolta del ghiaccio, contribuendo all’inquinamento dell’ambiente marino. Per questo – conclude – è molto importante mappare e comprendere la presenza e la dispersione di micro-plastiche nei ghiacciai su scala globale”.

fonte: www.rinnovabili.it


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