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Fotovoltaico contro la povertà energetica: come sta funzionando il reddito energetico dove è partito?

Impianti solari gratis alle famiglie indigenti: a un anno dall'avvio abbiamo verificato l’andamento del progetto pilota di Porto Torres, in Sardegna.

















Il recente annuncio della Puglia sul varo di un reddito energetico regionale ha riportato alla ribalta la questione della lotta alla povertà energetica in Italia tramite l’autoproduzione da rinnovabili.
L’ISTAT stima che nel 2018 le persone in condizioni di povertà assoluta fossero 5 milioni, cioè l’8,4% degli italiani, e quelle in condizioni di povertà relativa quasi 9 milioni, ovvero il 15% della popolazione. Fra poveri assoluti e relativi insomma, 14 milioni di italiani – quasi un quarto della popolazione – hanno difficoltà a far fronte a necessità come pagare la bolletta elettrica.
È su questo sfondo che abbiamo verificato l’andamento del progetto pilota di Porto Torres (SS), il primo esperimento italiano di reddito energetico, avviato un anno fa. E le prime indicazioni sembrano positive.
Il reddito energetico si basa su tre cardini, di cui due fanno perno sulle istituzioni e uno sulle famiglie.
Si inizia con lo stanziamento di un finanziamento pubblico a fondo perduto per l’installazione di impianti fotovoltaici o micro-eolici presso le famiglie più bisognose – la spinta che fa partire la bicicletta. Si passa attraverso l’auto-consumo immediato e lo scambio con la rete dell’energia verde prodotta dagli impianti da parte delle famiglie – si impara ad andare in bicicletta; si chiude il cerchio con la creazione di un fondo rotativo dove confluiscono i proventi dall’immissione in rete dell’energia non immediatamente auto-consumata, i cui incassi finanzieranno nuovi impianti per altre famiglie bisognose – si mettono i soldi da parte per nuove biciclette.
Quello che intende essere un circolo virtuoso è esemplificato in questo schema del Gestore dei Servizi Energetici (GSE):
Figura 1 – Schema tratto da una presentazione del GSE (Porto Torres, 12 gennaio 2019)
A Porto Torres, il circolo virtuoso si è compiuto? Le famiglie meno abbienti hanno effettivamente visto ridursi le bollette? Il fondo rotativo sta accumulando un gruzzolo per il futuro energetico di altre famiglie?
Secondo il GSE, nei primi cinque mesi di operatività, i primi 46 impianti residenziali su 49 ammessi e già entrati in esercizio, per una potenza complessiva di 94 kWp, hanno generato 27,2 MWh. Da notare che contribuisce ad alimentare e remunerare il fondo rotativo non solo l’energia ceduta alla rete, ma anche quella scambiata sul posto.
Figura 2 – Schema tratto da una presentazione del GSE (Porto Torres, 12 gennaio 2019)
Rispetto all’illustrazione, sono entrati in esercizio altri tre impianti residenziali e uno condominiale, la cui potenza è di circa 10 kWp. Gli altri impianti – tutti casalinghi – hanno invece potenze comprese fra 1,5 e 3 kWp. A regime, quindi, il progetto pilota di Porto Torres conta complessivamente 50 impianti, di cui uno solo condominiale, con una potenza complessiva di circa 110 kWp.
Secondo Cristina Biancu, assessora all’Ambiente di Porto Torres, le prime famiglie che hanno preso parte al programma hanno riferito di aver visto la loro bolletta elettrica “praticamente dimezzata” rispetto agli importi precedenti l’installazione degli impianti FV.
Uno dei 49 beneficiari casalinghi da noi raggiunto, con un impianto da 1,5 kWp, ha detto di non avere ancora fatto un consuntivo delle bollette prima e dopo l’installazione FV, ma che “a sensazione” un po’ di risparmio c’è stato, anche se non così evidente come quello menzionato da Biancu.
Secondo l’assessora, dal novembre 2018, mese in cui sono stati allacciati i primi impianti, al marzo 2019, la monetizzazione dell’energia ceduta alla rete e accantonata nel fondo rotativo ammonta a circa 6.000 euro.
Tale dato, seppur di massima e scaturito da impianti nuovi, quindi massimamente performanti, indica che gli impianti abbiano remunerato il fondo rotativo al ritmo medio di 120 euro a impianto in un periodo di soli cinque mesi circa, quindi ad un ritmo quasi doppio rispetto ai 150 euro l’anno stimati nel seguente schema, seppur solo esemplificativo, del GSE.
Figura 3 – Schema tratto da una presentazione del GSE (Porto Torres, 12 gennaio 2019)
Lo schema è basato su un consumo medio di 2.600 kWh/anno di una famiglia tipica italiana e su un impianto FV da 2 kWp, che è la potenza media degli impianti casalinghi installati nel progetto pilota di Porto Torres.
L’andamento medio potrebbe essere stato sbilanciato positivamente dall’apporto dell’impianto da 10 kWp. Se si facesse figurare l’impianto da 10 kWp come cinque impianti da 2 kWp, il totale degli impianti casalinghi aumenterebbe a 54, il cui contributo teorico medio al fondo rotativo ammonterebbe a circa 111 euro in cinque mesi, comunque superiore di oltre il 50% rispetto ai 150 euro l’anno stimati.
Va considerato inoltre che la somma confluita nel fondo rotativo è stata prodotta in un periodo in cui non tutti gli impianti erano ancora stati allacciati.
Per contro, se l’energia immessa in rete è più di quella attesa, potrebbe voler dire che la quota di energia immediatamente autoconsumata dalle famiglie sia inferiore a quella stimata. Ciò in realtà non dovrebbe essere, vista l’indicazione di alcune famiglie circa una forte riduzione delle bollette, possibile solo con un loro accentuato autoconsumo.
La soluzione del rebus potrebbe essere che gli impianti stiano producendo più delle attese, allungando la coperta sia sul lato dei risparmi in bolletta che su quello dell’energia immessa in rete.
Tale probabilità sembra sostenuta dai dati di produzione dell’impianto condominiale da circa 10 kWp. Secondo i dati del sistema di telecontrollo dell’impianto, forniti dal Comune di Porto Torres, nel giugno 2019, l’impianto ha generato 1.801 kWh, il 35% in più rispetto ai 1.333 kWh stimati dai progettisti. Tale andamento è confermato dalla produzione di luglio.
           Figura 4 – Produzione parziale luglio 2019 impianto condominiale da 9,99 kWp
Il dato rimane positivo anche senza chiedere all’oste se il vino è buono. Prendendo infatti a riferimento le stime di PVGIS per un impianto teorico della stessa taglia a Porto Torres, l’impianto condominiale del progetto pilota ha prodotto in giugno quasi il 12% in più rispetto alla simulazione – fatta fra l’altro dando all’impianto simulato la migliore inclinazione e orientamento possibili, situazione ottimale di cui invece non gode l’impianto condominiale.
È ancora presto, ma i primi riscontri del progetto pilota di Porto Torres sul reddito energetico sembrano positivi. L’assessora Biancu ha detto che il Comune emetterà a settembre un nuovo bando, per allargare il perimetro del progetto a nuovi beneficiari.
Il beneficiario casalingo da noi contattato ha confermato che sia il Comune che l’azienda installatrice lo hanno formato e consigliato su come massimizzare l’auto-consumo immediato dell’energia FV, testimonianza che combacia con i dati a disposizione.
È auspicabile che gli aspetti della formazione delle nuove figure dei consumatori-produttori sul buon uso delle energie rinnovabili siano esplicitamente integrati in leggi e regolamenti, cosa che spesso non avviene.
Se è vero infatti che la diffusione delle rinnovabili dipende non solo dalle variabili economiche ma anche da una cultura dell’energia, la cultura non può prescindere dalla formazione. E le istituzioni possono svolgere un ruolo ancora maggiore nell’infondere formazione e cultura energetica nei loro provvedimenti.
fonte: www.qualenergia.it

A Porto Torres il reddito energetico è diventato realtà

Inaugurato il progetto del Comune sardo e del Gse: 50 cittadini sperimentano il fotovoltaico sociale. Ora si replica in Puglia



















È passato poco più di un anno e mezzo dall’annuncio e oggi il primo progetto di reddito energetico italiano è realtà. A inaugurarlo è il Comune di Porto Torres, in Sardegna: il sindaco Sean Wheeler, grazie alla collaborazione del Gestore dei Servizi Energetici – GSE, ha deciso di testare un nuovo percorso per ridurre le bollette energetiche dei suoi cittadini. Il meccanismo alla base del reddito energetico è semplice: l’amministrazione ha investito 250mila l’anno in un fondo rotativo le cui risorse sono state assegnate tramite bando alle famiglie in difficoltà economica per l’acquisto in comodato di impianti fotovoltaici domestici (<20 kW di potenza).

Come spiegano gli assessori Cristina Biancu e Domenico Vargiu, rispettivamente all’Ambiente e al Bilancio, in questo modo il progetto ha permesso a circa cinquanta beneficiari di ottenere un sistema fotovoltaico in forma gratuita “L’energia prodotta aiuta le famiglie nel pagamento della bolletta quanto non viene consumato è rivenduto alla rete elettrica. Il ricavato è inserito in un fondo comunale che crescerà nel tempo e sarà usato per l’acquisto di nuovi pannelli”.


Un sistema perfetto sulla carta che ha dato prova di esserlo anche nella realtà. L’obiettivo? Da una parte a tutelare l’ambiente e dall’altra a portare avanti un percorso sociale di rilancio economico del territorio. Le stime presentate valutano un risparmio medio a famiglia di circa 150-200 euro sulla bolletta elettrica, abbastanza da convincere il Comune ad ampliare ulteriormente il progetto. Il fondo rotativo, infatti, si autoalimenterà con la vendita dei surplus di produzione per raggiungere nel futuro un numero maggiore di cittadini.

“Abbiamo dato prova che anche i progetti più ambiziosi possono essere realizzati sono orgoglioso di poter dire che il reddito energetico è una realtà tangibile a Porto Torres e darà l’esempio all’Italia e all’Europa. – ha commentato il sindaco Wheeler – Grazie a questa iniziativa sposiamo la riconversione energetica, diamo un aiuto sociale e stimoliamo il concetto di condivisione delle risorse”.

L’esperimento sardo non sarà un caso isolato, come chiarisce l’amministratore delegato del GSE, Roberto Moneta “L’iniziativa avviata dal Comune di Porto Torres e sostenuta dal GSE è importante soprattutto per la sua dimensione sociale: il nostro obiettivo sia proprio quello di replicare su scala nazionale iniziative che non solo promuovano lo sviluppo sostenibile nel nostro Paese, ma ne diffondano la cultura stessa, compresa quella di inclusione sociale. Inizieremo fin da subito replicando il progetto con la Regione Puglia”. 

fonte: www.rinnovabili.it