La febbre dell'Europa, un decennio di riscaldamento record

L'ultimo decennio è stato il più caldo registrato in Europa: +1,3 °C rispetto alla media preindustriale. Verso fine secolo potremmo trovarci a +2,5/+4 ° C rispetto alla media del 1961-1990. L'ultima relazione dell'Agenzia Europea per l'Ambiente mostra i sintomi del global warming nel Vecchio Continente e invita ad agire in fretta.
Temperature medie più elevate, precipitazioni in diminuzione nelle regioni meridionali e in aumento in Europa settentrionale. La crosta ghiacciata della Groenlandia, i ghiacci nell'Artico e numerosi ghiacciai in Europa che si stanno sciogliendo, le superfici innevate diminuite e il permafrost riscaldato. Sono alcuni dei sintomi del global warming descritti nella relazione "Climate change, impacts and vulnerability in Europe 2012" diffusa ieri dall'Agenzia Europea per l'Ambiente (EEA).
Un documento (allegato in basso) tanto più preoccupante perché arriva nello stesso giorno in cui il programma per l'ambiente ONU, l'UNEP, nel suo “Emission Gap Report 2012” ci dice che con gli impegni di riduzione delle emissioni stare sotto la soglia dei 2 °C di riscaldamento è impossibile. E solo qualche giorno fa il report della Banca Mondiale spiegava come il Pianeta sia avviato verso un catastrofico innalzamento della temperatura media di 4 °C.
L'ultimo decennio (2002-2011) è stato il più caldo registrato in Europa, con una temperatura della superficie terrestre più elevata di 1,3 °C rispetto alla temperatura media in epoca preindustriale. Diversi modelli di proiezione evidenziano che la temperatura in Europa potrebbe alzarsi di 2,5-4 °C verso la fine del XXI secolo, rispetto alla media del 1961-1990.
Le ondate di caldo sono aumentate in termini di frequenza e lunghezza, causando decine di migliaia di morti negli ultimi decenni. Secondo la relazione, se le società non si adatteranno, il previsto aumento delle ondate di calore potrebbe accrescere il numero di morti nei prossimi decenni. Tuttavia, si prevede che i morti per assideramento diminuiranno in molti Paesi.
In base alla relazione, le precipitazioni stanno diminuendo nelle regioni meridionali, ma sono in aumento nell'Europa settentrionale. Le previsioni dicono che tali tendenze continueranno e il cambiamento climatico causerà un aumento delle inondazioni, in particolare nell'Europa settentrionale, poiché l’aumento delle temperature intensifica il ciclo dell'acqua. Tuttavia, è difficile comprendere l'influenza del cambiamento climatico sui dati relativi alle inondazioni verificatesi in passato.
La siccità dei fiumi sembra essere diventata più grave e frequente in Europa meridionale. Secondo le proiezioni, in estate il livello minimo dei fiumi diminuirà significativamente in Europa meridionale, nonché in numerose altre parti d'Europa in varia misura.
L'Artico si sta riscaldando più velocemente rispetto ad altre regioni. Nel 2007, 2011 e 2012 è stato osservato nell'Artico un livello della banchisa al minimo storico, che è sceso a circa la metà dell'estensione minima registrata negli anni 80. Lo scioglimento della crosta ghiacciata della Groenlandia è raddoppiato dagli anni 90, perdendo in media, tra il 2005 e il 2009, 250 miliardi di tonnellate di massa ogni anno. I ghiacciai nelle Alpi hanno perso circa due terzi del proprio volume dal 1850 e le proiezioni dicono che tali tendenze continueranno
(Nell'immagine sotto la previsione su come cambierà la frequenza delle nevicate dal periodo 1971-1990, a sinistra, al periodo 2041-2070; cliccare per versione ingrandita).
I livelli marini sono in aumento, così come il rischio di inondazioni costiere durante le tempeste. Il livello medio globale del mare è aumentato di 1,7 mm l'anno nel XX secolo e di 3 mm l'anno negli ultimi decenni. Le proiezioni future variano sensibilmente, ma è probabile che l'aumento del livello del mare nel XXI secolo sarà maggiore rispetto al XX secolo. Tuttavia, tale aumento risulta diversificato sulle coste europee, per esempio a causa di movimenti locali di masse in superficie.
Oltre agli impatti sulla salute dovuti al calore, la relazione evidenzia come rilevanti anche altri effetti sulla salute umana. Il cambiamento climatico ha un ruolo nella trasmissione di determinate malattie. Per esempio, permette alle specie di zecche Ixodes ricinus di prolificare più a nord, mentre un ulteriore riscaldamento potrebbe rendere alcune parti d'Europa più adatte ad accogliere flebotomi e zanzare portatrici di malattie. La stagione dei pollini è più lunga e inizia 10 giorni prima rispetto a 50 anni fa, con effetti anche sulla salute umana.
Molti studi hanno misurato cambiamenti diffusi nelle caratteristiche di piante e animali. Per esempio, sono in anticipo le fioriture delle piante, del fitoplancton e dello zooplancton d'acqua dolce. Altri animali e piante si stanno spostando verso nord o verso zone più elevate, a causa del riscaldamento dei relativi habitat. In futuro, molte specie le cui migrazioni non riusciranno a tenere il passo con la velocità dei cambiamenti climatici, potrebbero andare incontro all'estinzione.
Mentre potrebbe esserci una minore disponibilità idrica per l'agricoltura in Europa meridionale, le condizioni colturali potrebbero migliorare in altre zone. La stagione vegetativa per numerose colture in Europa si è allungata e si prevede che tale tendenza continuerà, insieme all'espansione delle colture estive a latitudini più settentrionali. Tuttavia, si prevede un calo del raccolto per alcune colture, a causa delle ondate di caldo e della siccità in Europa centrale e meridionale.
Con l'aumento della temperatura è inoltre diminuita la richiesta di riscaldamento, con un conseguente risparmio energetico, che tuttavia si compensa con l'aumento della domanda di energia per impianti di raffrescamento che si registra durante le estati più calde.
Gli eventi climatici estremi degli ultimi anni, quali ondate di caldo, alluvioni e siccità, hanno causato in Europa un aumento dei costi legati ai danni subiti. Si prevede che gli eventi climatici estremi diventeranno sempre più intensi e frequenti e i futuri cambiamenti climatici contribuiranno ad accentuare la vulnerabilità di tale situazione. Secondo la relazione, se le società europee non adotteranno misure di adattamento, si prevede che i costi legati ai danni continueranno ad aumentare.
Occorre adattarsi e alcune regioni europee saranno meno in grado farlo rispetto ad altre, in parte a causa delle disparità economiche in Europa che potrebbero essere ampliate dal cambiamento climatico. "Il cambiamento climatico è una realtà di dimensioni mondiali, e la portata e la velocità del cambiamento stanno diventando sempre più evidenti. Ciò significa che ogni componente del sistema economico, incluse le famiglie, deve adattarsi e ridurre le emissioni", commenta Jacqueline McGlade, direttore esecutivo della Agenzia Europea per l'Ambiente.

fonte: http://qualenergia.it/