L'utente fa i lavori necessari a tagliare la bolletta - come isolare le pareti o sostituire i serramenti - senza sborsare una sterlina.
I soldi li anticipano privati e fondi pubblici, che si vedranno
ripagati con gli interessi grazie ai risparmi ottenuti, il “prestito” è
legato all'edificio stesso: se gli inquilini cambiano, lo pagheranno i
nuovi, così che la misura – cosa inedita – riesca a coinvolgere anche la
grande platea degli affittuari. Mentre in Italia gli incentivi per
l'efficienza energetica negli edifici affrontano un futuro ignoto - con
le detrazioni fiscali del 55%, in scadenza a fine giugno - nel Regno Unito esordisce una nuova misura che vale la pena studiare con attenzione.
È il cosiddetto "Green Deal",
che è partito il 28 gennaio e che già promette bene. Essenziale per
permettere al paese di raggiungere i suoi obiettivi sulle emissioni
(-34% al 2020 e -80% al 2050) è infatti riqualificare il patrimonio
edilizio, responsabile del 27% delle emissioni britaniche e per tre
quarti risalente a prima del 1975. Il “patto verde” dovrebbe portare a tagliare i consumi di 682.000 abitazioni, riducendo il numero di famiglie in fuel poverty (sono
infatti quasi 4 milioni nel paese a spendere per le bollette oltre il
10% del reddito) oltre a dare un notevole stimolo all'economia: secondo
il DECC (Department of Energy and Climate Change) muoverà investimenti per 14 miliardi di sterline nel solo residenziale ed entro il 2015 creerà 60.000 nuovi posti di lavoro che negli anni successivi potrebbero diventare 250.000.
Abbiamo
cercato di capirne di più grazie all'aiuto di Virginia Cinquemani,
Business Development Manager al BRE Centre for Enterprise and
Innovation, ente ex-governativo britannico che si occupa di edilizia
sostenibile.
Il funzionamento della nuova misura –
che incentiva tutti i principali interventi per l'efficienza, dalla
sostituzione delle caldaie, alla coibentazione, ma anche altri come
fotovoltaico, microeolico e cogenerazione – è relativamente semplice:
previa diagnosi energetica realizzata da ente indipendente, l’utente
sceglie da un operatore privato, il ‘Green Deal provider’, un pacchetto
di interventi per ridurre i consumi; gli interventi verranno poi
realizzati senza che apra il portafoglio: il costo verrà saldato con i
soldi risparmiati sulla bolletta tramite un contratto a lungo termine tra i 10 e 25 anni.
Da
notare che l’utente pagherà solo fin tanto che occuperà la proprietà:
se cede la casa l’obbligo di pagare il Green Deal attraverso le bollette
passa ai nuovi proprietari/affittuari. Se a questo si aggiunge che da aprile 2018 in Gran Bretagna sarà vietato affittare immobili (residenziali e non) con un rating di efficienza energetica inferiore a “E”,
si capisce come Londra abbia escogitato una soluzione interessante per
fare quello che i sistemi incentivanti messi in campo finora – come il
nostro 55% - non erano riusciti a fare: promuovere l'efficientamento anche nelle case non di proprietà di chi le abita.
Ottimo, direte, ma chi anticipa la liquidità per questi prestiti? Per gestire i fondi è stato creato un consorzio pubblico-privato
di Esco, utility e istituti bancari: oltre alla banca governativa per
promuovere gli investimenti verdi, la Green Investent Bank (che nel
primo round di finanziamenti si accollerà 600 milioni di sterline, quasi
tre quarti del totale); tra i membri ci sono British Gas, Carillion,
E.ON, EDF Energy, Goldman Sachs, HSBC, Insta Group, Kingfisher,
Linklaters, Lloyds Bank, Mark Group, npower, PwC, RBC Capital Markets
eSSE.
In linea generale per essere
finanziato il risparmio previsto deve essere superiore al costo dei
lavori di riqualificazione e il payback time deve essere inferiore alla vita media dell'intervento, ma si possono fare eccezioni a questa regola – detta “Golden Rule”: gli interventi che non hanno questi requisiti verranno finanziati con un fondo ad hoc, l'Energy Company Obligation,
fatto costituire agli operatori di energia elettrica e gas appunto per
promuovere l'efficienza presso famiglie a basso reddito, per le
abitazioni più difficili da trattare e appunto per tutti quegli
interventi che sforano la Golden Rule.
Insomma, la misura sembra interessante, anche se non manca qualche ombra. Il timore che l'Unione Europea bocci la manovra come aiuto di Stato che turba la concorrenza
è solo in parte superato: martedì 5 febbraio la Commissione ha
giudicato ammissibile il finanziamento di 600 milioni di sterline della
Green Investment Bank, ma l'Europa deve ancora pronunciarsi sulla
legittimità della riduzione dell'Iva, che per gli interventi è al 5%
invece del 20% normale.
Critiche sono poi arrivate perché il tasso di interesse proposto è molto alto:
sopra al 7,67%. Infine l’associazione di consumatori ‘Which?’ ha messo
in guardia il pubblico dai pericoli insiti in un sistema che si basa su
rappresentanti che offrono prodotti porta a porta e sollevato dubbi sulle garanzia di prodotti e installazioni oltre i 5 anni. Staremo a vedere come questo Green Deal
funzionerà, sperando che questi problemi siano risolvibili con regole e
controlli: la misura sembra veramente interessante e magari si potrebbe
pensare di replicarla anche in Italia.fonte: www.qualenergia.it