Raccolta abiti usati in Italia – Nel nostro Paese “la raccolta di abiti e accessori usati è di circa 1,6 kg/persona annui, un dato nettamente inferiore alla media europea, soprattutto se si considera che il consumo di prodotti tessili si assesta sui 14 kg/persona“. L’obiettivo dell’amministrazione pubblica “dovrebbe essere quello di incrementare la raccolta dei vestiti, e quindi ridurre la percentuale di frazione tessile che confluisce nel rifiuto urbano indifferenziato”, prosegue Humana. Un quadro normativo più chiaro e completo, che garantisca la corretta gestione degli abiti usati attraverso il controllo di tutta la filiera “potrebbe portare a un incremento della raccolta fino a 3-5 kg/persona, pari a 240.000 tonnellate – ha spiegato la presidente di Humana, Karina Bolin – ciò avrebbe un impatto positivo sull’ambiente e garantirebbe alle amministrazioni pubbliche notevoli risparmi nello smaltimento dei rifiuti, creando al contempo nuove opportunità economiche”.
Cosa possiamo fare concretamente? Cominciare da gesti semplici, compiuti individualmente.
- Periodicamente rovistiamo dentro armadi e cassetti alla ricerca di indumenti e accessori che non usiamo più. Ogni italiano possiede, in media, sette abiti che non usa più. Vestiti, giacche, pantaloni, gonne ma anche borse e sciarpe: quintali di stoffa inutilizzata a cui è possibile, invece, dare una seconda vita, per esempio donandoli a chi ne ha bisogno.
- Utilizziamo i cassonetti gialli, depositandovi – in sacchetti ben chiusi, come indicano le istruzioni – gli abiti che non vogliamo più usare. In genere vengono ritirati dalle cooperative sociali come ad esempio la Caritas e trasferiti nei centri di smistamento. La raccolta dai cassonetti permette alle cooperative di dare lavoro a persone in situazione di disagio e svantaggio sociale. Una volta giunti nei vari centri, entrano in gioco le associazioni che controllano e selezionano i capi. Gli abiti ancora in buono stato vengono poi rivenduti nei mercatini dell’usato, quelli non più utilizzabili vengono, invece, avviati al riciclo per la produzione di tessuti nuovi.
- Un altro modo per dare una seconda vita agli indumenti, senza sprecare denaro e soprattutto senza riempire gli armadi con prodotti tessili inutilizzati che invece potrebbero alimentare l’industria del riciclo, è quello di scambiare gli abiti partecipando agli ormai noti swap party, che vengono organizzati sempre più spesso in diverse città
fonte: www.nonsprecare.it