Per iniziativa del Gruppo di Lavoro coordinato da Andrea Segrè,
il 5 febbraio 2014 sara’ convocata a Roma la Consulta degli
stakeholders chiamati a contribuire alla definizione del Pinpas, ovvero gli “Stati generali” di prevenzione dello spreco alimentare in Italia. Il 5 febbraio diventa così la Giornata nazionale contro lo spreco del cibo. Fra le priorità l’Istituzione dell’Anno europeo contro lo Spreco nel 2015, in concomitanza con l’Expo di Milano.
Nell’aprile 2014 la presentazione del Piano Nazionale di Prevenzione dello Spreco
definito con la Consulta. In un anno si possono ricuperare 2 milioni di
tonnellate di cibo dall’agroindustria e 300mila tonnellate da commercio
e distribuzione.
ROMA – Con l’istituzione del Gruppo di Lavoro di prevenzione dello spreco alimentare decolla la strategia del ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando,
contro il cibo che finisce nell’immondizia: un progetto che rientra nel
Piano nazionale di prevenzione dei rifiuti presentato lo scorso ottobre
e che si configura come urgente e non più rinviabile.
I numeri dello spreco alimentare nel nostro Paese sono a tutti gli effetti inaccettabili. Secondo il Rapporto 2013 sullo spreco domestico dell’Osservatorio Waste Watcher
ogni famiglia italiana butta in media circa 200 grammi di cibo la
settimana: il risparmio complessivo possibile ammonterebbe dunque a
circa 8,7 miliardi di euro. Secondo i monitoraggi di Last Minute Market,
inoltre, in un anno si potrebbero recuperare in Italia 1,2 milioni di
tonnellate di derrate che rimangono sui campi, oltre 2 milioni di
tonnellate di cibo dall’industria agro-alimentare e più di 300mila
tonnellate dalla distribuzione.
“Queste cifre – sostiene il ministro dell’Ambiente Andrea Orlando
– dimostrano come buttare il cibo sia un oltraggio all’essere umano e
all’ambiente che dobbiamo cominciare a combattere con serietà e
concretezza. Prevenire lo spreco non è soltanto
un’occasione da cogliere per redistribuire risorse a chi ne ha più
bisogno ma rappresenta anche un modo per combattere lo sperpero inutile
di risorse naturali come terra, acqua ed energia utilizzate nei diversi
anelli della filiera che vanno dal campo fino alla tavola. La strategia
per contrastare lo spreco alimentare è parte integrante del Piano
nazionale di prevenzione dei rifiuti che abbiamo presentato in ottobre e
si inserisce anche nel filone delle iniziative che il ministero
dell’Ambiente legherà all’Expo2015 di Milano”.
Il Gruppo di Lavoro e prevenzione dello spreco alimentare voluto dal ministro dell’Ambiente è coordinato da Andrea Segrè, docente all’Università di Bologna, fondatore e presidente di Last Minute Market e promotore della campagna europea “Un anno contro lo spreco”,
ed è composto dallo scienziato Vincenzo Balzani; dalla regista Maite
Carpio, attiva nella solidarietà e fondatrice dell’onlus Agenda
Sant’Egidio; dall’attore Giobbe Covatta, da sempre impegnato in
iniziative di solidarietà; e dalla scrittrice Susanna Tamaro, in prima
linea nella battaglia contro lo spreco.
Proprio questo board operativo
sarà il motore di elaborazione del Pinpas, il Piano nazionale di
prevenzione dello spreco alimentare di cui per la prima volta l’Italia
si dota: “Il Piano sarà il portato di un’elaborazione congiunta – spiega
il coordinatore Andrea Segrè – da svilupparsi in una
vera e propria Consulta composta da enti, associazioni, organizzazioni e
imprese. Tutti gli attori della filiera e le organizzazioni attive
nella lotta agli sprechi alimentari che vorranno dare
il proprio contributo, saranno chiamati a esprimere indicazioni e buone
pratiche per ridurre gli sprechi di cibo e la produzione di rifiuti. Il 5 febbraio 2014
è la data fissata per la convocazione degli “Stati generali” della
prevenzione dello spreco alimentare, e contiamo possa diventare la Giornata nazionale di lotta allo spreco alimentare”.
L’obiettivo del primo incontro sarà raccogliere il parere degli stakeholders per la definizione del Pinpas, previsto per la primavera 2014. La riunione si articolerà in tre fasi di lavoro:
un confronto sugli sprechi alimentari lungo la filiera, dalle cause ai
dati disponibili alle misure in atto a livello internazionale per
combattere lo spreco; la proposta di una campagna nazionale contro lo
spreco alimentare rivolta ai consumatori; l’esame delle soluzioni
ottimali da adottare per combattere lo spreco alimentare in Italia.La prima riunione della Consulta, che si chiuderà con un Protocollo di Intesa, sarà strutturata in sessioni tematiche precedute dalla presentazione del “Piano di lavoro”, ovvero delle modalità di partecipazione da parte degli stakeholders e delle principali tappe previste fino alla pubblicazione del Pn-Psa.
La definizione del Pinpas
rientra nell’ambito delle attività volte a dare concreta attuazione a
quanto indicato nel Programma nazionale di prevenzione dei rifiuti
licenziato dal ministero dell’Ambiente ad ottobre e in particolare a
quanto previsto per la riduzione a monte della produzione dei rifiuti
bio-degradabili.
Il Pinpas avrà il compito di delineare
in maniera più dettagliata ed esaustiva gli aspetti che riguardano la
prevenzione degli sprechi alimentari e si concentrerà in primo luogo
sulla definizione di opportune misure volte a ridurre la quantità di
prodotti alimentari destinati al consumo umano che finiscono tra i
rifiuti, indipendentemente dal fatto che tali rifiuti vengano
successivamente smaltiti in discarica o in impianti di incenerimento o
vengano utilizzati per la produzione di compost, energia,
bio-combustibili o per alimentazione animale. Il Pinpas ambisce dunque a
produrre soluzioni concrete ed efficaci in termini di
riduzione alla fonte della quantità di cibo che finisce tra i “rifiuti”
sul breve, medio e lungo periodo. L’obiettivo del Piano nazionale di prevenzione dei rifiuti
è raggiungere entro il 2020 una riduzione del 5% dei rifiuti per unità
di Pil dei rifiuti urbani, del 10% di quelli pericolosi e del 5% di
quelli speciali.
Attraverso la promozione della prima campagna di sensibilizzazione nazionale contro lo spreco alimentare in Italia,
il Pinpas potrà incidere anche sul piano domestico, fra il frigorifero e
la pattumiera di casa, dove lo spreco alimentare arriva a toccare lo
0,5 % del Pil. Nell’indagine dell’Osservatorio Waste Watcher,
gli intervistati indicano alcune cause primarie nella pratica del
“buttare via del cibo”: fra queste primeggia la motivazione per cui il
cibo “aveva fatto la muffa” (38,94%) o “era scaduto” (32,31%), o “era
andato a male fuori dal frigo nel caso di frutta e verdura” (26,69%), o
ancora perché “l’odore o il sapore non sembravano buoni” (25,58%). In
misura sensibilmente inferiore sono state indicate cause come “l’aver
cucinato troppo cibo” (13,29%), l’“aver calcolato male gli acquisti”
(13,15%), o addirittura motivazioni più “capricciose” come l’aver
acquistato “cose che non piacevano” (6,61%).
Secondo la medesima indagine Waste
Watcher, i consumatori italiani hanno però aumentato la consapevolezza
sulla necessità di provvedimenti utili a contrastare lo spreco: ai primi
posti nelle opzioni indicate dai cittadini l’istruzione nelle scuole e
la comunicazione dei danni che lo spreco arreca all’ambiente e
all’economia. E si sollecitano anche etichette alimentari più precise,
confezioni di cibo più piccole e persino tassazioni commisurate alla
quantità di spreco generata dai singoli.
fonte: www.lastminutemarket.it