L'esposizione a lungo termine allo smog
è fortemente legata al rischio di attacchi cardiaci e di angina. A dare
conferma di quanto già diceva l’Organizzazione mondiale della Sanità è
una ricerca condotta presso il Dipartimento di Epidemiologia dell'Ssr
Lazio di Roma, che aggiunge che lo smog fa male al cuore anche se i
livelli di polveri inquinanti sono al di sotto degli attuali limiti
europei.
Il livello di pm2,5 nell’aria,
attualmente, è di 25 micron/m3, di gran lunga superiore a quello
adottato negli Stati Uniti (12 micron/m3): si dovrebbe, dato l’allarme,
pensare al ribasso dei limiti Ue per l'inquinamento atmosferico.
Lo studio è una conseguenza di una ricerca pubblicata l'anno scorso,
che sosteneva che le concentrazioni di Pm 2,5 nel corso di un periodo di
cinque anni a Pechino hanno superato di oltre 10 volte il valore guida
di qualità dell'aria dell'Organizzazione mondiale della sanità (10
micron/m3). Gli esperti hanno voluto, infatti, capire i rischi
dell’esposizione al Pm2.5. La ricerca firmata dal gruppo di Giulia
Cesaroni ha coinvolto oltre 100.000 persone senza una storia di malattia
cardiaca, arruolate dal 1997 al 2007 e seguite per una media di 11,5
anni. Dopo aver tenuto conto di diversi altri fattori di rischio, tra
cui altre malattie, fumo e caratteristiche socio-economiche delle
persone sotto osservazione, i ricercatori hanno calcolato che un aumento
di 5 micron/m3 di Pm 2,5 era associato a un +13% del rischio di eventi
coronarici, mentre con un aumento di 10 micron/m3 di Pm 10 il pericolo
saliva del 12%. Ancora più allarmante è il fatto che sono state rilevate
associazioni al di sotto dell'attuale limite europeo annuale di 25
micron/m3 per il Pm 2,5 e al di sotto di 40 micron/m3 per il Pm 10.
fonte: www.ecoseven.net