Ambiente: poco meno
della metà della popolazione italiana (il 45%) ha dichiarato nel 2012 di
incuriosirsi di tematiche ambientali e 8 cittadini su 10 si informano a
riguardo soprattutto attraverso la tv e la radio. È il quadro che
emerge dal report ISTAT
Popolazione e ambiente: comportamenti valutazioni e opinioni, che
fotografa il rapporto che i cittadini italiani hanno con le
problematiche legate all'ambiente.
Secondo l'analisi, nel 2012 meno
della metà della popolazione italiana ha dichiarato di interessarsi
"molto" (8,8%) o "abbastanza" (36%) alle tematiche ambientali
mentre, confrontando i dati con quelli relativi al 1998, si registra un
interesse crescente solo di 8 punti percentuale, segno che, dopo quasi
15 di osservazione, quasi siamo a zero in quanto a sensibilizzazione.
Ciò vuol dire, che probabilmente,
non se ne parla ancora abbastanza e che non abbastanza è stato fatto per
coinvolgere i cittadini sui problemi e sui rischi collegati
all'ambiente. Dopo 15 anni, si è attenuata la percezione da parte dei cittadini del rischio ambientale a livello locale:
l'incidenza di individui che esprimono timori per la vicinanza
all'abitazione di impianti potenzialmente nocivi è in leggero calo
rispetto al 1998 per tutti i tipi di impianti, tranne che per i
ripetitori radio-TV e telefonici.
EFFETTO NIMBY – In calo sì, ma prevale ancora la logica del "Not in my back yard", ovvero ovunque tranne che nel mio cortile. Ed è più o meno questo il senso di quel 73% dei italiani che indica gli inceneritori e le discariche di rifiuti
come gli impianti la cui vicinanza alla propria abitazione desta più
preoccupazione. Poco più del 40%, invece, teme la vicinanza delle
industrie petrolifere o di quelle petrolchimiche e delle industrie
chimiche e di quelle farmaceutiche.
Tra i problemi ambientali globali, l'emergenza maggiormente sentita riguarda l'inquinamento atmosferico (52%) e lo smaltimento dei rifiuti, percepito come rischio rilevante per il 47% dei cittadini. Altri problemi che sono più "a cuore" sono i cambiamenti climatici, indicati dal 47% della popolazione, l'inquinamento delle acque
(38%), l'effetto serra e il buco dell'ozono (35%), le catastrofi
naturali come i terremoti, le alluvioni e altri fenomeni da collegare al
dissesto idrogeologico (33%). Sembrano meno rilevanti, invece,
l'inquinamento acustico (14%), l'estinzione di specie animali (16%), la
deforestazione (18%), l'inquinamento elettromagnetico (19%) e
l'eccessiva edificazione (20%).
A livello territoriale, l'interesse
nei confronti dell'ambiente è maggiore nelle regioni settentrionali (il
51% nel Nord-Est e il 50% nel Nord-Ovest). Il Mezzogiorno, pur avendo compiuto passi avanti rispetto al 1998 e pur avendo storie di estremo degrado
che sono sulle pagine dei giornali ogni giorno, è ancora piuttosto
indietro (con 38,1%), mentre il Centro si colloca al di sotto degli
standard nazionali (43,4%). Il report Istat rivela anche che a
interessarsi maggiormente all'ambiente sono gli uomini: il 46,7% contro
il 43,2% delle donne.
Quanto alla partecipazione in prima persona,
siamo ancora ai minimi storici: la presenza a conferenze dedicate temi
ambientali si attesta al 5%, l'adesione a iniziative delle associazioni
ambientaliste al 3%, l'iscrizione alle associazioni stesse o il
finanziamento di iniziative di salvaguardia dell'ambiente al 2%.
Insomma, alla base di tutto vi è una scorretta informazione o la mancanza di approfondimenti?
Può darsi: sta di fatto che l'elevata percentuale della popolazione che
continua a prediligere i media tradizionali come fonte di informazione
sull'ambiente rivela l'urgenza di parlare di più e meglio di tematiche ambientali in radio e in televisione
(i mezzi preferiti dalla maggioranza degli italiani), senza limitarsi
ad affrontare i problemi solo nei casi di alluvioni, frane, sversamenti
di rifiuti illeciti, uragani o emergenze rifiuti varie.
fonte: www.greenme.it