PROTESTE, SOCIAL MEDIA E CSR – Mentre si avvicinava la data del fischio d’inizio dei mondiali di calcio, in Brasile impazzavano le proteste, da quella dei lavoratori senza casa a quella che sperava di bloccare la manifestazione. I brasiliani sono scesi in piazza – prima che in campo – per rimarcare problemi legati a infrastrutture, tasse, corruzione.
E il 61% di loro, secondo percentuali diffuse recentemente (Pew Research Study), era contrario ai mondiali, convinto che avrebbero avuto un impatto del tutto negativo. Sullo sfondo, una propensione innata dei brasiliani a tenere in considerazione più di molti altri al mondo le azioni delle aziende, a criticarle e a controllare quali pratiche di csr mettono in atto.
CSR E ASPETTATIVE – Secondo il 2013 Cone Communications/Echo Global CSR Study, i brasiliani vogliono più di chiunque altro al mondo che le aziende agiscano in linea con i bisogni della società (50% vs 31% a livello mondiale). Non solo. Se un prodotto esprime posizioni su cause ambientali o sociali lo comprano con una certa costanza (79% vs 67% a livello mondiale) e non esitano a boicottare un brand se lo trovano ingannevole (69% vs 55% a livello mondiale).
A questo si aggiunge il fatto che i brasiliani, oltre ad avere quindi aspettative alte nei confronti delle aziende, si informano sugli impegni che queste prendono e – fondamentale in un’ottica di fidelizzazione, se ci poniamo dal punto di vista delle aziende – fanno passaparola e riferiscono agli amici quando si imbattono in una best practice.
I CANALI – Inutile dire che i social media sono il canale più immediato per parlare di prodotti e brand, così come di csr. Anzi, per i brasiliani i social media sono una vera e propria strada verso il cambiamento. L’85% di loro, non a caso, utilizza questi canali per interagire con le aziende su tematiche riguardanti proprio l’ambiente e il sociale.
Ci si è interrogati per spiegare questa tendenza, in parte è stata ricondotta agli anni Ottanta e al periodo di democratizzazione del Paese, un momento storico particolare in cui sono emerse le tematiche ambientali e le aziende sono state individuate come realtà da “controllare” sotto quel punto di vista. Semplicemente, secondo questa teoria, i social media sono la traduzione di quest’attenzione dei cittadini in epoca moderna, che nel caso dei mondiali di calcio si è trasformata in un tam tam continuo di proteste.
fonte: www.greenbiz.it