
Le case dell’acqua sono ormai una realtà in tutta Italia. Ormai sono un
vero successo perché garantiscono due vantaggi:un grande abbattimento
dei costi per gli utenti ed una grande diminuzione
dei rifiuti. Qualcuno comincia a dire che, visto il drastico calo di
vendite di acque minerali, questo successo darebbe fastidio a qualcuno.
Il grido d’allarme viene dal Friuli dove si sostiene che il ministero della Salute, interpellato nell’agosto del 2012 dall’Associazione acque di qualità, ha chiarito che “le unità distributive aperte al pubblico di acque destinate al consumo umano (quando si dice brevità, sic) sono configurabili come somministrazione di bevande”.
Chi le gestisce assume la qualifica di operatore del settore alimentare devono rispettare gli obblighi del regolamento della Comunità europea 852 del 2004. Tradotto in parole povere, significa che il gestore deve adottare tutta una serie di procedure, dalla registrazione al controllo dell’impianto, procedendo anche ad analisi di laboratorio sulla potabilità dell’acqua.
Per il consumatore si tratta indubbiamente di una garanzia in più. Le Case dell’acqua, sebbene ne esistano di varie tipologie, usano sistemi filtranti che necessitano di costante manutenzione e ricambio, pena l’insorge di problemi di contaminazione tutt’altro che lievi. Tuttavia, molto difficilmente la singola amministrazione comunale, già gravata da mille adempimenti e alle prese con una scarsità di fondi mai tanto forte, si sobbarcherà pure gli oneri economici e burocratici legati ai nuovi adempimenti.
Dovranno essere affidate a privati?
Il grido d’allarme viene dal Friuli dove si sostiene che il ministero della Salute, interpellato nell’agosto del 2012 dall’Associazione acque di qualità, ha chiarito che “le unità distributive aperte al pubblico di acque destinate al consumo umano (quando si dice brevità, sic) sono configurabili come somministrazione di bevande”.
Chi le gestisce assume la qualifica di operatore del settore alimentare devono rispettare gli obblighi del regolamento della Comunità europea 852 del 2004. Tradotto in parole povere, significa che il gestore deve adottare tutta una serie di procedure, dalla registrazione al controllo dell’impianto, procedendo anche ad analisi di laboratorio sulla potabilità dell’acqua.
Per il consumatore si tratta indubbiamente di una garanzia in più. Le Case dell’acqua, sebbene ne esistano di varie tipologie, usano sistemi filtranti che necessitano di costante manutenzione e ricambio, pena l’insorge di problemi di contaminazione tutt’altro che lievi. Tuttavia, molto difficilmente la singola amministrazione comunale, già gravata da mille adempimenti e alle prese con una scarsità di fondi mai tanto forte, si sobbarcherà pure gli oneri economici e burocratici legati ai nuovi adempimenti.
Dovranno essere affidate a privati?