Sono architetto, da sempre recupero
immobili − soprattutto abitazioni − e da almeno 10 anni mi interesso di
efficienza energetica per tappare negli edifici i famosi buchi del
secchio prima di riempirlo di acqua, come dice Maurizio. Da alcuni anni
inoltre cerco, assieme ad altri, di liberare gli immobili e la nostra
società dal petrolio facendo funzionare tutta l’abitazione ad energia
elettrica, consumando una quantità di energia pari perlomeno a quella
prodotta dall’impianto fotovoltaico. Avete capito bene; siamo in grado
di far funzionare un’abitazione senza usare gasolio o gas, senza insomma
usare petrolio, grazie al sole. “Sei sicuro che non serve portare la
linea del gas?” mi fa preoccupata la mia committente Daniela; “Fidati”
le dico. Da poco ho terminato l’abitazione di Daniela, che per
funzionare senza gas o gasolio e consumare 10, 70 kWh/mq*a ha avuto
bisogno di tanti bravi artigiani, 13 imprese artigianali e 5 studi
professionali, tutti del posto per garantire nel tempo l’eventuale
manutenzione.
L’edificio in oggetto è una parte di una
bifamiliare ubicata in comune di Portogruaro, in provincia di Venezia,
costruita agli inizi degli anni ’70 e oggi sottoposta ad un recupero in
funzione dell’efficienza energetica e dell’uso delle rinnovabili. Il
volume complessivo dell’abitazione è di mc 530, il volume riscaldato mc
521, con una superficie coperta di 135 mq su uno e/o due piani, in un
lotto di mq 254.
Una casa classica con tipologia
bifamiliare relativamente grande, su un piccolo lotto, costruita con
edilizia convenzionata per dipendenti statali.
L’abitazione, isolata a cappotto con
pannello di sughero di cm 14, ha un impianto con pompa di calore
elettrica, pannello solare termico e fotovoltaico, una classe energetica
A+ con un indice di prestazione energetica globale (EPgi) uguale a
10,70 kW/h/mq*a, un consumo stimato annuo di 7.800 kWh/a (6.400 kWh/a
per il riscaldamento e 1.400 kWh/a per il funzionamento), un impianto
fotovoltaico installato con potenza nominale di 8,50 kW e una produzione
attesa di 8.100 kW/a.
Inizio lavori 10 ottobre 2011, fine
lavori 1 aprile 2014; 2,5 anni di lavoro che ha visto impiegate 13
imprese con un totale di 48 addetti, piccole, con un numero medio di
addetti pari a 3,7. Imprese del posto: l’85% delle imprese hanno sede
nella provincia di Venezia, il 15% nella confinante provincia di Udine,
imprese artigianali pronte a garantire nel tempo l’eventuale
manutenzione. Alla progettazione hanno partecipato 5 studi professionali
del luogo, 3 ingegneri, un perito e il sottoscritto architetto, con un
numero medio di addetti di 1,2 e una età media di 40,2 anni nonostante i
miei 61 anni; professionisti giovani e bravi.
La spesa totale è stata di 320.000 euro,
comprensiva di 35.000 euro di IVA e 28.000 euro di spese tecniche, con
un ritorno fiscale in 10 anni di 140.000 euro; un totale di 54 addetti
impiegati e 5.925 euro per ogni addetto.
Lavoro utile fatto da piccole imprese del
territorio, progettato da giovani professionisti, con un alto rapporto
fra costi e addetti per liberare la società dal petrolio. Troppo
semplice.
Tutto risolto? No.
La casa costa ancora tanto: il processo
edilizio, nonostante i muratori prendano solo 1.200-1.300 euro al mese,
costa troppo, pochi hanno le possibilità economiche per arrivare alla
casa, il disoccupato non può accedere agli sgravi fiscali, la tipologia
di casa proposta è ancora insostenibile e l’intorno dell’abitazione è
anch’esso insostenibile.
Dobbiamo fare un ulteriore passo verso:
Coworking perché nel processo di costruzione di una casa ritorni almeno in parte il dono dello scambio di manodopera e di saperi.
Cohousing perché il modello dell’abitare diventi sempre più condiviso.
Coliving perché il
territorio circostante diventi sempre più partecipato e solidale; una
città per consumare meno e vivere in pace e bene.
fonte: decrescitafelice.it