Questo
documento è stato stilato sulla base della relazione di Federico Valerio già direttore del dipartimento di Chimica
ambientale dell’Istituto Tumori Genova stilata in base alla documentazione
tecnica del pirogassificatore di Massignano (Ascoli Piceno) http://www.rivieraoggi.it/2014/10/14/189157/a-massignano-incontro-pubblico-sulla-centrale-a-biomasse/
Per Ogni impianto di PIROGASSIFICAZIONE*** le emissioni in atmosfera durante il
normale esercizio dell’impianto (e nelle emergenze programmate o accidentali
con l’accensione della torcia di sicurezza), pur nel presumibile rispetto dei limiti alle emissioni, produrranno
un sicuro peggioramento della qualità dell’aria nel territorio circostante.
Tale peggioramento, è in contrasto con gli obiettivi del Decreto Legislativo
UE n 155 del 13 agosto 2010 che, all’art 1 definisce principi e
finalità, al punto d) infatti si afferma: “mantenere la qualità
dell’aria ambiente, laddove buona e migliorarla negli altri casi.”
In particolare, l’entrata in funzione di
ogni impianto, compreso un pirogassificatore, con le sue emissioni di PM10, ossido di carbonio (CO) e ossidi di azoto (NOx) è SEMPRE in contrasto con la
necessità di miglioramento della qualità dell’aria in ogni area in cu essi
vengano installati, in quanto le emissioni comunque NON CONTRIBUISCONO, di
sicuro, a mantenere la qualità dell’aria ambiente,
laddove è buona, o a migliorarla se questa ha già delle criticità.
Ora, per ovviare
alle leggi (VIA, VAS)*# gli imprenditori fanno piccoli impianti (<300 kwe)
aumentandone il numero. Per intenderci meglio riporto il caso di Pietramelina:
7 impianti da 300 Kwe che bruciano il biogas da discarica; se ingenuamente
considerati ognuno per se, sembrerebbe un problema di poco conto (anche se non
lo è per niente) ma se vediamo nel complesso, abbiamo NELLA STESSA AREA un impianto da ben 2,1 Mwe!!!
Anche considerando
un “piccolo” pirogassificatore da 100
kwe, gli interrogativi che si pongono sono sempre gli
stessi:
1.
Numero di ore di funzionamento dell’impianto su base
annuale.
2.
I consumi annui di cippato e la sua provenienza
3.
Quali tipi di impianti per la depolverizzazione e la
pulizia del syngas* e quali le loro prestazioni in merito alla qualità del
syngas depurato, in quanto la
concentrazione d’inquinanti presenti nei fumi dei motori endotermici dipende
dalla qualità del syngas utilizzato visto che:
a.
Il syngas
grezzo contiene:
polveri, catrami e specifici inquinanti gassosi prodotti dal processo di
gassificazione, quali idrocarburi policiclici aromatici, diossine,
furani, metalli volatili (mercurio, arsenico..).
b.
Questi inquinanti, alla concentrazione
presente nel syngas grezzo, sono incompatibili con il buon funzionamento dei
motori endotermici.
4.
Spesso nelle schede tecniche degli impianti si dice: “Dallo
stoccaggio del cippato non derivano
altre emissioni, in quanto tale materiale non prende parte alla combustione”.
Questa affermazione non è assolutamente corretta in quanto:
Il cippato, dal momento della
produzione, durante il trasporto e per un periodo di durata non precisata,
prima di essere essiccato, ha un contenuto di umidità che favorisce la
produzione di bio-aerosol con possibili impatti odorigeni all’esterno.
Tanto è vero che in
alcuni progetti, lo stoccaggio del
cippato di legno avviene in locali posti in depressione, con trattamento
dell’aria aspirata con carboni attivi, proprio per ridurre le emissioni
odorigene prodotte dall’attività microbica che si sviluppa sul cippato umido in
condizioni favorevoli (alta umidità, elevata temperatura ambiente).
5.
Il bilancio energetico, quanto calore
recuperato va alla cogenerazione? Cioè quanto calore è utilizzato per essiccare
il cippato e quanto va al teleriscaldamanto (eventuale)?
L’affermazione
che spesso si ritrova nelle schede tecniche degli impianti, che nel syngas non sono presenti benzene e
idrogeno solforato, È SCORRETTA, in quanto analisi effettuate con modalità
analitiche adeguate hanno evidenziato nel syngas da biomasse vegetali, queste ed altre
impurezze come riportato nelle note
bibliografiche di seguito indicate:
-
Effects of impurities on cell growth enzymatic
activity and ethanol production via fermentation
6. Altezza del camino ed utilizzo di
modelli di dispersione dei fumi più sofisticati, rispetto al vecchio modello
Gaussiano
7. Ogni relazione
deve riportare i valori delle concentrazioni di polveri (PM 10 e PM2,5) e di
ossidi di azoto (NOx) in uscita dal camino con l’applicazione dei sistemi di
abbattimento.
8.
La
valutazione dei rischi d’incidenti rilevanti (incendio ed esplosione)
9.
La
produzione e lo smaltimento dei rifiuti
tossici derivanti dalla purificazione del syngas.
Un’altra affermazione che si rileva
nelle relazioni tecniche è che le ceneri e il carbone di legna (denominato
byochar) possano essere utilizzati come
fertilizzante di alta qualità. Questo possibile utizzo deve essere supportato da ADEGUATE ANALISI su
scarti di questo tipo, prodotti da simili
impianti. Questo in quanto nel biochar, in base al tipo di biomassa (anche
cippato da legno vergine) pirolizzata e ai parametri utilizzati per la pirolisi
(temperatura, tenore di ossigeno) possono
essere presenti composti tossici quali metalli pesanti ed idrocarburi
policiclici aromatici a concentrazioni non idonee per usi agricoli [Environmental contextualization of
potential toxic elements and polycyclic aromatic hydrocarbons in biochar.
http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0269749112003375]
10. Emissioni in emergenza. Nel caso di guasti e/o
d’interruzioni programmate, è necessario che il syngas in via di formazione
possa essere inviato alla torcia di emergenza dove il syngas è bruciato fino a
esaurimento, senza nessun tipo di trattamento dei fumi che si producono.
L’emergenza si esaurisce, in genere, in
circa trenta minuti, ma ovviamente durante questa evenienza i livelli d’inquinamento
sono particolarmente elevati.
La tabelle
sottostanti dimostra la differenze nelle emissioni di NOx e la “povertà”
calorificaca del syngas, a dimostrazione che se questi impianti non godessero
degli incentivi statali, non danno alcuna convenienza, tanto meno per la salute e per l’ambiente:
Fattori
di emissione (grammi/Giga Joule) di impianti di cogenerazione alimentati con
metano e con syngas:
Metano
|
Syngas
|
|
Ossidi di azoto
|
89
|
173
|
Ossido di carbonio
|
39
|
586
|
![](file:///C:\Users\giommini\AppData\Local\Temp\msohtmlclip1\01\clip_image002.png)
E come dimostra la tabella sopra Il Syngas è un GAS “POVERO” per il BASSO potere calorifico
*#
VIA: Valutazione Integrata Ambientale – VAS (Valutazione
Ambientale Strategica)
*SYNGAS:
esso è fondamentalmente costituito da METANO, IDROGENO, CO,
CO2, IMPURITÀ DI VARIO TIPO) … Il GAS COSÌ OTTENUTO VIENE POI
BRUCIATO … l'impianto richiede migliaia di ton/anno di biomassa. IL SYNGAS PUÒ
CONTENERE IMPURITÀ, ANCHE IN PICCOLA QUANTITÀ, in grado di produrre, comunque,
inquinamento nell’aria quando questa miscela è bruciata. Se le biomasse utilizzate contengono
tracce di zolfo e di cloro si producono anche ANIDRIDE SOLFOROSA oltre a quello
che viene prodotto in ogni combustione: micropolveri ed NOX (a sua volta
responsabile del cosiddetto PARTICOLATO SECONDARIO#) si avrà anche la
produzione di inquinanti come SO2 e DIOSSINE.
**PIROLÌSI (=
scissione termica): decomposizione termochimica di materiali
organici [con temperature tra i 400 - 800°C] in assenza
di ossigeno.
***GASSIFICAZIONE è
lo stesso procedimento della pirolìsi soltanto che la decomposizione
termochimica del materiale organico, avviene in presenza di piccolissime
quantità di Ossigeno (dette quantità stechiometriche) e con temperatura più
elevate fino a 1000-1100°C.
****PIROGASSIFICAZIONE:
è la combinazione dei due processi (pirolìsi e gassificazione) in uno stesso
sistema chiamato appunto pirogassificatore.
BIOGAS: prodotto della biodigestione
anaerobica (da batteri anaerobi cioè che “lavorano” in assenza di ossigeno)
contenuto in Metano: 45-70% a seconda della biomassa utilizzata, se si tratta
di FORSU (=scarti di cucina o alimentari) si può produrre un biogas che può
avere una percentuale di metano del 70%, mentre nel biogas da deiezioni
animali, pur arricchite da scarti vegetali, la percentuale di metano,
difficilmente supera il 50%.
BIOMETANO: è il gas derivante dalla
purificazione del BIOGAS grazie a questo procedimento la percentuale di
metano presente è superiore al 90% (circa il 95%) mentre il metano fossile
raggiunge al massimo concentrazione di metano pari all’87%. Solo il
biometano può essere immesso per la distribuzione in rete. Il biogas invece,
no, essendo molto ricco di impurità e inquinanti.
PARTICOLATO SECONDARIO: si forma
per la compresenza in atmosfera di altri inquinanti,
come NOx e SO2, che reagiscono con altre sostanze presenti
nell’aria (prevalentemente ammoniaca) dando luogo alla formazione di
solfati e nitrati d’ammonio.
Gubbio 18 novembre 2014
Giovanni Vantaggi
Medico per l’ambiente