Terni è una città contaminata. Un secolo e mezzo di industria pesante e in particolar modo l’industria siderurgica, hanno rilasciato incessantemente sostanze inquinanti nell’atmosfera e conseguentemente nel suolo. Una vasta superficie del territorio è sottoposta ad operazioni di bonifica. Il sito di interesse nazionale Terni-Papigno conta al suo interno l’ex stabilimento elettrochimico di Papigno (e la sua discarica) ed il lanificio Gruber a carico del comune; il polo siderurgico e la discarica di Voc.Valle a carico dell’AST. A quanto esposto nel rapporto “Bonifiche dei siti contaminati 2014” di Legambiente, solo l’1% di queste aree ha visto presentati progetti di bonifica e conseguente approvazione del ministero. Più le discariche Zona Fiori, Polymer, Maratta e numerosi altri siti di competenza pubblica.
L’uso della Canapa o cannabis sativa per la fitorimediazione dei terreni contaminati è particolarmente indicato per i terreni in cui sono presenti Idrocarburi e metalli pesanti, in particolar modo il Cromo e il Nichel: vero e proprio marchio di fabbrica dell’inquinamento ternano. Come illustrano numerosi studi fra cui “Heavy metal tolerance and accumulation of Cd, Cr and Ni by Cannabis sativaL.” svolto nel 2003 dall’Università di Milano-Bicocca.
La varietà Carmagnola a bassissimo contenuto di THC permette anche di sfatare il tabù che vede la canapa considerata come sinonimo di droga. Canapa che come vedremo più avanti è radicata a fondo nella nostra tradizione culturale umbra e in particolar modo della Valnerina e del ternano.
CREAZIONE DI UNA FILIERA INDUSTRIALE DELLA CANAPA DAGLI SCARTI DELLA FITORIMEDIAZIONE DEI TERRENI PUBBLICI
A differenza degli altri vegetali in cui l’unico uso successivo alla bonifica dei terreni è quello dell’incenerimento all’interno di impianti a biomasse, occasione succulenta per qualche lobbista ma disastrosa per la salute dei cittadini, la canapa ha una nuova vita. Un po’ come per il maiale: della canapa non si butta via nulla. Ma è possibile usare la canapa nonostante abbia assorbito alti quantitativi di inquinanti? Come dimostra ampia documentazione scientifica questo è possibile. La pubblicazione dell’università di Wuppertal (Germania) su Industrial crops and products, rivista internazionale sulla ricerca industriale “Industrial hemp growing on heavy metal contaminated soil: fibre quality and phytoremediation potential” descrive come la canapa abbia questo incredibile potenziale di incapsulamento e contenimento degli inquinanti all’interno della fibra, permettendo l’uso per scopi industriali, non alimentari o d’abbigliamento.Bioedilizia l’applicazione come materiale di costruzione (coibentazione, mattoni in canapa, compensato di canapa, ecc…) permettendo lo sviluppo di un settore pienamente in crescita.
Industria Cartaria produzione di cellulosa e carta prodotta con la canapa.
Industria Tessile produzione di fibre tessili naturali e biopolimeri per la produzioni di fibre tessili destinate all’uso non-vestiario.
Industria chimica produzione biopolimeri per la produzioni di materiali plastici
Olio industriale paragonato all’olio di balena può essere utilizzato anche per la fabbricazione di vernici non tossiche di altissima qualità
Lo sviluppo di una filiera industriale della canapa può inoltre dar vita ad un ritorno della sua produzione agricola anche per molti altri scopi come quello alimentare, cosmetico e tessile. Un grande esempio di studio è il Museo della Canapa di Sant’Anatolia di Narco, gioiello di educazione e conservazione del sapere tradizionale, dove è possibile acquisire le competenze per la tessitura artigianale a mano della canapa.
Recentemente in Umbria è nata la succursale regionale dell’associazione Assocanapa che si occupa proprio della promozione sul territorio nazionale, della coltivazione e dello sviluppo della filiera della canapa.
LA CHIMICA VERDE PARTE DA TERNI
Più di 50 anni fa la scoperta di Giulio Natta portò il polo chimico di Terni a diventare un’eccellenza con la produzione del polipropilene alla Meraklon e alla Moplefan. Oggi la crisi ha condannato il polo chimico a una lenta e progressiva dismissione. Solo attraverso la ricerca e l’innovazione nel campo della chimica verde sarà possibile ritornare ad essere un’avanguardia per il paese. Una svolta per il futuro possono essere i biopolimeri. I biopolimeri sono quei polimeri ottenuti da sorgenti naturali rinnovabili, spesso biodegradabili e non tossici da produrre. Insomma una “plastica” prodotta dalla natura con cui attuare una vera e propria rivoluzione “rifiuti 0”. La creazione di Packaging e imballaggi completamente biodegradabili e di buste per la raccolta differenziata. La creazione di fibre tessili, collanti, resine fino ad arrivare alle applicazioni biomediche più avanzate come ad esempio sistemi di rilascio dei medicinali, le protesi, materiali biocompatibili e in alcuni casi assorbibili. La canapa è direttamente applicabile per la creazione di biopolimeri estraendo i polisaccaridi dalle fibre, oppure in polimeri sintetici rinforzati dalle fibre naturali.LO JUTIFICIO CENTURINI
Lo Jiutificio Centurini si inserì nel panorama industriale ternano tra il 1884 e il 1886, impiantato recuperando un area precedentemente destinata ad una fonderia. La forza motrice era fornita dalle acque del canale Nerino. Uso dell’energia idroelettrica, pulita e a basso costo, che ha contraddistinto lo sviluppo iniziale dell’industrializzazione a Terni. Lo jutificio dava lavoro a 1300 operai producendo tessuti di juta, filati e sacchi per l’imballaggio. La crisi del ‘29 fu la fine dell’apice di sviluppo dello Jutificio ma la vera grande crisi, che giunse alla definitiva chiusura nel 1973, fu la generale parabola discendente delle fibre tessili naturali. La mancanza di competitività con le fibre sintetiche fu un processo irreversibile. Oggi, come abbiamo visto sopra, la nuova coscienza ambientale, la ricerca e le nuove tecnologie stanno dando vita ad una nuova attenzione verso le fibre tessili naturali e in particolar modo per la canapa.fonte: terni5stelle.it