Il 29 gennaio 2013, presso “La Siviera”, il “Comitato No Inceneritori Terni” aveva presentato un’inchiesta profetica sugli affari poco chiari legati all’inceneritore Acea. Profetica perché, in sostanza, è emerso, grazie alla trasmissione “Report” di Rai3, che la vicenda sia legata a doppio filo con lo scandalo “Mafia Capitale”. Il ‘burattinaio’ sarebbe Riccardo Mancini,
ex ad di “Eur Spa” e come lo ha definito la Procura “uomo di Alemanno”,
finito sotto l’inchiesta del pm Paolo Ielo del 2013, per una tangente
da 500mila euro sull’appalto alla “Breda Menaririnibus” e ora coinvolto
anche nell’inchiesta “Terra Di Mezzo”.
Tra le 37 ordinanze di custodia cautelare firmate dal gip Flavia Costantini, 29 sono in carcere e otto agli arresti domiciliari. In cella sono finiti, tra gli altri, l’ex esponente dei Nar Massimo Carminati, il direttore generale dell’Ama Giovanni Fiscon, l’ex ad di Ente Eur Riccardo Mancini, l’ex ad di Ama Franco Panzironi, l’ex vicecapo di gabinetto della giunta Veltroni, Luca Odevaine, e il responsabile della Cooperativa 29 giugno Salvatore Buzzi.
A quella conferenza del “Comitato No Inceneritori”, TO era presente. Ecco cosa scrivevamo:
“Si è svolta questa mattina (siamo al 29 gennaio 2013), presso l’Officina Sociale “La Siviera”, la conferenza stampa con cui il Comitato No Inceneritori Terni ha presentato un’inchiesta dal titolo “L’inceneritore di Acea: un affare bipartisan. Caltagirone, i francesi, Alemanno e camerati, D’Alema. E Terni”. Tale inchiesta, a cura del Comitato, è incentrata in particolare su “L’appalto dell’inceneritore di Aria S.p.A.” ed al suo interno è possibile leggere che: “La società Terni ENA (100% Acea), che controllava l’impianto di incenerimento di Maratta, è diventata Aria S.p.A. nel novembre 2011. Nel 2010 Acea, per conto dell’allora Terni ENA, pubblica un bando per l’aggiudicazione dei lavori di revamping (ristrutturazione n.d.r.) dell’inceneritore di Terni, per un valore stimato di poco superiore ai 19 milioni di euro con il criterio di aggiudicazione dell’offerta economicamente più vantaggiosa
Tra le 37 ordinanze di custodia cautelare firmate dal gip Flavia Costantini, 29 sono in carcere e otto agli arresti domiciliari. In cella sono finiti, tra gli altri, l’ex esponente dei Nar Massimo Carminati, il direttore generale dell’Ama Giovanni Fiscon, l’ex ad di Ente Eur Riccardo Mancini, l’ex ad di Ama Franco Panzironi, l’ex vicecapo di gabinetto della giunta Veltroni, Luca Odevaine, e il responsabile della Cooperativa 29 giugno Salvatore Buzzi.
A quella conferenza del “Comitato No Inceneritori”, TO era presente. Ecco cosa scrivevamo:
“Si è svolta questa mattina (siamo al 29 gennaio 2013), presso l’Officina Sociale “La Siviera”, la conferenza stampa con cui il Comitato No Inceneritori Terni ha presentato un’inchiesta dal titolo “L’inceneritore di Acea: un affare bipartisan. Caltagirone, i francesi, Alemanno e camerati, D’Alema. E Terni”. Tale inchiesta, a cura del Comitato, è incentrata in particolare su “L’appalto dell’inceneritore di Aria S.p.A.” ed al suo interno è possibile leggere che: “La società Terni ENA (100% Acea), che controllava l’impianto di incenerimento di Maratta, è diventata Aria S.p.A. nel novembre 2011. Nel 2010 Acea, per conto dell’allora Terni ENA, pubblica un bando per l’aggiudicazione dei lavori di revamping (ristrutturazione n.d.r.) dell’inceneritore di Terni, per un valore stimato di poco superiore ai 19 milioni di euro con il criterio di aggiudicazione dell’offerta economicamente più vantaggiosa
L’appalto – si legge ancora – viene aggiudicato per 16 milioni dalla IBI S.p.A.,
società di Napoli, che a fine 2010 viene colpita da interdittiva
antimafia per una inchiesta in Sicilia per fatti relativi al 2003… Acea
quindi recede il contratto con tale società…” Ovviamente la storia non
finisce qua perché successivamente, tramite una Procedura negoziata
senza previa indizione di gara, viene indetto un nuovo bando, sempre
basato sul criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, che
nell’ottobre del 2011 si aggiudica la TERNI scarl. Quest’ultima è una
Associazione Temporanea d’Impresa, al cui interno figurano altre
società, quali la Intercantieri Vittadello S.p.A., la LOTO Impianti Srl,
la IGM Ambiente e la SO.GE.RI. Srl. E’ molto interessante approfondire
la disamina, presente nell’inchiesta del Comitato, di ognuna delle
suddette società: Giacomo Calzolari, già vice presidente
dell’associazione di imprese edili Consorzio Cona con sede a Carpi ed
attuale presidente del CdA della TERNI scarl, “è stato indagato nel 2010
insieme a dirigenti della cooperativa CMB di Carpi… per “gravi errori” e
irregolarità in fase di costruzione del complesso ospedaliero di Cona a
Ferrara”; l’Intercantieri Vittadello S.p.A. è un’impresa di opere
infrastrutturali di Padova con sede a Limena, che nel 2011 risulta “tra
le imprese coinvolte nell’inchiesta giudiziaria sul “Sistema Sesto” con
al centro Filippo Penati, uomo forte del PD milanese e lombardo.
Nel 2008… la
Vittadello e altri sono accusati di aver utilizzato i fanghi del porto
di Oristano, destinati a smaltimento in quanto rifiuti speciali, per i
lavori stradali della Carlo Felice. Il processo è ancora in corso”; la
IGM Ambiente, invece, dal 1966 è l’impresa aggiudicatrice del servizio
di gestione dei rifiuti di Siracusa, tant’è che “nel 2009 la Commissione
Parlamentare d’inchiesta sul Ciclo dei Rifiuti ha aperto una indagine
per capire come fosse possibile…”; non viene risparmiata nemmeno
la SO.GE.RI. Srl di proprietà di Riccardo Mancini, Amministratore
Delegato di EUR S.p.A. che risulta “indagato per tangenti in un
mega-appalto per far ottenere a Breda Menarini Bus (Finmeccanica) un
appalto per conto di Roma Metropolitane (società del Comune di Roma) da
40 milioni.”
Alla luce di informazioni così
inquietanti sembrano, allora, inevitabili le domande e le considerazioni
fatte dal Comitato No Inceneritori Terni, rivolte oggi per bocca di
Fabio Neri alla stampa, all’amministrazione comunale ed alla politica
locale: “Quali sono le altre tre società che hanno risposto
all’invito di Acea per l’appalto? Come è possibile affidare un appalto
pubblico a imprese e individui su cui gravano inchieste giudiziarie per
reati ambientali gravissimi o evidenti dubbi di trasparenza? Se alla IBI
non fosse arrivata l’interdittiva antimafia oggi avremmo un’impresa in
odore di mafia a Terni con molte indagini aperte. Peccato che proprio da
quelle indagini è scaturita la sanzione. La Giunta comunale, il
Sindaco, non sapevano nulla delle imprese coinvolte e dei personaggi
citati? Se si, anche per loro è sufficiente il certificato antimafia?
Non pensate che sarebbe stato opportuno un controllo maggiore?”.
fonte:tuttoggi.info