Europa, semestre italiano, per il WWF: "Mancato l'obiettivo"
Nel giorno del discorso di Renzi a Strasburgo a chiusura del
Semestre, il WWF afferma che "il Governo italiano non è stato
all’altezza dei suoi propositi nel presentare un messaggio forte che
lanciasse una proposta innovativa del nostro Paese per uscire dalla
crisi su scala continentale"
Per il WWF è stato mancato l’impegno assunto dal Premier Renzi
per una “crescita intelligente, sostenibile e inclusiva”, dichiarato
nel Programma “Europa un nuovo inizio” presentato l’1 luglio 2014, in
occasione dell’inizio del Semestre italiano di Presidenza del Consiglio dell’Unione Europea.
Nel giorno del discorso di Renzi a Strasburgo a chiusura del Semestre,
il WWF sottolinea come il Governo italiano non sia stato all’altezza
dei suoi propositi nel presentare un messaggio forte che lanciasse una proposta innovativa del nostro Paese per uscire dalla crisi su scala continentale,
un nuovo Patto capace di coniugare la salute dei sistemi naturali con
il reale benessere e sviluppo della società, nel rispetto dei principi
di equità, innovazione e efficienza nell’uso delle risorse, di tutela e
valorizzazione del capitale naturale e dei servizi ecosistemici e per la
decarbonizzazione del sistema economico.
Come richiesto dal WWF, sin dall’inizio del Semestre e rilanciate con
l’Appello sottoscritto lo scorso settembre da 69 deputati, mai come in
questo momento sarebbe stato necessario chiedere un cambio di passo dell’Europa dal fiscal compact al wellbeing compact:
dall’attenzione prioritaria, sin qui prestata, agli equilibri
finanziari e alle banche alla priorità da dare al ben-essere nelle
decisioni economiche e sociali.
Sono stati deboli, frammentari e, soprattutto, non seguiti da atti concreti i segnali
dati su questi argomenti dal governo italiano in occasione della
riunione informale congiunta dei ministri del lavoro e dell’ambiente di
Milano del 17 luglio scorso su “Crescita Verde e occupazione” o del
convegno internazionale di esperti a Bruxelles del 10 ottobre “Andare
oltre il PIL”. E’ stata reclamata dall’Italia la necessità di “politiche
integrate” tra gli Stati membri per il rilancio della Strategia Europa
2020, senza però sottolineare come il futuro dell’Europa si valuterà
proprio sulla base delle misure per l'efficienza energetica, le energie
rinnovabili, le emissioni di gas serra, l'acqua, la biodiversità e le
infrastrutture verdi, contenute nella Strategia.
Nel Semestre il Governo italiano ha comunque affrontato, incalzato dalle
proposte degli ambientalisti, con WWF in prima fila, le scadenze
delle COP 12 della Convenzione sulla Diversità Biologica (Pyongchang,
Corea del Sud, 6-17 ottobre 2014) e della COP 20 della Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici
(Lima, Perù, 1- 14 dicembre 2014) previste dall’Agenda internazionale
dell’Unione e ha dato il suo contributo alla definizione degli Obiettivi
di Sviluppo Sostenibile del Millennio post 2015.
Sul pacchetto Clima ed Energia 2030
è sicuramente positivo essere arrivati a Lima ad una prima definizione
dei target, ma il risultato è stato debole, al di sotto di quanto ci si
aspettava dall’Unione Europea stessa, anche in vista dell’accordo
globale sul clima. Si prevede il raggiungimento di “almeno il 40%” di
riduzione delle emissioni di gas serra, di “almeno il 27%” di energia
rinnovabile (obiettivo obbligatorio a livello comunitario) e di “almeno
il 27%” di efficienza energetica (obiettivo indicativo, non
obbligatorio). Gli obiettivi per efficienza energetica e rinnovabili
sono vicini o addirittura al di sotto delle attuali tendenze di
crescita. Il mercato del carbonio rischia di rimanere irrilevante nella politica sul clima per un decennio.
La UE dovrà rivedere i suoi obiettivi verso l'alto, come chiediamo di
fare anche agli altri paesi nell’ambito dei negoziati alle Nazioni
Unite per chiudere un accordo globale sul clima che sia significativo a
Parigi per la COP 21 nel dicembre 2015. L’Italia ha svolto un ruolo di mediazione, non già di propulsione verso obiettivi più avanzati, come invece sollecitato dal WWF:
si sono pagati anche i molti distinguo interni e una posizione non
particolarmente coraggiosa in ambito nazionale, anche per l’assenza di
una visione strategica del governo per il 2030. A Lima, nella COP 20 ONU
sul Clima, le divisioni interne alla UE (certamente non imputabili
all’Italia) hanno impedito una posizione negoziale europea più
coraggiosa e autorevole".
fonte: www.ecodallecitta.it