Cassonetti, lo stupido ritorno agli antenati

La drastica riduzione dei rifiuti alla bocca del camino, che lavora anche oggi con una sola linea attiva, è la prova migliore a cui tutti dovrebbero riferirsi

Lo spazzino, “u spassòn” nella parlata ligure di Bardi, si occupò in prima persona della nettezza urbana del paese per tantissimi anni, i '60 e i '70, per capirci.
Con un solo aiutante passava con il suo camioncino a svuotare i maleodoranti bidoni neri casa per casa.
Una volta colmato il cassone il mezzo si avviava verso la “discarica”, un infelice angolo periferico a nord del centro abitato dove veniva abbandonato a cielo aperto tutto il “rudo” prodotto dai cittadini, con qualche rogo controllato per ridurne il volume.


L'attività proseguì fino a che la discarica si riempì del tutto e ci si rese conto, aiutati dalle leggi in arrivo, del danno che si andava producendo, e dell'assurdo gesto del nascondere i nostri scarti per la vergogna e per tenerli a debita distanza dalle nostra linde e profumate vite, quasi disconoscendone la paternità.
Oggi la discarica è stata trasportata in cielo.
I camini alle porte delle città inceneriscono quei cumuli di rifiuti, producendo polveri impalpabili e invisibili che attraverso le ciminiere vengono sparse generosamente nell'aria che respiriamo.
Che finisca in discarica o che bruci in un inceneritore, si è compreso che il rifiuto così trattato produce comunque danno, in misura direttamente proporzionale alle quantità sotterrate o bruciate.
Si è finalmente compreso che i nostri scarti sono in maggioranza “non rifiuti”, ma ammassi di oggetti e sostanze mischiati alla rinfusa che mantengono il loro valore anche se gettati.
Si è compreso che se siamo capaci di differenziare i materiali è possibile recuperarli al loro uso originale creando una filiera circolare che non produce scarto.
Così gli scarti di cucina, se non vengono compostati direttamente a casa, in giardino, tornano quello che sono, concime, senza produrre odori sgradevoli o liquidi inquinanti.
Così plastiche, vetro, lattine, legno, carta, cartone.
Quasi tutto, a parte i prodotti maldestri con materiali compositi, è riciclabile.
Il trucco è banale: se produrre rifiuto inquina in ogni caso, bisogna smettere di generarlo.
Siamo arrivati al punto: come si fa?
Bisogna imparare la lezione, semplice, del differenziare con cura gli scarti.
Ma tutto ciò è semplicemente inutile se lungo le strade della città sono ancora presenti i cassonetti dell'indifferenziato, quelle enormi ed invitanti tombe di materiali che sono l'antitesi del differenziare, proprio perché consentono di “gettare” senza costrutto quello di cui intendiamo disfarci.
Proporre una raccolta differenziata porta a porta e mantenere i cassonetti è demenziale.
E' un messaggio confuso che mandiamo ai cittadini, perché da un lato abbiamo introdotto una norma e dall'altro la disconosciamo con uno strumento che ne è l'antitesi per eccellenza.
Per prevenire e ridurre i rifiuti, che sono le prime azioni da intraprendere per vincere la sfida ambientale, non occorrono ricette fantasmagoriche o fantasie disneyane, basta applicare la ricetta unica valida in tutti i paesi del mondo.
Porta e porta e tariffazione puntuale.
La drastica riduzione dei rifiuti alla bocca del camino, che lavora anche oggi con una sola linea attiva, è la prova migliore a cui tutti dovrebbero riferirsi.
Tutto il resto è ritorno agli antenati.
Bravo l'assessore all'Ambiente di Parma che non si fa distrarre dell'obiettivo della salute dei cittadini e dell'ambiente, che dovrebbe essere condiviso da tutte le forze politiche.

Ma che così a quanto pare non è.
 
fonte: http://aldocaffagnini.blogspot.it