Metti una capitale, Roma, e il guazzabuglio di auto che la invade. Metti che, forse forse, anche in una capitale come la nostra, una delle più rumorose e con elevati tassi di smog, ci si possa svegliare un giorno, migliorare quel gruzzoletto di aria che respiriamo e andare piuttosto in bici, come quegli scellerati dei nostri cugini nordeuropei Tutta questione di volontà? Si certo. E ne è straconvinto Dario Piermarini, un quasi quarantenne romano che si è messo in testa che la mobilità sostenibile a Roma è possibilissima. Basta qualche buona idea e nemmeno così tanti fondi da stanziare. Ed è così che nasce Settimo Biciclettari, il gruppo di lavoro da lui coordinato costituito dai comitati quartiere e dalle associazioni del VII municipio di Roma ed esclusivamente basato sul tema della mobilità sostenibile..
Una “chiamata alle armi”,
la definisce Dario. E come non capirlo dalla denominazione del gruppo:
un chiaro riecheggio, oltre che alla municipalità, anche al Settimo
Cavalleggeri, come mi spiega Dario, e al reggimento più celebre della
storia. Ma, nel loro caso, col solo scopo di rendere più vivibile il territorio partendo da quei 230mila abitanti del solo settimo municipio.
IL BICIPLAN - E la “chiamata alle armi” risponde a un nome: si chiama, infatti, Biciplan il progetto sul quale il gruppo lavora da gennaio. “Una progettazione di massima di una rete di mobilità sostenibile nel nostro Municipio - mi spiega Dario. Una progettazione cui avrebbe già dovuto pensare l’Amministrazione”, puntualizza.
In buona sostanza, si tratta della possibilità di dare alla città di Roma 22 chilometri di percorsi ciclo-pedonali,
collegando Ciampino a San Giovanni e valorizzando le aree archeologiche
e i parchi (Parco degli Acquedotti, Parco di Tor Fiscale, parco della
Caffarella), per decongestionare la città dal traffico e fare in modo
che andare in bicicletta qui sia più facile.
Il Biciplan si basa su 3 priorità:
Priorità 1. Sottopasso del Grande Raccordo Anulare:
mi spiega Dario Piermarini che il ricongiungimento della parte esterna
del GRA del Settimo Municipio è l’obiettivo principale perché si
tratterebbe del nodo nevralgico dell’Asse degli Acquedotti.
Molti sono i lavori già fatti da alcuni volontari per la bonifica e la
messa in sicurezza del sottopasso GRA, rendendolo fruibile a tutti i
ciclisti che da Morena e Ciampino vanno verso il Parco degli Acquedotti.
In sostanza il passaggio è aperto, ma ora serve necessariamente un
intervento dell’Amministrazione.
Priorità 2.
Attraversamento Via di Capannelle; pista ciclabile verso Statuario;
pista ciclabile Osteria del Curato (Piano di Quartiere) con
ricongiungimento pista ciclabile Anagnina per proseguire verso Via
Alimena/Via Schiavonetti; pista ciclabile da Vicolo dell’Acquedotto
Felice fino al Parco della Caffarella con interscambio alla stazione
metro Arco di Travertino e passaggio Parco Tombe Latine; bike-line
Lucrezia Romana extraGRA; collegamento con ciclabile Fosso della
Patatona; riqualificazione ciclabile Fosso della Patatona. QuesteI sono
gli interventi che, se non realizzati, “lasceranno i nostri quartieri
isolati”.
Priorità 3. Potenziamento e la messa in sicurezza dell’asse principale.
Ma il progetto è già in fase di realizzazione? Assolutamente no, risponde Dario un po’ amareggiato. Il progetto “è
stato presentato ufficialmente all’attuale giunta del VII Municipio,
abbiamo anche avuto un paio di incontri con la Presidente che si è detta
interessata. Siamo in attesa di risposta – aggiunge – si tratta di
attuare interventi leggeri di collegamento, per una stima dei costi
inferiore ai 70mila euro”.
La realtà è che “se da un lato
c’è un cambiamento epocale nelle abitudini di vita dei cittadini,
dall’altro c’è la politica che pensa di poter andare avanti con
posizioni obsolete”.
La realtà, insomma, è la solita
mentalità italiota, di chi non vede oltre la punta del proprio naso, di
chi è fermo su posizioni del tipo “tanto è un modello, quello della
mobilità sostenibile e della ciclabilità, che va bene solo al Nord
Europa” e non fa nulla per cambiare le sorti di una città che ha invece
mille potenzialità. Eppure, conclude Dario Pieramarini, la stima dei
costi non è nemmeno così stratosferica.
Cosa serve allora? Superare la burocrazia. E avere quella magica dose di buona volontà.fonte: http://www.greenme.it
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