A Kamikatsu dal 2003 non si producono rifiuti e secondo un sondaggio il 60 per cento degli abitanti si dichiara favorevole, mentre il 40 per cento ha dubbi: il sistema genera molto traffico inquinante, notevole consumo idrico per lavare i rifiuti e tanta energia per asciugarli, non tutti gli abitanti curano la produzione del letame e quindi i rifiuti del vicino distratto puzzano. Bene, io vorrei tanto essere tra quelli soddisfatti e lottare per il sistema rifiuti zero, ma il caso pratico del piccolo villaggio giapponese mi inquieta. Mi chiedo: è possibile in grandi città alzare la quota di differenziata? E di quanto? Quanto costa? E soprattutto, ce l’avrei il tempo, ora, di scendere, caricare la macchina e raggiungere l’isola ecologica e usare 34 contenitori? Sono domande che mi devo porre, perché la gran parte di noi vive in grandi città, dunque è necessario capire come organizzare la città del futuro (anche) in funzione dei rifiuti, come realizzare i materiali e insomma, appunto, vi prego, non date solo a me il carico di smaltire i materiali in 34 contenitori perché temo di crollare. Per questo consulto libri tecnici, soprattutto se sono coraggiosi, cioè complessi, analitici. Di recente ho letto “La raccolta differenziata” di Daniele Fortini (attuale presidente Ama Roma spa) e Nadia Ramazzini (giurista, esperta di ambiente e sicurezza dei processi industriali). E sono contento, ho capito di quante piccole cose bisogna tenere conto per far funzionare la pratica della differenziata (e quali costi bisogna seriamente affrontare). Metti i mozziconi di sigaretta. Nella sola città di Roma ogni anno vengono gettati e dappertutto (marciapiedi, caditoie di acqua piovana) 2 miliardi e mezzo di cicche. Il processo di degradazione naturale dura due anni al suolo e cinque in mare ed è inimmaginabile raccogliere ogni mozzicone di sigaretta in modo differenziato, bisogna prevenire (se fumassi magari butterei la cicca sul marciapiede, di notte soprattutto, lo scintillìo mi riporta all’infanzia).

Antonio Pascale – giornalista, scrittore, agronomo e blogger del Post
fonte: il Foglio
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