La Climate Trust ha resto nota la sua ormai tradizionale previsione dei trend del mercato energetico da tenere d’occhio nel 2016. Eccone alcuni di quelli che riguardano da vicino tutto il mondo, al di là delle varie questioni territoriali.
PREZZO DELLE FOSSILI
Per molti governi di tutto il mondo questo sarà un elemento chiave, anche nell’ottica di una riduzione nelle emissioni, che dopo la Cop 21 di Parigi è un obbligo con obiettivi ben definiti. Ormai quasi tutti i Paesi del mondo tentano di esaminare opzioni energetiche di impatto ambientale minore e alcuni chiedono espressamente accordi commerciali definiti che possano funzionare da frame nel quale agire con meno rischi economici. Dobbiamo aspettarci più iniziative e proposte di questo genere nel corso dell’anno.CAMBIAMENTI CLIMATICI: RISCHI CONCRETI
I rischi si faranno sentire soprattutto per il comparto privato. Sono rischi di tipo economico, che appunto a Parigi hanno iniziato ad essere argomento di discussione in maniera più incisiva. Quanto costano alle aziende i cambiamenti climatici? La risposta in realtà è già stata fornita da alcuni studi, ma le azioni intraprese le vedremo prestissimo. Qualcuna è già concreta: Mark Carney, governatore della Bank of England, ha annunciato la creazione di una task force su “Climate-Related Financial Disclosures” per valutare come i mercati finanziari mostrino segnali di esposizione ai rischi.CAMBIAMENTI CLIMATICI E SCELTE POLITICHE
Il modo in cui le istituzioni si impegneranno a ridurre le emissioni e, in generale, l’approccio dei Paesi ai cambiamenti climatici condizionerà largamente tutte le decisioni politiche. Il 2016 sarà l’anno dell’azione. Un esempio su tutti: il Clean Power Plan di Obama e il recente respingimento dell’oleodotto Keystone XL.DISINVESTIMENTO
Anche questo trend deriva da quanto è stato discusso a Parigi. L’IEA ha stimato che abbiamo bisogno di investimenti pari a 53 mila miliardi di dollari al 2035 per mitigare gli effetti catastrofici dei cambiamenti climatici. Insieme, occorre un’azione globale di disinvestimento dalle fonti fossili e da tutte quelle attività che generano conseguenze catastrofiche per il clima mondiale. Sono comunque ormai 430 istituzioni in 43 Paesi (2,6 mila mld in asset) che hanno optato per il disinvestimento. Segnali di mercato evidenti, che nel 2016 attireranno azioni simili.fonte: http://www.greenbiz.it