BOLOGNA – Una ricerca
indipendente sul glifosato: la avvierà da maggio il Centro di Ricerca
sul Cancro Cesare Maltoni dell’Istituto Ramazzini di Bologna.
L’annuncio è stato dato dalla direttrice del Centro, Fiorella Belpoggi.
L’erbicida, tra i più diffusi a livelli mondiale, la cui produzione
sfiora il milione di tonnellate/anno, è accusato di favorire
l’insorgenza dei tumori. L’Agenzia di ricerca sul cancro dell’Oms (Iarc)
lo ha classificato come probabile cancerogeno, mentre l’Efsa, l’Autorità
europea per la sicurezza degli alimenti, sostiene che le prove non
sarebbero ancora sufficienti per dichiararne con sicurezza la
cancerogenicità. È in questa situazione che la Commissione
europea ha deciso di posticipare la decisione sul rinnovo
dell’autorizzazione per l’utilizzo del glifosato per altri 15 anni,
rinnovo che vede l’Italia e altri paesi decisamente contrari. “Vista
l’incertezza, è comunque necessario applicare il principio di
precauzione e limitare al massimo l’esposizione a questa sostanza per
evitare danni alla salute- afferma lo staff del Centro di Ricerca sul
Cancro Cesare Maltoni- al tempo stesso è fondamentale comprendere
appieno se esistano davvero effetti cronici di questa sostanza, oltre al
cancro. L’incertezza scientifica produce solo confusione,
dispendio di energie e di denari e nessun beneficio in termini di
salute pubblica. Se una sostanza è cancerogena, solo il bando globale
può evitare l’esposizione”.
Le maggiori preoccupazioni riguardano i bambini,
esposti durante la gestazione attraverso la placenta, alla nascita
attraverso il latte materno, e durante la crescita possono poi venire a
contatto ogni giorno con cibo, aria e acqua contaminati che alterano il
normale sviluppo del sistema endocrino; queste esposizioni precoci
possono provocare malattie degenerative di vario tipo (infertilità,
diabete, eccetera, fino al cancro). “Per superare la situazione di
incertezza scientifica riguardante il glifosato- annuncia la direttrice
del Centro, Fiorella Belpoggi- l’Istituto Ramazzini dal maggio
prossimo comincerà uno studio sperimentale in vivo per validare il
metodo di dosaggio nelle matrici biologiche quali sangue, urine e
tessuti, valutare effetti tossici sugli organi bersaglio;
definire dosi e metodi da adottare nello studio di cancerogenicità il
cui inizio è programmato per il 2017″. L’Istituto si sta occupando del
glifosato da 4 anni: scienziati di tutto il mondo hanno collaborato alla
stesura del protocollo che permetterà di valutare e identificare con un
unico esperimento e un evidente risparmio di animali sperimentali
(ratti), i rischi correlati al glifosato a dosi paragonabili a quelle
attualmente ammesse nell’uomo sia negli Usa che in Europa (dosi oggi
considerate senza rischio).
Verrà utilizzato un modello uomo equivalente dove l’esposizione inizierà durante la gestazione delle madri;
saranno valutati gli effetti tossici anche in termini di espressione
genica e i parametri relativi alla fertilità, ai difetti dello sviluppo,
ai trend di crescita. Ed infine saranno valutate le eventuali
differenze dell’incidenza dei tumori correlate al trattamento con
glifosato. “Qualunque sia il risultato dello studio – sottolinea la
direttrice del Centro, Fiorella Belpoggi- Iarc ed Efsa avranno a
disposizione risultati solidi e indipendenti su cui basare un’adeguata
valutazione del rischio”. Questo studio “potrà essere avviato grazie
all’impegno dei 27.000 soci della Cooperativa sociale Onlus Istituto
Ramazzini- dichiara il presidente del Ramazzini, Simone Gamberini- si
può affermare che la cooperazione italiana in questo caso si prenda in
carico la soluzione di un problema globale. Oltre a quelle dell’Istituto
Ramazzini, altre forze dovranno scendere in campo. Il richiamo alla raccolta di fondi per concludere questa ricerca è rivolto a tutti: istituzioni pubbliche, imprese, associazioni e singoli cittadini”.
fonte: www.dire.it