VOGHERA. «Per le elevate temperature applicate alla materia, la pirolisi produce nanoparticelle, un particolato talmente fine, inferiore ai 2,5 micron che non esiste al mondo filtro in grado di impedire che raggiunga l’ambiente». A lanciare l’allarme è Fabio Chiesa, medico di base vogherese, autore di una ricerca sui rischi per la salute dell’impianto di Retorbid che sarà parte integrante delle osservazioni del comitato del no alla Regione.
«Le nanoparticelle – spiega Chiesa – sono di fatto indistruttibili. Non potranno essere lavate dalla frutta, nè si potrà evitare che finiscano nel vino e in tutta la catena alimentare. Una volta penetrate nel nostro organismo, si propagheranno ovunque, nel cuore, nel fegato, persino nel cervello, arrivando a modificare il nostro dna e non essendo biodegradabili non c’è speranza di eliminarle. Le nanoparticelle provocano ictus, infarto, cancro. Vengono inoltre associate a malattie neurologiche e a patologie rare, a reazioni allergiche e alle patologie dell’apparato respiratorio». Non solo. «Questi inquinanti – continua il medico – passano con grande facilità dalla madre al feto del nascituro causando aborti, malformazioni e la nascita di bimbi di basso peso».
Chiesa sottolinea poi che «l’industria non è tenuta a rendere conto delle emissioni di nanoparticelle, che sfuggono a ogni controllo e a ogni limite, per cui può tranquillamente affermare che, a norma di legge, l’aria emessa è pulita». Insomma, la bocciatura della pirolisi non potrebbe essere più netta e decisa: «Le nazioni più evolute, Stati Uniti, Germania, Inghilterra e Francia, la conoscono bene – conclude Chiesa – e quindi si guardano bene dall’autorizzarla»
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