La presunta miglior qualità delle acque in bottiglia è a volte un “losco affare” della privatizzazione delle risorse idriche, che vede già oggi nel problema d’accesso a dette risorse, un solco più profondo che divide ricchi e poveri e che vede trattati da certa politica compiacente, i cittadini come straccioni/sudditi senza dignità!!! Chi non ricorda la notizia di un grande magazzino londinese che aveva messo in vendita delle bombolette con una strana etichetta: ARIA PURA DI MONTAGNA?. «Respirate a pieni polmoni senza temere lo smog» recitava uno slogan ad effetto. Vi pare assurdo acquistare dell’aria? Eppure è quello che ora sta succedendo oggi quotidianamente …con l’acqua!!!. In quei contenitori di plastica derivata dal petrolio, che faticosamente ci portiamo a casa, è racchiusa una ricchezza naturale, un bene comune, che arriva a costare anche oltre un euro al litro. Ce l’hanno data a bere per decenni, fino a convincerci che le bollicine facessero addirittura ringiovanire. Da mesi si sta dibattendo a Gualdo Tadino, del ruolo della multinazionale Rocchetta Spa e le sue ricadute nel territorio, ma ad un analisi appena più approfondita (con ancora moltissimi lati oscuri e controversi) non si può non notare però che c’è qualcosa che non funziona. Ed infatti la recente sentenza a favore della Comunanza Agraria, mette una pietra tombale su tutti gli atti contra legem firmati e approvati dalla Regione anche grazie alla “solita manina” di un discusso dirigente sempre presente, (sembra inamovibile) che si ritrova in quasi tutti i provvedimenti di questo tipo. Il rilascio della concessione è stato sempre subordinato alla dimostrazione dell’indipendenza della risorsa acqua minerale, dalle sorgenti destinate al consumo umano, indipendenza che le stesse conclusioni dell’ARPA hanno però invece escluso. Nonostante i progressi tecnologici e il miglioramento delle reti di distribuzione dell’acqua pubblica, che spesso fornisce acqua minerale fresca e di ottima qualità direttamente dal rubinetto come alle nostre latitudini, siamo ancora i più grandi consumatori al mondo di acqua in bottiglia, e in vent’anni abbiamo triplicato il quantitativo consumato: ogni italiano beve annualmente poco meno di 200 litri di acqua in bottiglia, ben otto volte la media mondiale e il doppio che nel resto d’Europa!
177 imprese e 287 marchi, 11 miliardi di litri all’anno bevuti da 38 milioni di italiani, quasi 5 miliardi di Euro di fatturato e il primato mondiale di produzione, sono i numeri del business “acqua minerale made in Italy”. Un vero affare per un prodotto che scende spontaneamente dal cielo, passa sulla terra e deve essere semplicemente imbottigliato e… pubblicizzato. Il raffronto dei prezzi tra acqua minerale e potabile è stupefacente: mediamente un litro di acqua minerale costa 0,40 Euro (circa 775 “vecchie Lire”) al litro contro 0,001 Euro (meno di 2 “vecchie Lire”) al litro dell’acqua potabile del rubinetto. Tra le acque minerali commercializzate, le differenze di prezzo hanno dello sbalorditivo: tra la S. Pellegrino e la Monteverde, la differenza di prezzo è di +455%, determinata esclusivamente dal costo della promozione pubblicitaria e non dal “valore/qualità” dell’acqua. Per convincere i consumatori a comprare l’acqua in bottiglia, a scapito di quella quasi gratis del rubinetto, nel 2005 gli imbottigliatori hanno acquistato spazi pubblicitari per oltre 400 milioni di Euro.
Rocchetta spende 50 milioni di euro in pubblicità e lascia sul territorio di Gualdo Tadino, solo le briciole, ovvero 16.000 euro, questo la dice lunga su quale sia lo squilibrio e la sudditanza tra la tutela di un bene pubblico e l’esercizio corretto ed equilibrato dell’azione della Pubblica Amministrazione che viene invece percepita come girata in direzione opposta, distratta e assente nel contrasto del saccheggio del proprio territorio. Le posizioni locali espresse precedentemente da soggetto non riconosciuto dall’organizzazione, vengono radicalmente sovvertite dal Presidente del WWF di Perugia, unico titolare del marchio e del diritto di rappresentare le posizioni ufficiali dell’associazione ambientalista più grande al mondo. La rappresentanza locale, si precisa, con il nuovo assetto dell’organizzazione, è stata azzerata e non viene ora più riconosciuta come voce del territorio. Il WWF di Perugia che sta ora approfondendo la questione anche alla luce della sentenza che azzera tutti gli atti amministrativi emessi a qualunque titolo, si riserva ulteriori approfondimenti e azioni anche eclatanti, in ordine a nuove notizie da verificare, che se rispondenti al vero, esporrebbero a rilievi e censure di diversa natura, verso gli attori, di questa vicenda dai contorni opachi.
Sauro Presenzini
Presidente O.A. WWF di Perugia
Presidente O.A. WWF di Perugia
fonte: http://www.allegracombriccola.net