In molti Paesi dell’Ue i cittadini possono restituire gli imballaggi
Riconsegnare al fornitore un
contenitore vuoto e ricevere, in cambio, una piccola somma di denaro:
ecco il significato di “vuoto a rendere”, una pratica che fino a non
molti anni fa permetteva di limitare la produzione di grandi quantità di
imballaggi. Questa buona abitudine è tuttora diffusa in molti Paesi
dell’Unione europea, dove i cittadini possono restituire gli imballaggi
nelle apposite macchinette collocate anche all’interno dei supermercati,
ritirando la cauzione pagata al momento dell’acquisto.
In Italia non è così perché le
lobby dell’imballaggio plastico hanno fatto di tutto perché il vuoto a
rendere venisse “abrogato”, favorendo la modalità “usa e getta” che sul
piano etico, economico e ambientale non trova molte giustificazioni.
Fra pochi mesi però il sistema per riciclare le bottiglie e contenitori
in PET potrebbe cambiare. Non più buttati nei raccoglitori dei materiali
in plastica ma riconsegnati direttamente dai consumatori ai
supermercati dove sono stati acquistati.
Coripet, un
nuovo consorzio volontario i cui fondatori sono grandi produttori di
acque minerali come Nestlé Mineral Water, Ferrarelle, Lete, Norda e
Mariva, con accanto le aziende di riciclo certificate EFSA quali
i gruppi Aliplast, Dentis e Valplastic, hanno presentato il 12 aprile
scorso al Ministero dell’ambiente la domanda per il riconoscimento di
sistema autonomo per la gestione diretta degli imballaggi in PET per
liquidi alimentari.
Il progetto presentato al Senato,
prevede una filiera chiusa, basata su un servizio privato di selezione e
raccolta degli imballaggi e un’organizzazione logistica per consentire
il riciclo, con operazioni certificate in ogni fase del processo. In
pratica, la raccolta dei contenitori PET avverrebbe presso i
supermercati attraverso una sorta di “vuoto a rendere” incentivante (il
consumatore riceverebbe in cambio un buono con uno sconto sulla spesa
per ogni bottiglia conferita al contenitore).
Il ministero dell’Ambiente ha
90 giorni di tempo per esprimersi sulla richiesta presentata, anche se
dagli uffici che dovranno esaminare l’istanza trapela la volontà di
sollevare alcune obiezioni. Il progetto se andrà in porto, potrebbe
rappresentare una vera rivoluzione nel mondo delle bevande. Per i
cittadini, il cambiamento sarebbe altrettanto rilevante: le bottiglie di
acqua non dovrebbero più essere buttate nel contenitore dei rifiuti
plastici, ma andrebbero riportate nei supermercati dove verrebbero
installati dei contenitori “intelligenti” in grado di rilasciare un
tagliando con lo sconto.
Un sistema che
ricorda molto da vicino il vecchio “vuoto a rendere” applicato fino a
qualche decennio fa in Italia per le bottiglie di vetro. Soluzioni
simili sono state adottate da diversi Paesi, europei e non, un esempio
importante è quello della Germania, che negli anni, si è rivelato una
scelta vincente. La bottiglia vuota può essere riportata in un qualsiasi
negozio alimentare, dove è presente una macchinetta che ne legge il
codice a barre e che, in cambio, consegna uno scontrino con il valore di
ogni involucro (generalmente dai 15 ai 25 centesimi a bottiglia),
successivamente scontato alla cassa. Il vuoto a rendere non vale solo
per le bottiglie di plastica, ma anche per quelle di vetro.
Questo sistema può scatenare anche processi virtuosi. A Berlino, ad
esempio, non è raro vedere bottiglie di vetro abbandonate in punti
specifici della città, per le persone bisognose che possono
raccoglierle e avere una sorta di guadagno alla restituzione.
Fonte : il fatto alimentare