L’uso
di fertilizzanti azotati nell’agricoltura intensiva, oltre
all’allevamento degli animali, è causa di un inquinamento mai
considerato prima
I fertilizzanti azotati di cui si serve l’agricoltura industriale,
insieme all’allevamento degli animali, danno un contributo determinante
e devastante all’aumento del particolato fine che provoca malattie e
morti premature. Non solo le auto e le emissioni industriali, dunque,
vanno incolpate degli alti livelli di PM2,5. L’agricoltura sarebbe
infatti la prima causa di inquinamento dell’aria.
Lo ha scoperto un nuovo studio
dell’Earth Institute presso la Columbia University. Tre ricercatori
hanno scoperto che, quando i composti azotati si mescolano con l’aria
già inquinata dalle attività industriali, formano particelle solide che
possono attaccare il tessuto polmonare di bambini e adulti,
causando difficoltà respiratorie, deterioramento dei polmoni e delle
funzioni cardiache, e perfino morti premature.
Questi
composti derivano da fertilizzanti ricchi di azoto, utilizzati per
decenni in tutto il mondo. L’azoto, che compone per la maggior quota
parte l’aria che respiriamo, è essenziale per lo sviluppo delle piante.
Queste sua capacità migliorative del processo di crescita hanno portato
l’agricoltura industriale a imbottire i terreni di questo elemento per accelerare la produzione.
Ma i fertilizzanti usati sulle coltivazioni intensive e le deiezioni degli animali negli allevamenti, tutto questo azoto genera come sottoprodotto l’ammoniaca (NH3). Vi sono tre regioni del mondo in cui l’agricoltura è fonte di emissioni significative: Europa, Stati Uniti e Cina.
Quando l’ammoniaca nell’atmosfera migra
verso le aree industriali, si combina con l’inquinamento generato dalle
sostanze derivanti dalla combustione, tra cui gli ossidi di azoto
prodotti dai veicoli diesel e i composti di zolfo che provengono dalle
centrali elettriche. A questo punto, i prodotti chimici si mescolano e
vanno a creare particelle molto piccole, circa 2,5 micrometri di
diametro: le famose quanto letali PM 2,5.
Anche se invisibili all’occhio umano, le
loro piccole dimensioni ne favoriscono la penetrazione in profondità
all’interno dei polmoni.
Oltre a contaminare l’aria, la
fertilizzazione eccessiva è anche una delle principali cause di
inquinamento degli oceani, con la creazione delle cosiddette “zone morte” nei mari, in cui non vi è più ossigeno e la vita marina scompare.
Non basterà ridurre le emissioni
industriali e degli autoveicoli, come chiedono le lobby agricole, né
abbattere o efficientare l’uso dei fertilizzanti azotati, come chiedono
gli altri settori. Con l’aumento della popolazione, soprattutto in
Africa, rischiamo un boom di nuova fertilizzazione che può contribuire
ad aggravare l’inquinamento dell’aria a livello planetario.
fonte: www.rinnovabili.it