La
Corte di Cassazione aveva stabilito che le trivelle vanno assimilate a
beni immobili, anche se non iscritte al catasto. Ma il governo vara la
sanatoria
Sono attività produttive come le altre. Perciò, se non iscritte al catasto, le piattaforme con le trivelle andrebbero tassate in base al valore di bilancio. Così almeno aveva stabilito la Sezione Tributaria della Corte di Cassazione lo scorso febbraio, condannando in via definitiva Eni al pagamento di un’ICI da circa 33 milioni di euro al Comune di Pineto, in provincia di Teramo.
La scorsa settimana, tuttavia, è arrivato l’assist del Ministero dell’Economia, che ha modificato la norma in base alle richieste di Assomineraria, in modo da condonare il debito milionario delle società
petrolifere Eni ed Edison. L’associazione, infatti, tende a
classificare le piattaforme come “imbullonati”, manufatti sui quali è
stata tolta l’IMU dalla legge di stabilità. Tuttavia, solo le strutture
mobili risponderebbero a questa definizione.
La questione «interessa attualmente nove
Comuni della costa adriatica e della Sicilia che hanno emesso atti di
accertamento con i quali è stato chiesto il pagamento prima dell’ICI e
poi dell’IMU sulle piattaforme petrolifere», scrive il Ministero.
Sebbene
la Cassazione avesse risolto la questione dell’iscrizione al catasto
con una tassazione in base al valore di bilancio, da via XX settembre
hanno preferito ignorare la sentenza. Il dipartimento delle Finanze ha
stabilito infatti che per applicare l’IMU c’è bisogno di uno specifico intervento normativo
che disponga «il censimento delle costruzioni situate nel mare
territoriale». Dunque, in barba alla Suprema Corte, arriva la sanatoria
del governo, in attesa dello specifico intervento rinviato sine die.
«È chiaro che il caso di Pineto avrebbe
rappresentato un pericoloso precedente per altre amministrazioni locali
sul cui territorio insistono collegamenti stabili (oleodotti e
gasdotti) con le piattaforme off shore – denuncia il movimento No Triv
in un comunicato – Di qui la scelta del Ministero delle Finanze che è
intervenuto cambiando le regole a partita in corso. Solo per Vega A, Eni
ed Edison avevano un conto di oltre 30 milioni di euro da regolare con
il Comune di Scicli. Solo Edison ne aveva un secondo da 9 milioni con il
Comune di Porto Sant’Elpidio e un terzo da 11 milioni con quello di
Termoli. Con il condono voluto dal Governo, di tutto questo è stato
fatto tabula rasa».
Le piattaforme che dovrebbero pagare
l’IMU sono 119, più 8 di supporto e altrettante non operative.
Complessivamente, farebbero confluire nelle casse dello Stato circa 100-200 milioni di euro l’anno.
fonte: www.rinnovabili.it