Secondo
gli studi del McKinsey Center for Business and Environment, l’economia
circolare è la strategia giusta per affrontare scarsità delle risorse e
sovraffollamento globale e rilanciare le produzioni europee.
“Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”. Il postulato di Antoine-Laurent de Lavoisier
spiegava una legge fisica della meccanica classica, ma si provi a
interpretarlo in senso meno scientifico e ad applicarlo ai beni di
consumo e, più in generale, a tutto ciò che è prodotto dell’azione
umana, includendo ambienti e servizi. Si arriverebbe al cuore dell’economia circolare, un concetto che non è mai stato così fondamentale come al giorno d’oggi.
Una delle maggiori criticità che sarà necessario affrontare nel nuovo Secolo è il sovraffollamento del pianeta. Secondo i più recenti studi dell’ONU,
la popolazione mondiale è destinata ad aumentare vertiginosamente nei
prossimi decenni, arrivando a superare la soglia di 9 miliardi di
abitanti nel 2050. A tale incremento, oltre a Bangladesh e Pakistan, contribuiranno soprattutto alcuni Paesi africani in via di sviluppo – Nigeria, Etiopia, DRC e Tanzania – e le già popolose Cina, India e Stati Uniti.
E, a meno che non si vogliano perseguire interventi di pianificazione
famigliare diretta come l’ex politica del figlio unico applicata in
Cina, occorre correre ai ripari intervenendo sulle risorse.
È risaputo che le risorse naturali a disposizione sono in perenne calo.
Il benessere globale dei Paesi sviluppati, infatti, negli ultimi
decenni si è sempre più basato su un’economia desiderosa di introiti e
profitti immediati, poco accorta e interessata alla pianificazione e
alle conseguenze a lungo termine, per le generazioni future e per
l’ecosistema, delle proprie politiche di sviluppo. Senza interventi decisi, sarà impossibile mantenere una qualità di vita (e ambiente) pari a quella attuale.
Lo scorso dicembre, stanziando circa 6 miliardi di euro, la Commissione Europea ha costruito un quadro legislativo con precisi obiettivi da raggiungere. Tra gli altri, il
65% del riciclaggio dei rifiuti urbani, il 75% di quelli da imballaggio
e l’obbligo a non collocare in discarica almeno il 90% dei rifiuti. Sempre secondo la Commissione, “se
rispettate le nuove norme, l'economia circolare può generare risparmi
netti per le imprese europee pari a 600 miliardi di euro, ossia l'8% del
fatturato annuo, riducendo nel contempo l'emissione di gas serra del
2-4%".
Ma se l’Italia e l’Europa si stanno
muovendo verso un uso più efficiente e sostenibile delle risorse,
l’attenzione sembra concentrarsi su settori specifici quali energia e
rifiuti, mentre vi sono altri ambiti – mobilità, edilizia, industria,
servizi, agricoltura – che potrebbero essere totalmente riformati.
Secondo lo studio Growth within: a circular economy vision for a competitive Europe, realizzato dal McKinsey
Center for Business and Environment, un sistema di economia circolare
europea potrebbe aumentare del 3% la produttività delle risorse,
risparmiando 1.800 miliardi di euro l’anno da qui al 2030 (pari a una
crescita del 7% del PIL) semplicemente adottando soluzioni come
l’ottimizzazione del riciclo, l’eliminazione degli sprechi alimentari,
lo sfruttamento gli spazi pubblici e privati senza lasciarli mai
inoccupati e il miglioramento dei servizi di car sharing.
Secondo Janez Potcnik, co-chair dello United Nations Environment Programme (UNEP), "in
un continente sempre più popolato e ristagnante nei vecchi modelli di
produzione e consumo basati su uno sfruttamento intensivo delle risorse,
diventato dipendente dalle importazioni e obbligato ad affrontare costi
sempre più crescenti e volatili, raggiungere l'efficienza delle risorse
tramite l'economia circolare è la via migliore per incrementare
la nostra competitività e creare condizioni per mantenere le produzioni
industriali all'interno dell'Europa".
Anche a fronte di considerevoli costi di transizione,
che riguardano soprattutto la spesa per la creazione di infrastrutture
digitali, la spesa di ricerca e sviluppo e quella per favorire
l’ingresso di nuove realtà sul mercato che non ostruiscano gli interessi
e i diritti delle realtà già presenti, un’economia circolare condivisa è
dunque una soluzione sostenibile ed economicamente vantaggiosa.
fonte: http://nonsoloambiente.it