Investimento da oltre 18 milioni di euro per
recuperare materia ed energia. Millozzi: «Differenziare non vuol dire
azzerare i rifiuti»
Solo nella Provincia di Pisa si sono raccolte in un anno circa
40mila tonnellate di organico, numeri che crescono fino a 296mila
tonnellate prendendo a riferimento tutto il territorio toscano. I dati
sono gli ultimi certificati da Arrr (l’Agenzia regionale recupero
risorse), riferiti all’annualità 2014, e sono destinate a crescere
insieme alle percentuali che dovrà raggiungere la raccolta
differenziata, fissate per legge. Che ci facciamo con tutti questi
materiali? È evidente che una volta raccolti in sacchetti separati, non
spariranno. Per recuperare materia ed energia preziose servono impianti
industriali, come vuole l’economia circolare, e a Pontedera si stanno
attrezzando: ieri Geofor ha ottenuto l’autorizzazione ufficiale dalla
Conferenza dei servizi relativa alla costruzione del nuovo impianto di
trattamento anaerobico e aerobico dell’organico, un progetto la cui
gestazione parte ben tre anni fa e che la Regione ha autorizzato dopo
un’attenta valutazione, durata tre mesi.
«Siamo soddisfatti di questo traguardo – ha commentato il presidente
di Geofor, Paolo Marconcini – Prevediamo di aprire il cantiere entro
fine anno. Adesso starà a Geofor e poi al gestore unico Retiambiente
portare a compimento l’impianto». I tempi di realizzazione previsti dal
contratto sono di 18 mesi. Quindi tra due anni avremo il nuovo impianto.
Avrà il valore di oltre 18 milioni di euro, considerate tutte le opere
prescritte dagli enti. Potrà trattare 44mila tonnellate di rifiuto
organico annuo, e produrre energia per 10.500 Mwh annue, con una
realizzazione di 7.000 tonnellate annue di ammendante compostato misto
di qualità. In ballo rimane anche la prospettiva futura di
implementazione del nuovo impianto per la produzione di biogas
raffinato, utilizzabile come carburante nei trasporti. Innovazioni di
spessore per lo sviluppo della green economy sul territorio, che al
contempo porteranno benefici sensibili alla qualità della vita di tutta
la cittadinanza.
L’impianto progettato – impianto anaerobico ed aerobico ad umido,
rientranti cioè nell’ambito concettuali dei cosiddetti trattamenti “a
freddo” – è infatti in sostituzione di quello attualmente in uso, e
lavorando in depressurizzazione potrà anche eliminare le maleodoranze
legate all’attuale trattamento dell’organico: ovvero, il rifiuto sarà
interamente confinato all’interno di corpi di fabbrica mantenuti in
depressione con l’aspirazione dell’aria, e la stessa sarà inviata a
sistemi a biofiltro di abbattimento dei cattivi odori. L’attuale
impianto, inoltre, è autorizzato a trattare 21mila tonnellate di
Forsu (Frazione organica rifiuti solidi urbani), ovvero una quota
ampiamente inferiore a quella oggi prodotta dai cittadini presenti sul
territorio servito da Geofor. Come risultato, l’eccedenza obbliga a
rivolgersi ad altri impianti regionali o nazionali con conseguente
innalzamento dei costi, contravvenendo anche ai principi base della
gestione dei rifiuti, che fanno della prossimità del trattamento e
smaltimento argomenti di principale importanza.
Consapevoli di tali lacune, il vecchio impianto dell’organico verrà
chiuso all’inizio del 2017 e smantellato definitivamente, sostituito
dalle nuove strutture appena autorizzate in Regione e comprese da
tempo nel piano industriale di Ato Toscana Costa. Nell’arco dei due anni
che serviranno per l’entrata a regime del nuovo impianto, Geofor
realizzerà anche la copertura di due centri di trasferimento dei
rifiuti, sfruttando la dismissione del vecchio impianto. «Si adopererà
provvisoriamente il capannone della maturazione accelerata – ha spiegato
Marconcini – per il temporaneo trasferimento dell’organico agli
impianti esterni, che avverrà quindi in uno spazio chiuso, cercando così
di limitare la fuoriuscita di maleodoranze. Inoltre utilizzeremo quegli
spazi per la realizzazione definitiva di una piattaforma coperta e
aspirata di trasferimento del rifiuto indifferenziato, che attualmente è
all’aperto».
«Con la realizzazione di questo impianto tecnologicamente moderno da
un lato riusciamo a dare risposte alle esigenze relative all’aumento
delle percentuali di raccolta differenziata della frazione organica e
per altro verso raggiungeremo l’obiettivo di un minor impatto
odorigeno – è il commento del sindaco di Pontedera, Simone Millozzi (nella foto) – Differenziare
non vuol dire azzerare i rifiuti; il riciclo è una catena e non un
anello, c’è riciclo se c’è “ri-prodotto”. Questo vuol dire che se non ci
preoccupiamo di dove conferire il rifiuto differenziato e che cosa
farci, lo sforzo e il costo elevato per rendere possibile la raccolta
differenziata diventa vano. Non serve a niente raccogliere l’organico se
poi non ho un impianto di prossimità dove conferirlo affinché diventi
materia prima seconda: sta qui la differenza con altri territori
definiti virtuosi e sempre pronti a sottolineare le alte percentuali di
differenziazione raggiunte ma, sino ad oggi, non ancora in grado di
predisporre soluzioni impiantistiche adeguate a trovare uno “sbocco”
finale al rifiuto differenziato».
fonte: www.greenreport.it